00 01/09/2012 22:30

Richard Dawkins:
«Pascal ha ragione, vale la pena credere in Dio»

Finalmente torna alla ribalta il vecchio leader “new atheist”Richard Dawkins, grazie ad un’intervista per  “Playboy”, la nota rivista  per uomini…. Viene presentato come «il santo patrono dei non credenti» ma le affermazioni che si leggono sono davvero interessanti: le prime in netta controtendenza a quelle promosse durante la carriera da zoologo anti-teista, mentre le seconde riassumono i suoi cavalli di battaglia e dunque quelli dell’ateismo fondamentalista di oggi.

Durante la prima parte, Dawkins ha finalmente preso le distanze dalla sciocca provocazione della teiera di Bertrand Russell, riconoscendo che: «Penso che un dio particolare come Zeus o Geova sia improbabile quanto la fatina dei denti, ma l’idea di un qualche tipo di intelligenza creativa non è del tutto così ridicola».

Ha deciso piuttosto di valorizzare la nota scommessa di Blaise Pascal, che sottolinea la convenienza del credere poiché se Dio esiste, allora si vince la vita eterna, mentre se si crede e poi Dio non esiste, allora si è comunque vissuta una vita più lieta rispetto a quella che ha come prospettiva il definitivo annichilimento, come hanno dimostrato gli studi che mettono in relazione il benessere psicofisico e la propria posizione esistenziale.

Chi non crede perde sempre, in poche parole.

Dawkins ha sorprendentemente ammesso: «Il costo del fallimento è molto elevato [...]. Le probabilità sono estremamente basse, ma comunque ne vale la pena, perché la ricompensa è estremamente elevata». E’ un’ammissione davvero inedita per Dawkins!
Ricordiamo che poco tempo fa ha voluto sottolineare di non essere ateo ma agnostico. (e quindi dimostra già un notevole passo avanti rispetto al passato, sperando che strada facendo sia ancora più illuminato).

Dopo questa straordinaria apertura, cade però in una banalità: «Ma si può anche sprecare la tua vita. Si va in chiesa ogni Domenica, si fa penitenza. Hai una vita orribile, e poi muori e basta». Ragionamento questa volta superficiale perché, oltre ad essere in contraddizione con il responso degli studi sul benessere delle persone religiose, non esiste alcuna correlazione tra l’andare in Chiesa e il vivere come conseguenza “una vita orribile”. Si tratta sempre di una libera scelta dell’individuo che agisce in tale modo proprio perché evidentemente scopre una convenienza umana per la sua vita, e poi ogni cosa fatta per amore diventa leggera e addirittura piacevole…altro che “vita orribile”.
C'è poi da fare un'altra importante osservazione alla pur interesante apertura di questo esimio rappresentante degli atei:
 la probabilità che Dio esista (e che di conseguenza potremmo un giorno essere da Lui giudicati), non è bassissimo, bensì immensamente alto, come  documentato da calcoli matematici applicati alle più recenti acquisizioni scientifiche, al seguente link:

[Modificato da Coordin. 04/09/2012 09:01]