00 18/01/2017 08:44
IL GRANELLINO
(Mc 3,1-6)
Dinanzi alla durezza di cuore di certi Farisei e Scribi Gesù s'indigna e si rattrista. Questi Farisei e Scribi sono senza misericordia e compassione verso il prossimo che soffre. Si adirano contro Gesù perché compie una guarigione durante il Sabato nel quale la legge proibiva persino di alzare un filo di paglia da terra perché era considerato lavoro. Il loro legalismo era superiore a qualsiasi gesto di compassione e misericordia compiuto per alleviare la sofferenza umana. Gesù s'indigna, ma non si arrabbia. Nella sua vita terrena Gesù si è indignato molte volte. Indignarsi non è peccato. Perché? Te lo spiego subito. L'atto d'indignarsi non è contro la persona, ma contro la menzogna, l'ipocrisia e la malvagità in cui una persona può vivere consapevolmente o per ignoranza. In altre parole lo sdegno ha come fine la difesa della verità e della dignità umana. Chi invece si adira o chi si arrabbia vuole procurare concretamente del male alla persona dalla quale ha ricevuto una cattiveria. L'ira quindi ha come fine la vendetta. Lo sdegno di Gesù è finalizzato alla difesa della verità e della dignità umana. Quando Gesù scacciò i mercanti dal tempio, il suo fu un gesto d'indignazione perché avevano fatto del Tempio non una casa di preghiera, ma una spelonca di ladri. GESÙ non difese se stesso, ma la verità. L'iroso agisce sempre per difendere i suoi diritti e ciò lo porta ad essere violento. La violenza genera sempre distruzione. Impariamo da Gesù a indignarci dinanzi alle ingiustizie umane che umiliano e mortificano i poveri, i deboli e gli indifesi. Il Cristiano non può tacere e non può rimanere indifferente nel vedere che un fratello viene umiliato, mortificato e trattato ingiustamente. Se lo facesse mancherebbe seriamente di Carità. Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)