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Al termine del processo dell'anno 1633, Galileo fu condannato dal tribunale del Sant'Uffizio alla carcerazione e a compiere alcune pratiche penitenziali. Soprattutto la condanna al carcere ha alimentato l'idea, largamente propagandata nei testi scolastici, di un Galileo prigioniero in un tetro carcere, martire della libertà di pensiero.
In realtà, Galileo non passò nemmeno un minuto in prigione. Dopo la condanna venne ospitato a Villa Medici, presso l'Ambasciatore di Firenze. Poi si trasferì nel palazzo dell'Arcivescovo di Siena, che era suo amico (ve lo immaginate, oggi, un cardinale che ospita nella sua residenza un condannato?) e, infine, abitò fino alla morte nella sua casa di campagna, gioiello, ad Arcetri, in periferia di Firenze. Qui potè liberamente incontrare colleghi, allievi ed amici, studiare e comporre il suo capolavoro sulla nuova meccanica.
[Modificato da Coordin. 18/12/2010 23:06]