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6. - Nel dubbio circa la nostra colpevolezza, è meglio propendere verso la parte più umiliante, come la più meritoria.

Il santo Dottore sembra aver talmente paura di vederci trascurare le occasioni di disprezzar noi stessi, che vorrebbe lo facessimo anche quando si tratta di colpe dubbie, consigliandoci in questo caso, a scegliere il partito migliore, ossia quello che è più contrario all'orgoglio, e più vantaggioso per l'umiltà.
“In generale, scrive, io consiglio che quando non sappiamo distinguere se in una occasione abbiamo compiuto il nostro dovere o abbiamo offeso Dio, dobbiamo umiliarci, domandare perdono a Dio e implorare più lume per un'altra volta; poi dimenticare l'accaduto e rimetterci di nuovo in cammino. Perché quella curiosa e pressante voglia di sapere se abbiamo fatto bene, proviene dall'amor proprio, il quale fa desiderare di sapere se ci siamo comportati in modo impeccabile; mentre l'amor di Dio inculca: miserabile e codardo che sei stato! umiliati, appoggiati alla misericordia di Dio e chiedi perdono; fa una nuova protesta di umiltà e rimettiti a lavorare per il tuo avanzamento” (12).
E anche il pensiero dell'Imitazione: “Signore, per conseguire il perdono delle colpe, mi giova molto più la vostra infinita misericordia che non qualunque idea di giustizia ch'io possa avere per difendere la mia coscienza che non conosco a fondo” (13).