00 15/02/2014 23:04

A conferma di quanto sopra espresso, allego un commento evangelico al brano di 1 Pt 4,12 ss , riportato nel sito laparola.net e nel quale sono espressi concetti analoghi, almeno per quanto riguarda la correzione che Dio esercita verso i credenti durante la vita terrena.


1 Pt4,12 Diletti, non vi stupite della fornace ch'è accesa in mezzo a voi per provarvi, quasichè vi avvenisse qualcosa di strano.


....Quel fuoco separa le scorie, cioè i credenti di nome soltanto, dal metallo puro che sono i cristiani sinceri e genuini; esso li rende consci della loro debolezza, ma li spinge a rifugiarsi con cresciuta fede presso al loro Salvatore e li aiuta a liberarsi da quanto vi è in loro stessi di maleEntra quindi nel piano educativo di Dioe non dev'essere considerato come cosa strana, incompatibile colla loro vocazione di figliuoli di Dio. Certo la sofferenza ripugna alla carne; Pietro stesso, imbevuto delle idee giudaiche relative ad un Messia glorioso, aveva trovato strano l'annunzio dato da Cristo circa la propria morte violenta: "Tolga ciò Iddio, Signore; questo non ti avverrà mai" Matteo 16:22-23 Così potevano i credenti ancora malfermi trovare strano d'esser perseguitati per essersi decisi a menare una vita onesta, pura e pia. Invece d'esserne scandalizzati, dice l'apostolo, devono piuttosto rallegrarsene....



1Pt 4,17 È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio?


Il giudicio di Dio sulla Chiesa non è un giudicio di condanna, ma un giudicio disciplinare che mira a purificarla, a liberarla dal male che Dio odia e colpisce anche nei suoi figli che sono più responsabili di altri perchè hanno conosciuto la verità. Quand'essi "sono giudicati, son corretti dal Signore, affinchè non siano condannati col mondo" 1Corinzi 11:32


e se comincia prima da noi, qual sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al Vangelo di Dio?


Se al giudicio del Dio onnisciente e santo non isfugge nessuna forma di ipocrisia nascosta nella sua casa, quale sarà la sorte finale di coloro che volontariamente si saranno dichiarati ribelli agli, inviti della grazia di Dio offerta loro in Cristo? Cfr. Luca 23:31


18 E se il giusto,


ossia l'uomo pentito, credente e rinnovato moralmente dallo Spirito,


è appena salvato


attraverso i dolori del ravvedimento, della rinunzia al male, e delle persecuzioni del mondo.



Naturalmente il commento non arriva a porsi la domanda obbligata che deve essere questa:
se un credente non arriva a completare con i dolori della vita presente il cambiamento radicale della sua vita come potrà essere salvato, se a Dio "non sfugge nessuna forma di ipocrisia?" 
Potrà una piccola macchia, che ancora resta attaccata all'anima del credente essere considerata passibile della morte eterna?

A tali domande occorre necessariamente rispondere cercando tali risposte nella Scrittura