00 10/09/2013 09:42
11. Le creature portano il contemplativo a Dio.

Da questi due primi gradi, che ci inducono a contemplare Dio nelle sue orme, quasi a modo delle due ali che scendono fino ai piedi, possiamo ricavare che tutte le creature di questo mondo sensibile portano l’animo del sapiente e del contemplativo a Dio eterno. E ciò per il motivo che di colui che è Primo Principio potentissimo, sapientissimo e ottimo, eterna origine, luce, pienezza, e anche di quell’arte che è causa, modello e norma; noi abbiamo ombre, risonanze e pitture; e vestigi, immagini e specchi sono stati posti davanti a noi e divinamente dati come segni perché potessimo scoprirvi Dio.
Essi sono come modelli anzi dei modellati, proposti alle menti ancora rozze e sensuali, perché attraverso le cose sensibili che vedono possano intendere le cose intelligibili che non vedono, passando dai segni ai significati.

12. Creature come segno secondo natura, profezia, istituzione.

Ora queste creature sensibili significano le cose invisibili di Dio (Rm. 1,20), in parte perché Dio è origine, idea esemplare e fine di ogni creatura, e ogni effetto è segno della causa, ogni modellato del suo modello, e ogni via del suo fine; in parte perché da se stesse lo rappresentano; o perché assunte come figure nella profezia; o per operazione angelica; o per effetto dell’istituzione. Infatti ogni creatura è già per sua natura quasi figura e similitudine dell’eterna Sapienza. Lo è specialmente quella che, secondo la S. Scrittura, viene elevata dallo spirito profetico a raffigurare le realtà spirituali. Più ancora lo sono quelle creature della cui effigie per ministero degli Angeli Dio si serve per apparire. In specialissimo modo infine lo sono quelle cose ch’egli ha scelto e istituito per significare qualcosa e che non soltanto hanno natura di segno col loro nome comune, ma anche di sacramento.