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MARIA è nel cuore di tanti fratelli separati

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    00 05/06/2011 18:21

    L'AMORE PER MARIA IN INGHILTERRA

     

    L'Inghilterra, prima dello scisma avvenuto sotto Enrico VIII nel 1534, aveva una profonda tradizione di culto mariano, radicata sia nel popolo sia nella classe dirigente.  La Riforma spazzò via tutto, ma pure qualcosa rimase nell'animo dei fedeli, come un seme nascosto e in questi ultimi tempi sta risorgendo, non solo presso i cattolici di tale nazione, ma anche in larghi strati della Chiesa anglicana. 

     

    San’Agostino di Canterbury

    Il più famoso apostolo dell'Inghilterra è sant'Agostino di Canterbury, inviato da papa Gregorio Magno nel 597 a predicare il vangelo agli angli e ai sassoni, che si erano da poco stanziati nell'isola.

    Tra le consegne date dal santo papa ad Agostino c'era quella di non distruggere le usanze religiose di quei popoli, ma di "convertirle".

    Interessanti esempi di questa "conversione" di usi e costumi li troviamo soprattutto nel campo del culto mariano: le sorgenti e i pozzi, che erano luoghi sacri pagani, vennero in massima parte dedicati alla Vergine e diedero origine a tanti santuari che se pur semplici e spogli negli arredi interni, creavano opere d'immensa grandezza per conservare l'Eucarestia, il Tabernacolo al quale veniva data la collocazione centrale dell'altare, con accorgimenti particolari del tipo: una finestra che a mezzodì, facesse entrare i raggi del sole, i quali illuminassero splendidamente il Santo dei Santi, Gesù Cibo di vita eterna.  

    Un altro esempio l'abbiamo nel campo botanico: centinaia di fiori hanno ancora adesso nomi mariani: così abbiamo il "manto", il "guanto", le "dita", le "scarpe", i "capelli"... della Vergine.  Prima invece i fiori erano dedicati per lo più alla dea pagana dell'amore e della fecondità.

     

    L'Inghilterra, dote di Maria

    La conversione degli anglosassoni significò per queste popolazioni una grande fioritura civile e culturale, con accentuazioni mariane molto marcate.  Tuttavia l'impulso principale si ebbe con il re Edoardo il Confessore, al quale (1043-1066), viene fatta risalire, seppure con qualche incertezza, la forma più caratteristica di culto mariano in Inghilterra: la consacrazione del regno alla Vergine come sua "dote" (Marys dowry).

    Per comprendere in che senso l'Inghilterra possa considerarsi "dote" di Maria, occorre rifarsi ai costumi matrimoniali degli anglosassoni.  Anticamente la moglie veniva comperata con il versamento di una dote alla famiglia di lei.  L'influsso del cristianesimo portò a versare la dote non più alla famiglia, ma alla sposa stessa.  Va da sé che l'entità della dote stava a testimoniare l'amore dello sposo per la sua donna.  La dote rimaneva sua proprietà assoluta e lei poteva disporne come meglio credeva.  Il re, quindi, offrendo l'Inghilterra alla Vergine come sua dote, donava a lei tutto quanto possedeva e da quel momento non governava più a nome proprio, ma come suo vassallo. A sua volta il popolo inglese si sentiva fiero di costituire la "dote" di Maria. Naturalmente non stiamo parlando di moneta, la dote consisteva proprio in anime devote (la persona quale tesoro più prezioso) che scoprivano il Cristo Gesù attraverso la Madre.

    Thomas Arundel (1353-1414), arcivescovo di Canterbury, in una lettera al vescovo di Londra e ai suoi suffraganei sul mistero della Incarnazione in cui la Madonna diviene "Madre di Dio", scrisse: "Noi Inglesi, suoi speciali servi e sua propria "dote", dobbiamo superare tutte le altre nazioni col fervore delle nostre preghiere e della nostra devozione".

    Era questa una convinzione di dominio pubblico da quando Edoardo il Confessore (1043-1066) offrì l'Inghilterra a Maria come "dote", per definirsi così "vassallo della Vergine" che governa in suo nome, affinchè il Cristo vi potesse regnare trovando animi già ben disposti e preparati dalla Madre.

    Ciò spiega anche perché Enrico V (1415-1422), secondo l'affermazione di un monaco di Canterbury, entrando ad Azincourt, esclamò: "Cui dos Anglia stat Dextera Dei regit mediante Maria".

    Nel collegio inglese di Roma esisteva, verso la metà del secolo XVII, un quadro in cui si rappresentava Riccardo II insieme alla regina, in atto di offrire l'Inghilterra a Maria con sotto la scritta: "Dos tua, Virgo pia, haec est, quare rege, Maria".

    Molte città, particolarmente consacrate a Maria, hanno il suo nome, portano la sua immagine o il suo monogramma nei loro stemmi, nelle loro porte d'ingresso, sui ponti; più di 500 varietà di fiori e piante medicinali ricordano prerogative o feste mariane nell'epoca della fioritura. Sotto Enrico VII (1485-1509) su venti navi, quattro portavano il nome di Maria....

    Distruzione dissennata

    Nel 1536, due anni dopo il distacco da Roma, Enrico VIII, seguendo il consiglio dei ministri filoprotestanti Thomas Cromwell e Thomas Cranmer, con la scusa di troncare ogni abuso alla radice, soppresse i monasteri e i santuari, confiscandone i beni.  Essi vennero sistematicamente depredati e talvolta anche distrutti dai commissari reali, che davano ampia pubblicità agli abusi riscontrati, e talvolta anche simulati. Il re, nel decretare ciò, passò sopra al propri stessi sentimenti personali; perché aveva un urgente bisogno di denaro per finanziare le sue guerre: l'argento e l'oro che vennero a riempire le sue casse misero a tacere la sua coscienza.

    Praticamente non si salvò quasi nulla, né in Inghilterra, né in Galles.  In Scozia avvenne la stessa cosa per opera dei calvinisti guidati da John Knox.  Non solo vennero distrutte tutte le statue, i reliquiari e gli ex voto, ma anche i libri e i documenti, con enorme danno per la pietà, per l'arte e la storia. I santuari che erano anche chiese parrocchiali rimasero, per quanto spogliati delle immagini e degli altri oggetti di culto; le chiese invece che facevano parte di monasteri o conventi, vennero distrutte o lasciate nell'abbandono, e quindi sparirono del tutto o, come nel caso di Walsingham e Glastonbury, si ridussero a ruderi, che a mala pena danno un'idea delle splendide costruzioni gotiche anteriori alla Riforma.....

     

    Tuttavia il culto della Santa Vergine non scomparve completamente, perché fu alimentato in tutta la sua luce evangelica, sia in opere predicabili e formulari  di preghiere sia in poesie e prose letterarie, da autori  protestanti.

    Thomas Lodge (1558-1625), Ben Jonson (1573-1637), William Forbes (1585-1634), Herbert Thorndike (1598-1673), William Habington (1605-1668), John Pearson (1612-1686), Mark Frank (1613-1664), Jeremy Taylor (1613-1667), Thomas Ken (1637-1711), George Hickes (1642-1715) e altri seppero ancora guardare Maria con gli occhi della vera fede, considerandola:

    "Madre di Dio e, per questa sua alta dignità, predestinata fin dalla nascita, senza peccato; piena di grazia; Vergine ante partum, in partu, post partum; Madre di Cristo e di tutti gli uomini; prima creatura redenta; chiesa vivente, portatrice non solo di Cristo; nostra fiducia, non solo sulla terra, ma anche nel cielo, essendovi stata assunta nel suo corpo glorioso"...

     

    Ritorna la libertà religiosa

    All'inizio del 1800 si ebbe l'abolizione delle leggi contro i cattolici e con l'avvio del romanticismo si attuò un recupero della cultura medioevale.  Inevitabilmente ci si trovò di fronte al culto mariano che aveva marcato in modo così evidente la cultura inglese di quei secoli.

    L'atteggiamento degli anglicani fu in genere esitante, ma alcuni di loro non si fecero scrupolo di collocare immagini mariane nelle chiese e praticare le tipiche forme di culto mariano dei cattolici.

    Essi fecero rivivere alcuni antichi santuari, come quello di Walsingham e anche gli stessi pellegrinaggi, fra cui quello così detto "della dote", in ricordo della consacrazione dell'Inghilterra a Maria "come sua dote".  Inoltre moltissimi anglicani iniziarono a frequentare i santuari cattolici, sia in patria che all'estero.

    Da parte loro i cattolici, con l'abolizione delle leggi ostili, si adoperarono per far risorgere gli antichi santuari negli stessi luoghi, o nelle immediate vicinanze.  Talvolta capitò che fossero i proprietari anglicani a facilitare l'iniziativa della ricostruzione.

    Alla fine del secolo scorso Leone XIII, in una lettera enciclica, ricordò agli Inglesi la tenera devozione dei loro avi alla Vergine Addolorata e li spronò a consacrarsi a lei, a mettersi sotto il suo potente patrocinio. Così il 29 giugno 1893 ebbe luogo in Westminster una solennissima consacrazione che si rinnova ogni anno il 4 maggio, in tutte le chiese.

    Ai nostri giorni alcuni teologi anglicani, coscienti dell'importanza che la Madre di Dio ha nella nostra salvezza, scrivono libri intorno a lei e cercano con argomenti scritturistici di provarne la validità della devozione.

    Perciò attualmente la devozione a Maria nella Gran Bretagna è molto più diffusa di quanto i cattolici non lo credano e i protestanti non vorrebbero ammetterlo.

    "Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra tutte le donne. Benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù ".

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    00 05/06/2011 18:22

    IN

    GERMANIA 

    Nei primi secoli dell'era cristiana, dalla Germania e dai territori vicini giunsero molti di quei "barbari" che diedero il colpo di grazia all'impero romano; tuttavia missionari ardimentosi, come san Ruperto, morto intorno al 718 e poi soprattutto Bonifacio (675-755), non esitarono a penetrare in quelle foreste e ad annunciare con successo il vangelo a quelle popolazioni.

    «Nostra amata Signora»

    L'amabile e materna figura di Maria deve aver molto colpito quelle popolazioni rozze, tanto che il titolo tedesco corrispondente alla nostra parola "Madonna" è "Unsere Liebe Frau" (Nostra amata Signora), espressione tutt'ora in uso, che sta a esprimere un profondo senso di ammirazione e di affetto verso la Madre di Dio. Con Carlo Magno, legato alla nazione tedesca non meno che alla Francia, (la sede preferita dell'impero era ad Aquisgrana, Aachen in tedesco), il culto mariano conobbe un momento di grande splendore.  L'imperatore era molto devoto alla Vergine: portava sempre con sé una piccola icona e volle dedicare a lei la chiesa del palazzo d'Aquisgrana, la cosiddetta "Cappella Palatina ". 

    Luigi il Pio

    Luigi il Pio o il Buono (778-840), poco dopo la morte del padre Carlo Magno, fece innalzare la bella cattedrale di Nostra Signora Hildeshein su un luogo boscoso, dove era stato dimenticato dal cappellano di corte un reliquario mariano, ritrovato dopo una partita di caccia, fra una corona di freschissime rose. Il ricordo del prodigio restò così vivo nei secoli successivi che il vescovo Eggehard nell’anno 1000 scrisse:” Non sono un vescovo, ma il servo di Maria, e mi sforzerò con tutti i mezzi a mia disposizione per essere utile a questo sacro luogo”. Il “rosario millenario” si è conservato fino alla seconda guerra mondiale, mentre il reliquiario si trova tuttora nel tesoro del duomo. Matilde, madre dell'imperatore Ottone I (912-973), fondò a Nordhausen "in onore di Dio e della Santa Vergine" un convento di 2 mila benedettine. Corrado II (990-1039), sempre in onore della Madonna, fece costruire il duomo di Spira, come luogo di sepoltura degli imperatori tedeschi. 

    Le prime immagini mariane

    Le prime immagini mariane, prodotte in Germania intorno al 1100 erano in genere delle Madonne assise in trono, eseguite sul modello di quelle venerate dai pellegrini a Roma o in Oriente. Erano delle statue molto severe; del resto l'arte tedesca difficilmente indulge nella ricerca della bellezza in sé, tesa com'era alla rappresentazione fedele del simbolo o alla espressività della figura e del gesto. 

    La fioritura di cattedrali

    In quel periodo, nell'architettura trionfò il romanico,  solenne e monumentale.  

    Sotto la dinastia imperiale degli Ottoni (secc. X-XI) vi fu una stupenda fioritura di cattedrali in stile romanico, molte delle quali dedicate alla Madre di Dio, come quelle di Magonza, di Basilea (ora in Svizzera), di Strasburgo (ora in Francia). Ugualmente vari monasteri sorsero consacrati alla Vergine, che divennero anche spesso meta di pellegrinaggio, come quelli di Colonia, di Treviri, di Reichenau, di Ratisbona e di Maria Laach, e centri di feconde iniziative religiose e culturali, come Confraternite e Associazioni mariane, tra le quali anche l'Ordine cavalieresco dei Fratelli ospedalieri della Santa Vergine, più noti sotto il nome di Cavalieri Teutonici. Nei monasteri si favorivano anche le sacre rappresentazioni, il cui tema ricorrente era rappresentato dal pianto di Maria sul Figlio morto, che impressionava il popolo e sollecitava gli artisti, pittori e scultori, a realizzare l'immagine delle Pietà con la Vergine seduta, recante sulle ginocchia il corpo del Figlio morto. Queste statue ebbero una vasta diffusione in tutta la Germania e ancor oggi si trovano numerose nei santuari.

    Alla fine del 1200, dalla vicina Francia si diffuse lo stile gotico, che in breve tempo si affermò incontrastato in tutta la Germania.  Fu allora che venne iniziato quel capolavoro di pietra che è il duomo di Colonia, dedicato, come quasi tutte le cattedrali gotiche francesi, alla Vergine. 

    Le confraternite

    Nella seconda metà del Medioevo il culto mariano raggiunse una vitalità eccezionale per le Confraternite dell'Addolorata e del Rosario, per gli incontri di preghiera e di riflessione e, soprattutto, per i frequenti pellegrinaggi ai santuari locali e verso alcuni anche molto lontani, come Roma e Gerusalemme. Si diffusero  soprattutto ad opera degli ordini mendicanti (Domenicani), le sacre rappresentazioni, culminanti nell'episodio drammatico del pianto di Maria sul Figlio morto.  Inoltre tutta una serie di mistici, in particolare santa Geltrude la Grande (1252-1302), posero l'accento sulla passione di Cristo e sui dolori della Vergine. 

    Lutero e il culto mariano

    Le voci critiche si levarono sempre più numerose e fra di esse soprattutto quella di Lutero (1483-1545).  Egli, che pure in gioventù era stato un assiduo frequentatore di santuari e si era impegnato a lucrare quante più indulgenze poteva, si scagliò con violenza contro il culto popolare e quindi contro i pellegrinaggi.  Da religioso, aveva consacrato a Maria dei cantici che si cantano ancora oggi, che sono di una grande delicatezza di sentimenti e di una ammirabile fattura. In uno di essi si leggono questi suggestivi versi:

    "Ella mi è cara, la preziosa ancella, E io non posso dimenticarla.

    A lei si attribuiscono onore, lode, purezza.

    Ella ha preso possesso del mio cuore... Ella vuole darmi la gioia

    Col suo fedele amore per me, Ella vuole sedersi accanto a me.

    E soddisfare a tutti i miei desideri".

    C'era quindi una certa ambivalenza nel pensiero e soprattutto nel comportamento di Lutero che si scagliò con violenza contro ogni pratica religiosa popolare e soprattutto contro i pellegrinaggi mariani, ritenendoli atti degni dei pagani. I luterani più zelanti abbatterono altari, bruciarono immagini e reliquie e perseguitarono i più coraggiosi dei sacerdoti e dei fedeli.

    Tuttavia dal momento che se certe cose è il buon Dio che le vuole, non esiste persona che possa cancellarle, varie immagini antiche e miracolose restarono per circostanze anche le più impensate. Così la città di Wittemberg sull'Elba, dominio per eccellenza di Lutero, contribuì involontariamente allo sviluppo di numerosi pellegrinaggi mariani, quasi una risposta del Cielo allo stesso Lutero che in cuor suo chiamò sempre Maria: "Mia Signora", tanto è vero che Spalatino, amico intimo di Lutero, inviò alla sua parrocchia natale di Spalt, diocesi di Eichstatt, una scultura rappresentante Gesù e Maria in testimonianza della sua inalterabile devozione verso la Vergine.

    Nello stesso tempo furono riprodotte e messe in commercio copie della celebre Vergine d'Innsbruck del pittore vittenberghese Luca Cranach  fu venduto un certo numero d'immagini da pastori protestanti a parroci cattolici. Infatti la Madonna del Buon Soccorso di Passali che si venera nella chiesa dei Cappuccini, situata a sud della città su di una verde collina, è una immagine miracolosa, copia di quella del Cranach.

    A volte alcune chiese protestanti, in origine cattoliche, sono restate intatte nel loro arredamento statuario e decorativo, come la celebre cattedrale di Ulm col più alto campanile del mondo (m 161) e con molte immagini della Madonna, di cui la più caratteristica è quella che la rappresenta fra gli Apostoli con un calice in mano. 

    I santuari tornano a nuova vita: i Capuccini e i Gesuiti

    Nelle zone cattoliche, soprattutto verso la fine del XVI secolo, si ha una notevole ripresa religiosa, che interessa anche il campo mariano. Nella riorganizzazione del cattolicesimo in Germania grande merito hanno avuto i cappuccini e i gesuiti; tra questi ultimi merita soprattutto di essere ricordato san Pier Canisio, autore di un poderoso volume in cui rivendica la legittimità del culto a Maria; inoltre egli fu un instancabile propagatore delle associazioni e riconfermatore delle confraternite mariane del Rosario, che poi svolsero un ruolo importante nel cristianesimo di quel Paese. Gli Ordini religiosi, in particolare i Cappuccini e i Gesuiti, non si arresero al ciclone protestante e passarono alla difesa, riorganizzarono le istituzioni con nuove iniziative, scrissero libri sull'argomento, riaprirono santuari e ne fecero sorgere altri. Il gesuita S. Pietro Canisio (1521-1597) scrisse un grosso volume polemico: "De Maria Virgine incomparabili et Dei Genitrice sacrosancta", ed amava ripetere agli amici: "Ego me adversariis etiam pro Maria iugulandum offeram'' (Per Maria mi farò anche strangolare volentieri dagli avversari). 

    Ancora ostilità

    Nel secolo XVIII l'influenza dei filosofi provocò una nuova ondata di ostilità contro il culto della Santa Vergine e le armate della Rivoluzione francese tentarono di sradicarlo completamente nella Renania con profanazioni orribilmente sacrileghe.

    Il secolo successivo non fu migliore: santuari e conventi subirono a più riprese condizionamenti e confische per effetto di varie leggi, come quelle del Kulturkampf (1837-1884:), emanate da Bismark.

    Tuttavia i cattolici opposero valida resistenza, specialmente per opera del "Centro Cattolico", capitanato da Luigi Windthorst, e numerosi poeti, anche di estrazione protestante, vi contribuirono efficacemente con una letteratura mariana di grande qualità, come Max Von Schenkendorf, Giuseppe Von Eichendorff, Federico Guglielmo Weber e Annetta Von Droste-Hülshoff.

     

    I tempi attuali

    All'inizio del  secolo XX la situazione sembrò tornare normale con numerose Associazioni mariane, dirette dai Gesuiti, e con i Movimenti giovanili operai di Schönstatt e soprattutto di mons. Mosterts la cui organizzazione raggiunse oltre 350 mila membri.

    Ma il nazismo di Hitler, nel 1933, acuì i contrasti con la Chiesa, tanto da sopprimere tali Associazioni e scatenare la seconda guerra mondiale, che si concluse disastrosamente per la Germania con milioni di morti e feriti, chiese e santuari distrutti o gravemente danneggiati, e la divisione del territorio nazionale in due Stati contrapposti.

    Le conseguenze della seconda guerra mondiale furono tremende per la Germania: milioni di morti e feriti, città intere rase al suolo, il territorio nazionale mutilato, una divisione in due stati contrapposti e lo spirito nazionale abbattuto.

    I santuari posti fuori delle città vennero in genere risparmiati dai bombardamenti, ma gli altri vennero quasi tutti distrutti o seriamente danneggiati.  A Colonia la chiesa di Santa Columba fu distrutta, ma la statua mariana che vi si venerava rimase intatta e rappresentò un segno di speranza, tale da rianimare gli spiriti.  Venne invocata, e lo è tutt'ora, con il titolo di «Nostra Signora, fra le rovine».

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    00 05/06/2011 18:24
    IN ITALIA
     
    Presso la tomba di S.Pietro in Vaticano, sotto l'Altare principale della Confessione, sono stati ritrovati veri graffiti, incisi alla fine del III secolo, di cui uno porta unito ai monogrammi di Cristo e Pietro: "Ch e Pe"; il nome intero "MARIA", sormontato dall'acclamazione "NICA" traslazione latina che vuol dire "vittoria".
    Queste informazioni sono importanti per constatare come già un secolo prima della definizione del dogma della divina maternità di Maria, sancita ad Efeso nel 431, a Roma Maria è già venerata e associata a Cristo e a Pietro, nella medisima acclamazione di "vittoria".
    Sempre databili al III secolo, sono stati rinvenuti nei cimiteri di Priscilla e di Pretestao su tegole e lapidi, dipinta una grande "M", accanto ad una croce, ed altre accanto al nome di Maria "MA", unito al simbolo di Cristo "X"...è qui evidente lo scopo di associare la protezione di Cristo con la mediazione della Madre.
    Già nelle Catacombe si trovano affreschi mariani, il più antico è in quelle di Priscilla, dove dominano la scena dell'Annunciazione e datata alla fine del II secolo, e quella dell'adorazione dei Re Magi sempre dello stesso periodo.
     
    Il Piemonte fu evangelizzato da S.Eusebio di Vercelli (283-371), al quale è sato attribuito l'erezione di alcune chiese mariane e che sono giunte fino a noi come quella di Crea e di Oropa. Il suo predecessore S.Massimo (380-466), primo vescovo di Torino, ha dato inizio al culto della "CONSOLATA", ponendo nella chiesa di S.Andrea, una icona bizantina della Madre di Dio, avuta in dono dal suo maestro.
     
    La storia della Consolata divenne presto "dogma e devozione" insieme: maternità di Dio e misericordia offerta ai credenti.
    Nel 1706 a seguito della vittoria ottenuta sulle truppe francesi, dopo aver lungamente invocato e fatto pregare la Consolata da tutto il popolo, Vittorio Amedeo II fece erigere la celebre Basilica di "Nostra Signora". In questa Basilica veniva a pregare anche Don Bosco, nella quale gli venne l'idea di innalzare il culto a Maria Ausialitrice, per ricordare l'intervento materno della Vergine nei momenti difficili dei singoli cristiani e di tutta la Chiesa.
     
    (Notizie tratte da: "Madre della Chiesa nei 5 Continenti", primo altante mariano, di p. Attilio Galli, Ed. Segni, pag.165-173)
     
    passiamo nel Friuli Venezia-Giulia dove troviamo il Santuario di Castelmonte la cui storia si perde veramente nel tempo.

    Una tenace tradizione lo faceva risalire al secolo V, cioè al periodo immediatamente successivo al Concilio di Efeso del 431, nel quale venne solennemente definita la Divina Maternità di Maria. Sino a ieri si poteva pensare che una tale tradizione non avesse fondamento, e derivasse da un pio vanto dei Cividalesi, e non da una probabile realtà. Ma nel 1962, mentre si scavava per costruire la chiesa inferiore di sotto al Santuario, vennero scoperti due pavimenti in cocciopesto, risalenti almeno al secolo VI: indubbia prova che sino d’allora sulla vetta di Castelmonte c’era « qualcosa >

    Che cosa? Che cosa, a questa altezza e ad oltre otto chilometri da Cividale? Certamente la sede di una guarnigione romana, un posto di avvistamento e di difesa, nel periodo delle invasioni, incominciato in queste regioni nel secolo V, con quella gotica di Alarico del 402 e con quella unna di Attila del 452, proseguito poi nel 568 con quella longobarda di Alboino e, poco dopo, con le incursioni e le infiltrazioni slave, che dal secolo VII al secolo IX vennero a spegnersi proprio a ridosso di Castelmonte. Ed a mezza strada fra Cividale ed il Santuario, si eleva il cocuzzolo del Monte Guardia, il cui nome richiama subito anch’esso alla mente un posto di sentinella sulle vallate del Natisone.

    Fu da allora che la

    Madonna di Castelmonte

    si rivelò, di faccia alle cime delle Alpi Giulie, quale scudo e conforto alle soglie orientali della Patria del Friuli e dell’Italia.

    Sin dai tempi dei Longobardi e dei Franchi, cioè dal 568 al secolo IX, i devoti accorrevano a folle quassù, tanto che nelle immediate vicinanze del Santuario c’era un « Malbergium » - corrotto ora in Moldiaria -, ossia un luogo di solenni convegni popolari per l’amministrazione della giustizia.

    Così si spiega molto bene perché mai la Madonna di Castelmonte sia stata poi chiamata « la Madonna Antica » ; e perché gli Slavi, arrivati sin qui a quell’epoca, abbiano chiamato Castelmonte « Staragora », cioè «Monte Antico», appunto perché lo trovarono già abitato da tempi remoti.

    Abitato da chi? Non era certo luogo adatto per abitazioni private, in tanta solitudine e sopra un’arida roccia. Chi vi abitava, chi vi regnava, chi chiamava a sé le folle sin quassù, non poteva essere che la Madonna.