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PAOLO INVIATO IN EUROPA Atti 16
Terminato il viaggio con Barnaba, Paolo ripartì con un altro discepolo, Sila, per annunciare la parola di Dio. A Listra Paolo conobbe Timoteo, un giovane cristiano, e lo prese con sé. Con lui Paolo portò il vangelo in molte città. Quando giunsero a Troade, Paolo ebbe una visione. Una notte egli vide un abitante della Macedonia, che è una regione situata a nord della Grecia, che lo supplicava: «Vieni ad aiutarci!» La visione veniva dal Signore, e Paolo subito si imbarcò con i discepoli, giungendo in Europa.
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LIDIA, LA COMMERCIANTE DI PORPORA Atti 16
Nel suo secondo viaggio missionario l'apostolo Paolo era accompagnato da Timoteo e da altri discepoli. Tra essi era Luca, un giovane medico che in seguito scrisse uno dei Vangeli e il libro degli Atti degli Apostoli in cui si narrano anche i viaggi di Paolo, cui Luca partecipò. Dopo la visione che esortava Paolo a passare dall'Asia in Europa, la comitiva si imbarcò su una nave che li portò a Neàpoli, in Macedonia. Da qui proseguirono a piedi per l'importante città di Filippi. Il sabato, come al solito, essi annunciavano il vangelo agli Ebrei. Saputo che essi si riunivano lungo il fiume, fuori città, vi si recarono. Lungo il fiume erano riunite un gruppo di donne. Paolo e i discepoli sedettero e incominciarono a parlare loro. Ad ascoltarli c'era una donna di nome Lidia, commerciante di porpora. Il Signore aprì il cuore a Lidia, perché credesse alle parole di Paolo. Ella si convertì, e fu battezzata insieme con la sua famiglia. Poi invitò Paolo e i compagni a casa sua: «Se siete convinti che ho accolto sinceramente il Signore, venite nella mia casa». E insistette finché Paolo e i discepoli accettarono.
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PAOLO INCARCERATO A FILIPPI Atti 16
Nella città di Filippi, situata nella provincia romana della Macedonia, Paolo formò una comunità di Cristiani. Alcuni cittadini però si opposero a lui, e un giorno lo presero insieme con il suo discepolo Sila, e trascinarono entrambi nella piazza principale della città, davanti ai giudici. Qui li accusarono: «Questi uomini mettono disordine nella nostra città. Sono Ebrei, e predicano usanze contrarie alle nostre». A queste parole la folla si scagliò contro di loro, e i giudici li fecero bastonare e gettare in prigione.
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UN TERREMOTO A FILIPPI Atti 16
Paolo e Sila erano stati incarcerati a Filippi. Nel corso della notte, mentre stavano pregando e cantando inni al Signore, un forte terremoto scosse le fondamenta della prigione, aprì le porte e spezzò le catene dei prigionieri. Vedendo le porte aperte, il carceriere pensò che i prigionieri fossero fuggiti. Egli ne sarebbe stato considerato responsabile: perciò estrasse la spada per uccidersi. Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo ancora tutti qui!» Il carceriere stentava a crederlo: prese una lanterna, si precipitò nella cella di Paolo e Sila e, quando vide che c'erano davvero, si sentì molto sollevato. Li condusse fuori e disse loro: «Vedo che voi siete uomini migliori degli altri. Dunque anche la fede che annunciate dev'essere buona. Che devo fare?» «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato» rispose Paolo, il quale poi gli spiegò chi è Gesù e che cosa comporta credere in lui. Il carceriere di Filippi accolse la fede, e subito fu battezzato. Poi si prese cura di Paolo e di Sila, lavò le loro piaghe, li invitò in casa sua e offrì loro da mangiare, tutto pieno di gioia per avere creduto in Dio.
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LE ARMI DEL CRISTIANO Efesini 6
Quando era in carcere, Paolo poteva osservare da vicino i soldati di guardia. L'armatura che essi portavano gli diede l'idea che ogni cristiano è come un soldato, impegnato a vincere il male con le armi che Dio gli dà. Così dice Paolo: «Fratelli, vostra cintura è la verità. Vostra corazza sono le opere buone. I sandali ai vostri piedi sono la prontezza nell'annunciare a tutti il vangelo. Vostro scudo è la fede. Vostro elmo è la salvezza che ci ha portato il Signore Gesù. Vostra spada sia la parola di Dio!»
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PAOLO CITTADINO ROMANO Atti 16
A Filippi i giudici avevano fatto bastonare l'apostolo Paolo e il suo discepolo Sila e li avevano fatti mettere in carcere. Il giorno dopo diedero ordine di liberarli. Ma Paolo disse alle guardie: «Prima ci hanno bastonato e incarcerato senza processo, noi che siamo cittadini romani. E ora vorrebbero farci uscire di nascosto? No: devono venire di persona a farci uscire, riconoscendo così davanti a tutti che noi non abbiamo fatto nulla di male». Le guardie riferirono queste parole ai giudici, i quali si spaventarono al sentire che Paolo e Sila erano cittadini romani. Infatti la legge romana era molto severa, e proibiva che chiunque avesse il titolo di cittadino di Roma fosse bastonato. Allora i giudici si recarono alla prigione, a scusarsi con Paolo e Sila per quanto era accaduto il giorno prima, e dichiararono davanti a tutti che erano liberi. L'apostolo e Sila lasciarono la prigione e andarono a casa di Lidia, la commerciante di porpora che li ospitava. Qui incontrarono gli altri Cristiani della città di Filippi, li incoraggiarono a mantenersi fedeli al Signore, poi partirono.
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COME GLI ATLETI… 1Corinzi 9
Quando parlava, Paolo faceva spesso degli esempi che i suoi ascoltatori potessero capire, come questo, preso dalla vita sportiva. «Fratelli, sapete che nelle gare di corsa allo stadio molti partecipano, ma uno solo ottiene il premio. Anche voi correte in modo da ottenere il premio che dà il Signore! «Sapete anche che gli atleti faticano molto negli allenamenti per ottenere in premio una corona che presto appassisce. Noi invece lo facciamo per avere una corona che dura per sempre, il premio del Signore!»
Paolo, il persecutore dei Cristiani, aveva avuto un drammatico incontro sulla via di Damasco con Gesù risorto, e da allora era diventato instancabile nell'annunciare la parola di Dio. Da solo o in compagnia di alcuni discepoli egli compì lunghi e difficili viaggi in Asia e in Europa, e riuscì a convertire molte persone alla fede di Dio. Egli viaggiava a piedi o per nave, di solito in compagnia di altri Cristiani, come Barnaba, Timoteo, Marco e Luca, che scrissero due dei quattro Vangeli, Sila, Tito e altri. La sua predicazione avveniva in questo modo. Quando giungeva in una città, si recava al sabato nella sinagoga a parlare di Gesù con gli Ebrei. Alcuni si facevano seguaci di Gesù, ma la maggior parte lo ostacolava e gli diventava nemica. Allora Paolo si rivolgeva ai pagani. Quando Paolo giunse ad Atene, la più importante città greca, gli capitò una strana avventura. La città era piena di divinità e di magnifici templi ad esse dedicati. Paolo fremeva dentro di sé nel vedere tutti quegli idoli. Andava poi nella piazza principale e si metteva a discutere con i filosofi, che ad Atene erano molti e molto stimati. Alcuni dicevano: «Che cosa è venuto ad insegnarci questo ciarlatano?» Ma altri dicevano: «E’ venuto a parlarci di divinità straniere». E poiché ad Atene il passatempo più gradito era ascoltare e raccontare le ultime notizie, Paolo fu invitato a parlare di fronte al Consiglio della città, che si chiamava Aeropago. Di fronte ai più importanti personaggi della città Paolo incominciò a dire: «Cittadini di Atene, vedo che voi siete gente molto religiosa. Ho attraversato la vostra città e ho visto che avete innalzato meravigliosi templi a molti dei. Passando per una piazza ho anche visto un altare con questa scritta: "Al Dio Sconosciuto". Bene: quel dio che voi adorate e che non conoscete ancora, io sono venuto a rivelarvelo». I cittadini di Atene rimasero meravigliati a quelle parole, ma Paolo proseguì: «Questo Dio è colui che ha creato il mondo e tutto ciò che esso contiene. Egli è il Signore del cielo e della terra, e per la verità non abita nei templi costruiti dagli uomini. Non ha bisogno, infatti, che gli uomini lo servano, ma al contrario e lui che dà a tutti la vita, e non solo la vita, ma tutte le altre cose. Egli creò il primo uomo, e da lui ha fatto discendere tutti gli altri uomini e tutti i popoli che abitano la terra. Poiché egli, dunque, ci ha creato simili a lui, non dobbiamo pensare che sia fatto d'oro, o d'argento, o di marmo. Non dobbiamo pensare, cioè, che le statue che gli uomini innalzano agli dèi siano il vero dio. Paolo stava ora per spiegare agli Ateniesi il punto più delicato della sua predicazione e lo fece con queste parole: «Dio ora ha deciso di non tenere più conto dei tempi passati, quando gli uomini vivevano nell'ignoranza. Dio ha mandato tra gli uomini suo Figlio Gesù, che tutti ci giudicherà con giustizia nel giorno stabilito da Dio, quando tutti gli uomini risusciteranno dai morti, proprio come ha fatto Gesù, che era morto ed è risuscitato… » Nell'ascoltare questa spiegazione di Paolo, però, alcuni Ateniesi incominciarono a ridere, altri lo presero in giro con parole scherzose. «Su questo punto ti sentiremo un'altra volta!» dissero quegli increduli, e molti incominciarono ad andarsene via. Altri, invece, credettero alle parole di Paolo e si fecero Cristiani. Quella di Paolo fu davvero una vita straordinaria. Dopo il suo terzo viaggio, l'apostolo fu arrestato, tenuto a lungo prigioniero in Palestina e poi fu trasferito a Roma. Venne però liberato, e compì ancora altri viaggi, preoccupato sempre di portare dovunque possibile la parola del Signore. In una lettera ai Cristiani di Corinto, Paolo fece questo racconto: «Cinque volte ho ricevuto la pena ebraica delle trentanove frustate. Tre volte la pena romana della bastonatura. Una volta sono stato ferito a colpi di pietre». E ancora aggiunse: «Tre volte ho fatto naufragio. Una volta ho passato un giorno e una notte in balìa delle onde. Ho viaggiato molto ed ho affrontato ogni specie di pericoli: pericoli nei fiumi, pericoli nelle città, nei deserti e per mare. Pericoli dei briganti, pericoli da parte di chi non è cristiano e da chi fa solo finta di esserlo. Ho sopportato lavori pesanti. Ho passato intere notti senza dormire. Ho sofferto la fame e la sete. Spesso non ho mangiato e spesso sono rimasto al freddo perché non avevo nulla con cui coprirmi. Oltre a tutto questo, ogni giorno ho avuto preoccupazioni per tutte le comunità cristiane. Se qualcuno è in difficoltà, io ne soffro. Se qualcuno è debole nella sua fede, io me ne tormento». Ma dove trovava Paolo la forza per affrontare tutto ciò? Lui stesso ce lo ha rivelato: «Quattordici anni fa fui portato in paradiso. Lassù ho udito parole meravigliose che per un uomo è impossibile ripetere». Dio, dunque, gli aveva concesso un anticipo di quella gioia che certamente gli ha dato al termine delle sue fatiche, sopportate per amore suo. Atti 17; 2Corinzi 11-12