00 16/12/2015 11:28
80- La solitudine aguzza l'ingegno

Il padre Dula diceva: < Non c'è nulla che possa sconfiggerlo, meglio della solitudine unita alla moderazione nel cibo.
Entrambe rendono più acuti gli occhi dell'anima”.


*** E' necessario che i momenti di solitudine scandiscano i tempi di incontro e di comunione con gli altri.

Solo chi sa stare da solo saprà anche stare con gli altri.

Non si toglie nulla ai rapporti, ma gli si dà un valore aggiunto: limpidità, imparzialità e profondità.

La solitudine, carica di preghiera e di riflessione, aiuterà a purificare quello che ci può essere di poco limpido o di torbido nei rapporti umani, soprattutto quelli molto o troppo piacevoli.

Oppure aiuterà a trovare le giuste motivazioni di fede, per rapportarsi con pazienza e apertura del cuore, con coloro che non ci ispirano nessuna spontanea simpatia.

Infine, starsene per un po' di tempo da soli, arricchirà ogni rapporto di una dimensione fondamentale: la profondità.

Non è sufficiente, infatti, darsi da fare per ampliare ed estendere le proprie cerchie di conoscenti e amici, cosa che oggi i vari “social network” rendono possibile, se poi, come purtroppo succede, le relazioni restano superficiali, vuote e svuotanti, generando un nuovo tipo di solitudine negativa e frustrante: quella di chi, immerso nella moltitudine, sperimenta in sé e negli altri la più totale mancanza di senso e di orientamento. Parlando per ore del nulla si diventa delle nullità, con la testa vuota di idee e col cuore pieno di illusioni o di delusioni.

Saper stare da soli, per un tempo prolungato, equivale a riempire la mente di idee e di progetti, colmando il cuore di serenità e di speranza, per poi riversare la propria pienezza nei rapporti con gli altri, attingendo alla loro ricchezza interiore.

La solitudine, come dice l'abate Dula, “rende acuti gli occhi dell'anima”, perchè aiuta a prendere la necessaria distanza dalle situazioni, fornendo quella “visione panoramica”, quella “visione d'insieme”, indispensabile per comprenderle e per risolverle.

Comprende e si gode meglio un panorama, ricco e variegato, non colui che vi è immerso, ma colui che lo osserva dal di fuori e da lontano, meglio ancora se “dall'Alto”.

Come pure, non può comprendere ed ammirare l'acqua azzurra e le onde spumeggianti dell'oceano colui che, ad occhi chiusi, annaspa sott'acqua.

L'altro aspetto cui fa accenno il nostro racconto è la moderazione nel cibo.

E' fin troppo chiaro che ingozzandosi di carne e di dolci, ed innaffiando il tutto con qualche bicchiere di vino, non si crea la condizione più adatta ad affrontare con la dovuta lucidità gli assalti del nemico e le sue innumerevoli insidie (Luca 21,34).