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IL CONCILIO DI NICEA

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2017 13:53
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24/07/2013 18:49
 
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Dichiarazione dell'homooùsios

Battesimo di Cristo, mosaico sul soffitto del Battistero degli ariani a Ravenna (prima metà del VI secolo)

La controversia ariana era una controversia cristologica che cominciò ad Alessandria d'Egitto fra i seguaci di Ario e i seguaci di Alessandro, vescovo di Alessandria. Mentre questi ultimi credevano che il Figlio fosse uguale al Padre in quanto alla divinità, cioè composto della stessa sostanza (nel senso aristotelico del termine), gli arianicredevano che Padre e Figlio fossero due distinti esseri divini: in particolare, il Figlio, pur essendo perfetto come creatura, era pur sempre creato dal Padre.

Gran parte della disputa riguardava la differenza fra l'essere nato o creato, e l'essere generato dal Padre. Gli ariani dicevano che i due concetti erano la stessa cosa, i seguaci di Alessandro no. In effetti, molti dei termini usati nel concilio di Nicea erano abbastanza oscuri per coloro che non parlavano il greco; le parole del greco koinè, come "essenza" (ousìa), "sostanza" (ipostasi), "natura" (physis), "persona" (prosopon) contenevano una varietà di significati che venivano direttamente desunti dai filosofi pre-cristiani, e che non potevano che introdurre gravi incomprensioni se non spiegati adeguatamente. La parola homooùsion (= della stessa essenza) in particolare, che tra l'altro viene approssimativamente tradotta nel latino del Credo con consubstantialem, fu inizialmente poco apprezzata dai vescovi convenuti, per la sua vicinanza formale con gli eretici gnostici, che ne facevano uso abbondante nella loro teologia. In particolare, il termine stesso homooùsion era stato proibito dal Sinodo di Antiochia nel 264-268, per l'interpretazione sabelliana della Trinità, nota anche come modalismo.

I seguaci dell'homooùsion credevano che seguire l'eresia ariana significasse spezzare l'unità della natura divina, e rendere il Figlio ineguale al Padre, in palese contrasto con le Scritture ("Io e il Padre siamo una cosa sola", Gv 10,30).
Gli ariani, dal canto loro, credevano che, siccome il Padre ha creato il Figlio, il Figlio deve essere stato emanato dal Padre, e quindi essere meno del Padre, in quanto il Padre è eterno, ma il Figlio è stato creato dopo di lui, e, quindi, non è eterno (nel senso che Aristotele dà all'infinito, per es. nelDe Coelo). Anche gli ariani citavano le Scritture, per esempio citando Gv 14,28: "Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me."
I seguaci dell'homooùsion rispondevano dicendo che la paternità di Dio, come tutti i suoi attributi, è eterna: il Padre è sempre stato Padre, e quindi il Figlio è rimasto sempre Figlio, anche prima di esistere.

Il Concilio decretò alla fine il trionfo dell'homooùsion, cioè che il Padre e il Figlio sono della stessa sostanza, e sono co-eterni: i padri conciliari basarono questa dichiarazione sulla autorità apostolica e sulla tradizione cristiana. La formulazione finale di questo dogma si ritrova nel Credo Niceno.

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