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La Donna gloriosa del Messia Salvatore.
La scena della Donna dell'Apocalisse (12, 1-6) nelle doglie del parto e il rapimento del suo Neonato al Trono di Dio, possiamo intenderlo alla luce del Mistero Pasquale che non prettamente ad un atto fisico della Notte Santa di Betlemme. Anche qui, come a Cana, come alla Croce, ci si riferisce all'Ora della Passione e Resurrezione del Figlio di Dio: è questo il motivo conduttore da un capo all'altro dell'Apocalisse.
La Donna che partorisce il Figlio maschio è così da intendersi più genericamente la Chiesa Madre che, dopo il triduo pasquale, dà alla luce il Salvatore la Domenica di Resurrezione nella celebrazione e nelle opere del Regno. Ma appunto perché Maria è la Chiesa prima della Chiesa, dal momento che ha portato in grembo il Messia partorendolo nella realtà, e poichè la Chiesa già perfetta dal momento che è Santa, è legittimo vedere la Madre di Dio nella Donna del grande segno.
Maria che ha concepito a Nazaret e partorito a Betlemme il Messia escatologico, lo genera nella fede sulla Croce gloriosa (Gv 19, 25-27; Gal 4, 19). Nel capitolo 12 dell'Apocalisse, senza prescindere dalla Madre vergine se non vogliamo, si concentra maggiormente l'attenzione sulla Chiesa: l'Autore mostra qui come la generazione del Verbo di Dio, nato dalla Figlia di Sion, nato comunque da Maria e perciò l'una inscindibile dall'altra, si prolunga nella sacramentalità della Chiesa e nella fede dei singoli cristiani. Ogni fedele che crede, come Maria "concepisce e partorisce" quotidianamente il Verbo del Padre.

(Sergio Gaspari, Celebrare con Maria l'anno di grazia del Signore, ed. Monfortane, pp. 109-110).