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11. Vi supplico, mio Dio, di concedermi che ciò avvenga e che io possa cantarle in eterno, visto che vi siete compiaciuto di elargirmele così straordinariamente grandi da meravigliare coloro che le vedono e far spesso trasecolare me che allora mi effondo nelle vostre lodi, poiché sola e senza di voi io non potrei far altro che strappare di nuovo i fiori del mio giardino, in modo che questa mia terra miserabile si ridurrebbe allo stato di un letamaio come prima. Non permettetelo, Signore, né vogliate che si perda un’anima che a prezzo di tante sofferenze avete redento e che tante volte siete tornato a riscattare strappandola alle fauci dello spaventoso dragone.
12. La signoria vostra, padre, mi perdoni se divago dal mio soggetto e non se ne meravigli, poiché parlo di cose che mi riguardano. L’anima è così presa da ciò che scrive che, a volte, le è difficile non continuare nelle lodi di Dio in quanto, scrivendo, ripensa al molto che gli deve. Spero che la signoria vostra non ne sarà scontento, perché mi sembra che entrambi possiamo innalzare lo stesso canto, anche se in maniera differente; è, infatti, molto più quello che io devo al Dio, il quale mi ha perdonato di più, come la signoria vostra sa.