00 04/01/2013 17:14
Attraverso la fede noi possiamo ricevere l’eredità di Gesù: «Io vi lascio la pace, vi do la mia pace». Paolo a Filippi, incarcerato in una buia e desolata segreta, il corpo fustigato e sanguinante, i piedi incatenati, lo spirito stanco, cantava gioiosamente i canti di Sion nella mezzanotte. I primi cristiani, affrontando i leoni affamati nell’arena o la dolorosissima pena del ceppo, si rallegravano di essere stati giudicati degni di soffrire per amore di Cristo. Gli schiavi neri, stanchi fino alle ossa nel caldo opprimente e con i segni dei colpi di sferza impressi di fresco sulle loro schiene, cantavano trionfanti: «Presto deporrò questo pesante fardello». Questi sono esempi viventi di pace che oltrepassa ogni comprensione.
La nostra capacità di affrontare in maniera costruttiva i sogni infranti è in ultima analisi determinata dalla nostra fede in Dio. La fede genuina ci infonde la convinzione che di là dal tempo vi è uno Spirito divino e di là dalla vita vi è la Vita. Per quanto tristi e catastrofiche possano essere le circostanze presenti, noi sappiamo che non siamo soli, perché Dio abita con noi nelle più anguste e opprimenti celle della vita. E anche se noi moriamo là, senza aver raggiunto la promessa terrena, Egli ci guiderà per quella misteriosa strada chiamata morte e, infine, a quella indescrivibile città che ci ha preparata.

Martin Luther King