25
COLAZIONE SULLA RIVA DEL LAGO Giovanni 21
Poco tempo dopo un gruppo di apostoli andò a pescare sul lago di Galilea. Mentre rientravano, dalla spiaggia uno sconosciuto chiese: «Non avete preso nulla?» «Nulla» risposero gli apostoli. E lo sconosciuto: «Gettate la rete a destra della barca». Essi fecero così, e la rete si riempì. Allora Giovanni capì: lo sconosciuto era Gesù! A riva Gesù li attendeva. Aveva acceso un fuocherello e aveva preparato alcuni pani. «Portate il pesce pescato» disse Gesù. «E insieme faremo colazione.»
26
PASCI LE MIE PECORELLE... Giovanni 21
Sulle rive del lago di Galilea Gesù aveva procurato pane e pesce e aveva fatto colazione con un gruppo dei suoi apostoli. Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simone Pietro: «Simone figlio di Giovanni, mi ami tu più di questi altri?» «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo» rispose Pietro. E Gesù: «Pasci i miei agnelli». Poi riprese: «Simone di Giovanni, mi ami?» «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo» rispose di nuovo Pietro. E Gesù: «Pasci le mie pecorelle». Una terza volta Gesù disse: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami davvero?» Pietro si meravigliò che per la terza volta Gesù gli ripetesse la domanda e rispose: «Signore, tu sai tutto. Tu sai che io ti amo». E Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore». Pietro aveva negato tre volte di conoscere Gesù, là nella casa di Caifa. Ora, sulle rive del lago, Gesù gli offriva la possibilità di manifestare per tre volte il suo amore. Dicendo a Pietro «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle, pasci le mie pecore» Gesù dava a Pietro il comando della Chiesa. Pietro doveva prendersi cura di tutte le pecorelle di Gesù, cioè i suoi amici che lo amano e credono in lui.
27
GESU’ TORNA AL PADRE Matteo 28; Atti 1
Nei quaranta giorni che seguirono la sua risurrezione dai morti, Gesù spiegò agli apostoli molte cose del regno di Dio, e disse loro quello che dovevano fare nel nome suo. Diede loro il potere di perdonare i peccati, perché tutti possano, se vogliono, essere amici di Dio e entrare un giorno nel suo regno. Disse anche Gesù: «A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque, e insegnate a tutti i popoli ciò che vi ho comandato. Chi crederà, battezzatelo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Gesù annunciò poi che presto avrebbe mandato loro lo Spirito Santo, e per questo non dovevano allontanarsi da Gerusalemme. Poi, quaranta giorni dopo la risurrezione, condusse gli apostoli sul monte degli Ulivi e là, sotto i loro occhi, si levò in alto, finché una nube lo tolse ai loro sguardi. Gli apostoli continuavano a guardare finché comparvero due uomini vestiti di bianco, due angeli, che dissero: «Uomini di Galilea, perché ve ne state lì a guardare il cielo? Questo Gesù, che vi ha lasciato per salire in cielo, allo stesso modo un giorno ritornerà».
28
IL DISCEPOLO MATTIA Matteo 27; Atti 1
Dopo l'ascensione di Gesù al cielo, gli apostoli tornarono in città e se ne stavano in preghiera con Maria, la madre di Gesù, e con un gruppo di discepoli. Erano in attesa dello Spirito Santo, promesso da Gesù. Intanto pensarono di risolvere un problema. Giuda Iscariota, l'apostolo che aveva tradito Gesù, aveva capito il male commesso. Aveva preso le trenta monete ricevute in cambio del tradimento, le aveva restituite ai capi del popolo ed era andato ad impiccarsi. Gli apostoli erano dunque rimasti in undici. Per questo Pietro si alzò e disse: «Dobbiamo trovare qualcuno che prenda il posto di Giuda. Deve essere uno dei discepoli che abbia seguito Gesù dal giorno in cui egli ricevette il battesimo da Giovanni Battista; che abbia ascoltato tutti gli insegnamenti di Gesù, e possa testimoniare che egli è risorto e salito in cielo». Tra i discepoli che presentavano questi requisiti ne furono indicati due. Allora pregarono così: «Signore, tu che conosci i cuori, indicaci quale di questi due hai scelto». Tirarono a sorte, e la sorte cadde su un discepolo di nome Mattia, il quale si unì così agli altri undici apostoli.
29
FUOCO DAL CIELO Atti 2
Dieci giorni dopo che Gesù era salito al cielo, ricorreva la festa di Pentecoste. A Gerusalemme erano giunti Ebrei provenienti da ogni parte, anche da paesi lontani. La Pentecoste, infatti, era una delle principali feste ebraiche, quella che celebrava il raccolto, e cadeva cinquanta giorni dopo la Pasqua. Erano le nove del mattino. Nella sala dove stavano in preghiera gli apostoli con Maria madre di Gesù e altri discepoli, d'improvviso si sentì un gran rumore come di vento impetuoso, e apparve qualcosa di simile a un fuoco, che si divise in tutte te lingue e andò a posarsi sopra ciascuno dei presenti. Tutti furono ricolmi di Spirito Santo, il dono promesso da Gesù, la terza Persona della Trinità che è Dio. Lo Spirito Santo diede agli apostoli un grande coraggio: essi uscirono e si misero a parlare a tutti di Gesù. Presso la casa si era riunita tanta gente, incuriosita dal gran rumore. E con grande sorpresa tutti, compresi i forestieri, si accorsero che sentivano parlare gli apostoli nella propria lingua. Diceva la gente: «Come mai sentiamo questi uomini parlare nella nostra lingua? Tra noi ci sono Parti, Medi, Elamiti. Alcuni vengono dalla Mesopotamia, dalla Cappadocia, dal Ponto, dall'Asia, dalla Frigia, dall'Egitto e dalla Libia, da Creta e dall'Arabia. C'è chi viene da Roma. Com'è che tutti allo stesso modo sentiamo questi uomini annunciare le meraviglie di Dio?» Alcuni però ridevano e dicevano: «Quelli che parlano sono ubriachi!» «No» rispose Pietro. «Non siamo ubriachi, anche perché sono solo le nove del mattino! Piuttosto, sappiate questo: quel Gesù che è stato messo in croce, era il Cristo, il Messia che doveva venire. Era il Figlio di Dio! Per questo è risorto e ha mandato lo Spirito Santo!»
30
TREMILA NUOVI FRATELLI Atti 2
Pietro spiegava alla folla che Gesù era il Messia annunciato dai profeti. «I nostri capi l'hanno fatto crocifiggere» diceva «ma Dio lo ha risuscitato dai morti!» Colpiti dalle sue parole alcuni chiesero: «Che cosa dobbiamo fare?» E Pietro rispose: «Cambiate vita. Ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo. Riceverà il perdono dei peccati e il dono dello Spirito Santo». Allora molti chiesero di essere battezzati. Così quel giorno circa tremila persone si unirono ai credenti in Gesù.
Coloro che credevano nel Signore Gesù crescevano ogni giorno di numero. Essi erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nel partecipare alle preghiere in comune, e specialmente alla celebrazione della Messa, che allora si chiamava "frazione del pane". Tutti coloro che erano diventati credenti tenevano le loro proprietà in comune. Chi aveva case o campi li vendeva e distribuiva il ricavato ai più poveri. Quelli che abitavano a Gerusalemme ogni giorno si recavano al tempio a pregare. Tutti erano un cuore solo e un'anima sola e manifestavano apertamente la loro fede: Gesù, il crocifisso, è risorto dai morti e ora sta alla destra del Padre nei cieli. Tutti appartenevano al popolo di Israele e ritenevano che Gesù fosse venuto a portare la salvezza soltanto al loro popolo. Ma ben presto si pose un problema: un numero sempre maggiore di persone non ebree, per esempio Romani o Greci sentivano parlare di Gesù e chiedevano di diventare suoi seguaci. Nella Chiesa, che era la famiglia dei seguaci di Gesù, si discuteva se ammettere o no coloro che non appartenevano al popolo di Israele. Sorgeva poi un altro problema. Gli Ebrei osservavano molte regole particolari, ad esempio riguardo al cibo. Essi non mangiavano certi animali come i maiali, alcuni uccelli, i molluschi e nessun altro animale che fosse morto soffocato. Chiamavano questi cibi "impuri", e anche quando gli Ebrei diventavano Cristiani continuavano a ritenere peccato cibarsi di essi. Coloro che non erano Ebrei, invece, non seguivano queste regole. Ora: se li si ammetteva nella Chiesa, cioè se divenivano Cristiani, dovevano anche osservare le regole degli Ebrei? Ad esempio, dovevano smettere di mangiare gli animali "impuri"? A risolvere questi problemi intervenne direttamente il Signore. Le cose andarono cosi. Nella città di Cesarea viveva con la sua famiglia un ufficiale dell'esercito romano, di nome Cornelio. Egli era un uomo buono, che, amava Dio e cercava di rispettare la sua volontà: pregava sempre e dava elemosine ai poveri. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, ebbe la chiara visione di un angelo che gli disse: «Cornelio, le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio. Ora manda degli uomini a Giaffa, perché conducano qui un tale Simone detto anche Pietro, che si trova appunto a Giaffa, ospite di un certo Simone conciatore di cuoio, la cui casa si trova sulla riva del mare». Cornelio chiamò due dei suoi servi e un soldato di cui si fidava, spiegò loro ogni cosa e li mandò a Giaffa. Il giorno dopo, mentre i tre inviati di Cornelio erano in cammino e si stavano avvicinando alla città, verso mezzogiorno Pietro salì a pregare sulla terrazza della casa di cui era ospite. Era l'ora di pranzo, e Pietro ebbe fame. D'improvviso, durante la preghiera ebbe una visione: vide scendere dal cielo una grande tovaglia, su cui stava ogni specie di animali che egli aveva sempre considerati impuri. Una voce gli diceva: «Alzati, Pietro, e mangia!» «No davvero, Signore» rispose Pietro «perché io non ho mai mangiato nulla di impuro». Ma il Signore gli disse: «Nulla di quello che io ho creato è impuro». La scena si ripeté tre volte, di modo che Pietro non avesse dubbi su quello che aveva visto. E Pietro capì: le regole alimentari dipendono dalle abitudini dei diversi popoli; nessuno deve pretendere che esse siano uguali per tutti. Capì anche che davanti a Dio non ci sono popoli privilegiati; tutti sono ugualmente cari al suo cuore. Intanto gli inviati di Cornelio erano giunti a Giaffa, avevano trovato la casa del conciatore di cuoio e si stavano informando se Pietro abitasse là. Lo Spirito Santo disse a Pietro: «Ecco, tre uomini ti cercano. Va' con loro, perché sono io che li ho mandati». Il giorno dopo Pietro, accompagnato da alcuni Cristiani, andò con loro a Cesarea. Entrò nella casa di Cornelio e disse: «Voi sapete che gli Ebrei come me non vanno a casa di uomini appartenenti ad altri popoli, perché li considerano impuri. Ma Dio mi ha mostrato che niente e nessuno è impuro. Anzi, mi rendo conto che Egli non fa preferenze di persone: chiunque vive come piace a lui, è a lui gradito». Pietro si mise poi a spiegare tutto quanto bisogna sapere su Gesù. E stava ancora parlando, quando lo Spirito Santo scese su tutti coloro che ascoltavano. I Cristiani di origine ebraica che avevano accompagnato Pietro si meravigliarono che lo Spirito scendesse anche sopra quelli che non erano Ebrei. Ma davanti a ciò che accadeva, Pietro disse: «Come si può ancora impedire che vengano battezzati nel nome di Gesù questi uomini che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?» Cornelio e i suoi familiari furono battezzati. Essi furono i primi non Ebrei a divenire Cristiani, ed entrare a far parte della Chiesa. I primi di una lunga schiera, che non si è ancora conclusa. Atti 2; 10.
1
LO STORPIO DELLA PORTA BELLA Atti 3
Un giorno, verso le tre del pomeriggio, gli apostoli Pietro e Giovanni salirono al tempio di Gerusalemme a pregare. Giunti presso la porta del tempio che era detta "Bella" videro un uomo, storpio fin dalla nascita, che ogni giorno da molti anni veniva condotto li a chiedere l'elemosina a chi entrava nel tempio. Egli chiese l'elemosina anche a Pietro e a Giovanni. Ma Pietro lo fissò e gli disse: «Guarda verso di noi». Lo storpio ubbidì, pensando di ricevere qualcosa da loro. Invece Pietro gli disse: «Non ho monete d'oro né d'argento; ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, cammina!» Mentre così diceva, lo prese per la mano destra e lo sollevò. E di colpo i piedi e le caviglie dello storpio si rinvigorirono. Egli balzò in piedi e si mise a camminare e a saltare di gioia, poi seguì gli apostoli nel tempio, per lodare Dio e ringraziarlo per la sua misericordia. C'era molta gente che andava e veniva per la Porta Bella, e tutti conoscevano lo storpio che sedeva a elemosinare: al vedere che ora egli camminava e saltava, tutti rimasero sorpresi e meravigliati.
2
BARNABA. UN APOSTOLO GENEROSO Atti 4
I primi Cristiani mettevano in comune i loro beni, così che nessuno mancava del necessario. Chi possedeva campi o case li vendeva, portava il ricavato agli apostoli ed essi lo distribuivano a chi era nel bisogno. Così fece tra gli altri un certo Giuseppe, un ebreo di Cipro che gli apostoli soprannominarono Barnaba. Il nome significa "capace di esortare" gli uomini al bene: Barnaba infatti divenne un collaboratore degli apostoli, molto attivo nel parlare a tutti di Gesù.
3
PIETRO E GIOVANNI IN TRIBUNALE Atti 4
Pietro aveva risanato lo storpio della Porta Bella. Alla folla accorsa egli spiegò che aveva potuto farlo per opera di Gesù. Subito, però, giunsero le guardie: arrestarono Pietro e Giovanni e li misero in prigione. Il giorno dopo i capi del popolo interrogarono i due apostoli: «Chi vi ha dato il potere di fare questo?» Pietro, pieno di Spirito Santo, rispose con coraggio: «Gesù di Nazaret! Quel Gesù che voi avete fatto morire e Dio ha fatto risorgere dai morti. Anzi, sappiate: Gesù è l'unico che può liberarci dal male!» I capi ebraici erano sorpresi che due popolani come Pietro e Giovanni parlassero con tanta sicurezza e temevano che la notizia del miracolo potesse indurre altri uomini a diventare Cristiani. Perciò ordinarono agli apostoli di non parlare più di Gesù e di non insegnare nel suo nome. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Dite voi stessi se è più giusto obbedire a voi o a Dio. Noi non possiamo fare a meno di parlare di ciò che abbiamo visto e udito!» Di nuovo i capi minacciarono Pietro e Giovanni, poi li lasciarono liberi, per paura del popolo che li lodava per il miracolo compiuto.
4
ALMENO SFIORATI DALL’OMBRA Atti 5
Gli apostoli si recavano ogni giorno nel tempio, si mettevano sotto il portico di Salomone a insegnare la dottrina di Gesù e facevano molti miracoli in mezzo alla gente. Tutto il popolo li stimava, e cresceva ogni giorno il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore Gesù. Da tutta Gerusalemme e dai villaggi vicini la gente portava i malati sulle barelle e li deponeva sulle piazze, perché Pietro, passando, li sfiorasse almeno con l'ombra del suo corpo. E tutti venivano guariti.
5
STORIA DI DUE BUGIARDI atti 5
Un tale Anania e sua moglie Saffira vendettero un loro campo perché il ricavato venisse distribuito ai poveri, ma nascostamente tennero una parte della somma per sé. Pietro venne a saperlo e disse ad Anania: «Come sai bene, nessuno ti obbligava a vendere il campo, e anche dopo averlo venduto potevi fare dei tuoi soldi quello che volevi. Ma non dovevi dire di aver consegnato tutto! Tu non hai mentito a noi: hai mentito a Dio». Anania rimase così sconvolto al pensiero di quello che aveva fatto, che cadde subito in terra morto. Alcuni giovani avv/olsero il suo corpo in un lenzuolo, e lo portarono a seppellire. Tre ore dopo, senza sapere quello che era accaduto arrivò Saffira. Pietro le chiese: «Saffira, avete venduto il campo proprio a questo prezzo?» Ella rispose di sì, e Pietro allora aggiunse: «Tu e tuo marito vi siete messi d'accordo di sfidare il Signore! Ecco, stanno tornando coloro che hanno seppellito tuo marito. Ora porteranno via anche te». E difatti anche Saffira cadde a terra davanti a Pietro e morì all'istante. Tutti compresero che mentire al Signore è colpa grave.