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10. Esempi di correzione soave e persuasiva.

“Abbiamo dunque dei nostri falli un rincrescimento vero, calmo e sodo. Un giudice castiga più rettamente i colpevoli quando pronunzia le sue sentenze secondo ragione e con mente tranquilla, che non quando le pronunzia sotto l'impeto d'una passione; poiché se giudica con passione, non castigherà i delitti secondo che essi meritano, ma secondo le disposizioni sue personali. Così noi, ci castigheremo assai meglio con un pentimento tranquillo e costante, che non con un pentimento amaro, ansioso e collerico; perché i pentimenti impetuosi non sono concepiti secondo la gravità delle colpe, ma secondo le proprie inclinazioni...
Credetemi, Filotea, come le correzioni d'un padre, fatte con dolcezza e cordialità, valgono assai più per l'emendazione del fanciullo, che non le collere e lo sdegno; così, quando il nostro cuore avrà commesso qualche fallo, se lo riprenderemo con maniere dolci e tranquille, animandolo a correggersi e mostrando più compassione che passione, il dolore che ne concepirà sarà molto più vivo e profondo di un dolore dispettoso, collerico e tempestoso.
Quanto a me, se per esempio avessi gran premura di non cadere nel vizio della vanità, e ciò nonostante vi fossi già caduto, non vorrei riprendere il mio cuore in questa maniera: Miserabile che sei! dopo tante risoluzioni ti lasci trasportare ancora dalla vanità? Muori di vergogna, non alzare più gli occhi al cielo, cieco, sfacciato, traditore e sleale col tuo Dio!... e simili cose. Ma vorrei correggerlo con ragionevolezza e con maniere compassionevoli: Orsù, mio povero cuore, eccoci caduti nella fossa che eravamo tanto risoluti di schivare. Ah, rialziamoci, abbandoniamola per sempre; invochiamo la misericordia di Dio, speriamo in essa che ci aiuterà in avvenire a essere più forti, e mettiamoci sul sentiero dell'umiltà. Coraggio: d'ora innanzi vigileremo di più sopra noi stessi; Dio ci aiuterà e noi faremo profitto. E su questa riprensione, stabilirei un sincero e fermo proposito di non più mancare, prendendo i mezzi convenienti e sentendo anche il consiglio del mio direttore.
Se tuttavia qualcuno vedrà che al suo cuore non basta questa correzione soave, usi anche un rimprovero e una riprensione dura e forte, per eccitarlo a confondersi profondamente; purché dopo averlo con asprezza ripreso e fatto sdegnare, lo conforti, facendo terminare tutto il suo rammarico e sdegno in una dolce e santa fiducia in Dio, a imitazione del grande penitente, che sentendo la sua anima, afflitta, la consolava così: Perché sei mesta, o anima mia, e perché mi conturbi? Spera in Dio, poiché io lo benedirò ancora, come salvezza del mio volto e mio vero Dio” (37).