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Se il cristianesimo è sopravvissuto a sei persecuzioni del primo secolo d.C., significa che i cristiani avevano una fede incrollabile; e la loro fede incrollabile non poteva non essere fondata su fatti storici; cioè sulla certezza che Gesù di Nazaret aveva predetto che sarebbe risorto, era morto crocifisso, poi era apparso a molti parlando con loro e poi era asceso al cielo.

La prima persecuzione fu quella contro i cristiani ellenisti, cioè di lingua greca, di Gerusalemme nel 32-33 d.C., nella quale morì Stefano (At 6,8 – 8,3).

La seconda fu ordinata da Erode Agrippa I nel 41-42 d.C. e nel corso di essa fu ucciso Giacomo, fratello di Giovanni, che era col fratello Giovanni e con Pietro uno dei tre discepoli più vicini a Gesù, e fu arrestato Pietro, che poi venne fatto fuggire (At 12,1-17).

La terza persecuzione fu quella contro i credenti in Cristo convertiti di Tessalonica (At 17,5-10; 1 Ts 2,14-16), che le suddette fonti collocherebbero intorno al 50 d.C., ma che secondo alcuni esegeti (che ritengono 1 Ts 2,13-16 un’aggiunta al testo originale di Paolo) è da collocare a dopo il 70 d.C.; in tale persecuzione i cristiani vengono condotti davanti ai romani e accusati di partecipare a un movimento di ribelli antiromani, perché sostenevano che il vero re era Gesù e non l’imperatore (At 17,7).

La quarta persecuzione fu voluta dal sommo sacerdote Anano II nel 62 d.C. e colpì tra gli altri il capo della comunità di Gerusalemme, Giacomo, il fratello del Signore (Giuseppe Flavio, Ant. XX,200-203; Egesippo, citato in Eusebio, Hist. eccl. II,23,3-18; Clemente Alessandrino, citato in Eusebio, Hist. eccl. II,1,5; 23,3; Eusebio, Hist. eccl. II,23,1-2; Rec. I,66-71; II Apocalisse di Giacomo VII-VIII).

La quinta persecuzione fu quella ordinata da Nerone e durò dal 64 al 68 d.C. (Clemente Romano, 1 Clem 5,1-7; Tacito, Annales XIII-XVI; Svetonio, Nero; Dione Cassio, Hist. LXI-LXIII; Tertulliano, Apol. 5,3; Eusebio, Hist. eccl. II,25,1-3.5).

La sesta persecuzione fu quella sotto Domiziano nel 95-96 d.C. (Svetonio, Dom. 15-17; Dione Cassio, Hist. LXVII,14; Tertulliano, Apol. 5,4; Ireneo, Adv. haer. V,30,3; Lattanzio, De mort. pers. 3; Eusebio, Hist. eccl. III,17; 18,4; cfr. Ap 1,9).