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Atti 15,1-35 (parallelo di Galati cap 2,1-10)

In questo capitolo, altamente drammatico, si racconta come la grande opera di evangelizzazione, descritta nei due capitoli precedenti, minacciò di naufragare a causa dell'insistenza di alcuni Giudei convertiti nell'imporre anche ai pagani la legge di Mosè. Data la distanza psicologica del mondo greco dal mondo giudaico, una tale prescrizione si sarebbe rivelata inattuabile, e avrebbe praticamente chiuso le porte alla conversione dei pagani. Inoltre essa intaccava il cuore stesso del messaggio, che proclamava la salvezza nel nome di Gesù, e non in virtù della legge. Il concilio di Gerusalemme risolve la gravissima controversia in senso favorevole a Paolo, ma imponendo alcune prescrizioni per facilitare la convivenza tra Giudei e pagani convertiti. I fatti narrati concordano sostanzialmente con quelli raccontati da Paolo in Ga 2,1-10; negli Atti si rileva che le determinazioni finali sono scaturite principalmente dalle decisioni degli apostoli. Identico è il problema trattato, cioè la libertà dei neoconvertiti pagani rispetto alla legge; in entrambe le narrazioni troviamo Paolo e Barnaba a Gerusalemme a trattare con Pietro e Giacomo; il risultato della discussione è in entrambi i casi il riconoscimento da parte degli apostoli che la circoncisione non è necessaria.