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2. - Amare la propria abiezione è amare la verità.

La verità è che noi siamo dei miserabili e che, ad eccezione dei doni di Dio, non abbiamo di nostro che il nulla e il peccato. Quando si può fare senza scandalo, dobbiamo essere contenti di riconoscerlo e di vederlo riconoscere dai nostri fratelli, allo stesso modo che un innamorato della scienza si stima felice se scopre una nuova verità scientifica e riesce a dimostrarla e farla ammettere dagli altri. Un sentimento contrario si opporrebbe sia alla lealtà che alla verità, e meriterebbe il biasimo del reale profeta: Perché amate la vanità e cercate la menzogna? (6).
“Queste macchie stan bene sopra di me”, diceva un anima santa, mirando le proprie imperfezioni; “Che cosa merita un lebbroso se non dei cenci?”. E una degna figlia di S. Francesco di Sales, praticando alla lettera l'insegnamento del Padre, esclamava: “Se si potesse far in modo che le nostre colpe non offendessero Dio, io desidererei continuamente cadere, per essere continuamente confusa e annientata” (7).