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V. 3.  Egli sarà come un albero piantato, non un albero selvatico, ma un albero piantato, scelto, considerato come proprietà. È sicuro che esso non sarà oggetto dell’ultimo e terribile sradicamento, perché ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata (Mt 15:13). Presso a rivi d’acqua, così anche se un ruscello dovesse prosciugarsi, egli potrà utilizzarne altri. I ruscelli del perdono e i ruscelli della grazia, i ruscelli delle promesse e i ruscelli della comunione con Cristo: essi sono fonti che forniscono sempre la loro acqua. Egli sarà come un albero piantato presso a rivi d’acqua, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, non grazie premature come i fichi fuori stagione, che non hanno mai un gusto pieno. L’uomo, però, che si diletta nella Parola di Dio, che è stato da essa istruito, produce pazienza nel tempo delle prove, come pure santa gioia nell’ora della prosperità. E la cui fronda non appassisce, poiché anche la sua parola più debole sarà eterna, persino i suoi più piccoli atti d’amore saranno ricordati. A conservarsi intatto non sarà solo il frutto, ma anche la fronda. Esso non perderà la sua bellezza, né la sua fecondità. E tutto quello che fa, prospererà. Beato quell’uomo che ha una tale promessa! Non dobbiamo, però, credere che l’adempimento di una promessa sia solo ciò che vediamo. Quanto spesso, cari fratelli miei, se giudichiamo con i nostri deboli sensi, giungiamo alla triste conclusione di Giacobbe: Tutto questo cade addosso a me (Ge 42:36 K.J.)! Noi, infatti, pur avendo ricevuto questa promessa, possiamo essere messi alla prova e turbati, tanto che ci sembra di non vedere altro che il contrario di ciò che la promessa afferma. Per l’occhio della fede, però, questa parola è sicura, e attraverso di essa noi vediamo come di fatto le nostre opere prosperano, anche se ci sembra che tutto vada contro di noi. Non è la prosperità esteriore ciò che più di tutto il cristiano desidera e apprezza, ma è la prosperità dell’anima, quella a cui anela. Noi spesso, come Giosafat, prepariamo delle navi per andare a Tarsis in cerca di oro, ma ci areniamo a Esion-Gheber. Anche in casi come questi, però, vi può essere vera prosperità, perché è spesso per la salute dell’anima che noi diventiamo poveri, afflitti e perseguitati. Le nostre cose peggiori si rivelano, infatti, le migliori. Allo stesso modo in cui vi è una maledizione nascosta nel fardello della misericordia dell’uomo malvagio, così si nasconde una benedizione nelle croci dell’uomo giusto, nelle sue perdite e afflizioni. Le prove che deve affrontare il santo, provengono dalla divina amministrazione: è attraverso di esse che egli cresce e porta frutto abbondante.