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La comunità ecclesiale, come corpo mistico di Cristo, si deve necessariamente riunire in preghiera perché noi cristiani ne facciamo parte (1 Cor 12, 12ss.), e tra noi suoi membri c’è o deve esserci coesione o unità.

Parliamo di un’unità che trae la sua forza e si mantiene nella Chiesa grazie alla partecipazione eucaristica (1 Cor 12, 22-23). È soprattutto nell’Eucaristia che rafforziamo la nostra unità, non solo tra noi, come figli di Dio, ma anche con Cristo nostro capo e in Lui con Dio Trinità.

Vivere l’Eucaristia non esclude tuttavia altri momenti di preghiera in comunità, al contrario. I gruppi di preghiera sono e devono essere sempre migliori, un prolungamento della Messa e/o una sua espressione.

I gruppi di preghiera non sono nuovi nella Chiesa. Sono nati dopo la resurrezione di Gesù Cristo, quando erano riuniti gli apostoli e 120 discepoli (At 1, 15), che “erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1, 14).

Teniamo conto del fatto che queste assemblee avevano luogo ancor prima della Pentecoste (il primo e cruciale momento intenso di preghiera ecclesiale).

Da allora e fino ai nostri giorni, la Chiesa si è riunita regolarmente non solo per imparare la dottrina degli apostoli, ma anche – e soprattutto – per spezzare il pane e pregare insieme (At 2, 42-46; 4, 33; 12, 5-12).