00 14/12/2016 12:33
Monaci Benedettini Silvestrini
L'attesa fiduciosa

"Stillate, cieli dall'alto", "La verità germoglierà dalla terra", così il profeta, così il salmo responsoriale: un auspicio e una promessa, ma noi restiamo ancora in trepida attesa. C'è da superare quel "già e non ancora" che ci affascina e ci affligge. La fede e la speranza, se ben alimentate, ci aiutano a guardare lontano, oltre la soglia del tempo; così, sorretti dalla divina sapienza, squarciamo i cieli e vediamo il fiorire dei germogli fecondi della terra. L'incanto dell'opera divina per noi e con noi! La sua onnipotenza scritta in noi e nel creato, ci rende certi del suo amore, ci rende consapevoli della dignità di cui ci ha adornato, ci illumina sulla gravità del peccato e sulla preziosità della redenzione che si attua nel Cristo che sta per venire tra noi. L'invocazione "Vieni, Signore Gesù", "Maranathà", diventa incalzante, urgente. I primi bagliori del Natale già ci illuminano a sufficienza per convincerci che il nostro mondo è ancora pieno di cechi, di zoppi, di lebbrosi, di sordi e di morti ambulanti. Imploriamo per questo la venuta del Signore e già lo invitiamo a percorrere le nostre strade, a ripetere i miracoli compiuti lungo i percorsi della Palestina: "I ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, l'Evangelo è annunziato ai poveri". Questi e non altri sono i motivi della nostra attesa. Il Natale è nascita e risurrezione. È la Vita che germoglia e pervade la nostra vita. Deo gratias!