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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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03/02/2013 07:28
 
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don Alberto Brignoli
Dio, amore allo stato puro

Non è questione di essere "figlio di Giuseppe, il falegname" oppure di Pietro il pescatore o di Matteo il pubblicano. Nella vita - anche se il mondo usa spesso le ristrette logiche della gente di Nazareth - non si è qualcuno per il nome dei propri genitori, per la posizione sociale acquisita o per chissà che sorta di favore concesso dal potente di turno al poveraccio del paese, ma per ciò che la tua storia, la tua cultura, la tua formazione, hanno fatto di te lungo gli anni della tua esistenza: in poche parole, per ciò che sei come persona.
Bello o brutto, simpatico o antipatico, capace o incapace, intelligente, superbo o umile, ciò per cui potrai vantarti di aver lasciato un ricordo nella tua vita è di essere stato sempre te stesso, ad ogni costo e in ogni circostanza. Sia che abbiano puntato gli sguardi fissi su di te in mezzo a un'assemblea di persone, sia che tu passi inosservato pure in un gruppetto di dieci amici; sia che tutti rimangano meravigliati dalle parole di saggezza che escono dalla tua bocca, sia che ti considerino sempre e solo un bifolco, ignorante perché "di Nazareth, da cui non può venire nulla di buono", per cui non puoi fare altro che parlare e mangiare come ti ha insegnato tua madre; sia che tutti un giorno ti portino in palmo di mano e ti votino per entrare a far parte del governo del tuo paese, sia che questi stessi "tutti" vengano a prenderti a casa tua per buttarti giù da un dirupo perché hai veramente dato fastidio; sia che ti chiami Gesù di Nazareth, sia che ti chiami Messia, Cristo, o Figlio di Dio. Alla fine dei conti, vali per ciò che sei, e non per quello che ti hanno chiesto di essere o per ciò che tu credi puoi rappresentare agli occhi degli altri. Perché se aspetti di valere agli occhi degli altri per sentirti realizzato, beh, allora stai fritto...
La Bibbia, per noi credenti, in questo è emblematica. Ci sono figure che noi ora riconosciamo come notoriamente testimoni di Dio, e che nel loro tempo sono state non solo ignorate, ma addirittura disprezzate e osteggiate, per di più dai loro propri confratelli, compaesani, concittadini, compagni di religione. Elia viene riconosciuto e accettato con fede come l'uomo di Dio da una povera vedova fenicia; la parola di Dio proclamata dal suo successore Eliseo viene accolta con fede dagli uomini di Siria, più che dagli Israeliti. E la sorte di Gesù a Nazareth, come ce la narra il Vangelo di oggi, non può certo dirsi migliore di quelle citate...
Ma - come dicevo - la realizzazione piena della vita di un cristiano non può essere il successo o la buona fama o l'essere considerato valido agli occhi delle persone per i titoli o le capacità possedute: altrimenti, la vicenda stessa di Gesù Cristo sarebbe da considerare un fallimento, da questo punto di vista, sin dagli inizi della sua predicazione, e tra l'altro neppure troppo lontano da casa sua. Come spesso avviene.
"Nemo profeta in patria est. Ricordati che in una comunità di credenti come è la Chiesa, i problemi e le difficoltà più grosse non li avrai mai da coloro che consideriamo e spesso sono fuori dalla comunione con la Chiesa, ma da coloro che le sono più vicini". Sono le parole vere e sempre attuali di un mio vecchio parroco, diversi anni fa. E la conferma di quanto ciò sia vero l'ho avuta in tanti anni di contatto con la missione: quell'ostilità di cui si ha paura quando si vive l'esperienza di fede fuori dal proprio paese è assolutamente infondata, perché più sei "lontano" dal tuo mondo e più sei accolto.
Ma non è questo ciò a cui sto pensando, quando parlo della piena realizzazione della vita di un cristiano. E nemmeno parlo della sua capacità di predicare in lingue diverse e di adattarsi a tutte le culture, perché nemmeno questo lo può realizzare fino in fondo. Neppure avere il dono della profezia ci rende più veri, né di fronte al mondo né di fronte a Dio. E anche se la conoscenza di tutti i misteri della vita, della scienza e della natura fosse per me pane quotidiano, non servirebbe a molto; di certo, non mi renderebbe automaticamente più cristiano, solo per il fatto di conoscere ogni mistero di Dio.
Certo, ci vuole fede, non basta dire di conoscere Dio: anche satana lo conosce bene. Occorre credere in lui; ci vuole una fede forte, sconvolgente, imperturbabile e incrollabile, di quelle che sradicano alberi e trasportano montagne. Ma forse, anche quello non basterebbe. Già, perché manca ancora qualcosa a un cristiano per essere perfetto: manca la virtù della generosità. "Va' vendi quello che hai e dallo ai poveri. Poi vieni e seguimi": dare tutti i nostri beni, in cibo a chi non ne ha; dare fino alle ultime nostre sostanze, se fosse necessario anche il nostro corpo per essere bruciato per gli altri...questo, sì, questo è essere cristiani! Questo è credere in Cristo! Questo è riconoscere in lui non un falegname di Galilea, ma il Messia, il Figlio del Dio vivente, colui sul quale si è posato lo spirito del Signore, colui che porta a compimento le scritture!
Parlare le lingue degli uomini e degli angeli, avere il dono della profezia, conoscere tutti i misteri, avere tutta la scienza, possedere una fede onnipotente, dare in cibo beni, anima e corpo a chi chiede di noi...non serve a nulla, proprio a nulla...se - dice oggi Paolo - non avessimo e non ci mettessimo amore.
Le parole ispirate e piena di saggezza di Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth, quel sabato nella sinagoga del suo paese non sarebbero servite a nulla, se non fossero state dette per amore. E credere o non credere in lui come Figlio di Dio, per i suoi compaesani, quel giorno, forse non era nemmeno la questione fondamentale...non era certo facile dare a lui il proprio assenso in pochi minuti...però sì, era fondamentale accoglierlo, fargli spazio nel cuore e nella vita, tenerlo come un tesoro prezioso in sé: in definitiva, amarlo. Sarebbe stato sufficiente. Perché solo l'amore basta a tutto.
Solo l'amore è grande e rende grandi. Solo l'amore vuole sempre il bene dell'altro. Solo l'amore non è invidioso del bene dell'altro; e quando fa il bene, non lo rinfaccia, non se ne vanta, non lo rivendica, non dice all'altro "con tutto quello che io ho fatto per te"...
Solo l'amore rispetta l'altro per quello che è, qualsiasi esso sia, e in qualunque modo esso sia; solo l'amore fa tutto gratuitamente; solo l'amore rimane calmo di fronte alle offese ricevute e alle cattiverie; solo l'amore perdona, e addirittura dimentica i torti ricevuti; solo l'amore è così ingenuo da credere tutto, così fiducioso da sperare sempre che l'altro un giorno cambi, così paziente da sopportare tutto, sempre, senza mai dire la parola "Basta!"...
"L'amore è eterno", diciamo spesso con frasi da cioccolatino, romantiche e anche un po' scontate. Scherziamo, esageriamo...ma in realtà è così Se un amore finisce, è perché non è mai iniziato; se non inizia, è perché non è amore; se inizia, dura per sempre. Perché è più grande di tutto. È onnipotente. È come Dio.
Che Dio fosse amore, già lo sapevamo. Ma che l'amore fosse Dio, e solo Dio, questo ce l'ha detto suo Figlio Gesù.
Solo lui è l'amore; ma per grazia, permette a noi, qui sulla terra, di viverlo; e di vivere per lui.
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