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Da "I Princìpi" di Origene

Non so perché mai gli eretici, non comprendendo ciò che vuol dire l'apostolo con queste parole, degradino nel Figlio il significato della sottomissione: se si cerca il significato di queste parole, lo si trova facilmente considerando il suo opposto. Se infatti esser sottoposto non è cosa buona, sarà cosa buona il suo contrario, cioè non essere sottoposto. E secondo loro, quando l'apostolo dice: "Allorché tutto gli sarà sottoposto, allora anche il Figlio si sottometterà a colui che gli ha sottoposto tutto" (1 Cor. 15, 28), egli vorrebbe dire che il Figlio, che ora non è sottoposto al Padre, gli sarà sottoposto quando il Padre avrà sottoposto a lui tutte le cose. Ma mi meraviglio come essi possano pensare che colui che non è sottoposto ora, quando tutto non gli è stato ancora sottoposto, sarà sottoposto allora, allorché tutto gli sarà sottoposto ed egli sarà rè di tutto e terrà il potere di tutto l'universo, mentre prima non era stato sottoposto. Essi non comprendono che la sottomissione di Cristo al Padre indica la beatitudine della nostra perfezione e il coronamento dell'opera da lui intrapresa, poiché egli presenta al Padre non solo la norma del reggere e regnare, ristabilita in tutta la creazione, ma anche la norma dell'ubbidienza e della soggezione ristabilita nel genere umano. Perciò se consideriamo buona e salutare questa soggezione per la quale il Figlio è detto soggetto al Padre, ne consegue che dovremmo considerare buona e utile anche la soggezione dei nemici al Figlio di Dio (cfr. Cor. 15, 25);