00 12/01/2019 09:33
Lui deve crescere; io, invece, diminuire»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)


Oggi ci sorprendiamo vedendo Gesù e il Battista battezzando “parallelamente”. Diciamo, “parallelamente”, è vero ma questo accade solo apparentemente perché Giovanni Battista rimanda a Gesú, che è il Messia, il “nuovo Mosè”, il Profeta tanto atteso, Colui che viene per darci a Dio. «Che ha portato [Gesù]? La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio» (Benedetto XVI).

In consecuenza e immediatamente Giovanni chiarisce il senso del battesimo: in realtà si tratta di una purificazione, ma «si distingue dalle abituali abluzioni religiose» di quel tempo, e –come confermò papa Benedetto- deve essere il compimento concreto di un cambio che determina, in un modo nuovo e per sempre tutta la vita». Così dunque, il battesimo cristiano implica un cambio così radicale, come nascere di nuovo fino al punto di convertirci in un nuovo essere.

Purificazione, certamente però per spogliarci dell’ “uomo vecchio”, morire a noi stessi e, -per mezzo della grazia- nascere a una vita nuova: la vita divina, qualcosa che «nessuno può prendersi qualcosa, se non gli è stata data dal cielo» (Gv 3,27). Il Concilio II di Orange insegnò che «amare Dio è esclusivamente un dono di Dio. Egli stesso che, senza essere amato, ama, ci concesse che lo amassimo. Fummo amati quando tuttavia Gli eravamo sgradevoli, perché ci venisse concesso un qualcosa affinché potessimo esserGli grati».

Ecco, dunque, il compito per la santità: approfondire nell’umiltà per aprir passo all’azione di Dio e lascarLo fare. L’importante non è tanto quello che io faccia, ma quello che Lui faccia in me: « Egli deve crescere;io, invece, diminuire» (Gv 3,30). E la nostra gioia sarà tanto più completa quanto più sparisca il proprio io e più presente si faccia lo Sposo nei nostri cuori e nelle nostre azioni.