00 19/11/2013 08:54
"In quei giorni un tale Eleazaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio".
Il motivo per cui Eleazaro subì il supplizio oggi ci sembra quasi incomprensibile, perché un cristiano non è tenuto a certe osservanze alimentari. Ma dobbiamo rispettare e ammirare il suo comportamento: poteva sfuggire alla morte e non lo fece, per non dare cattivo esempio: "Non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani si perdano per causa mia". Il ricordo della persecuzione di Antioco Epifane fu più tardi per i primi cristiani un esempio di grande generosità e coerenza da parte di molti Giudei.
Nel corso dei secoli anche i cristiani si fecero persecutori dei Giudei, mancando di fedeltà a Cristo: un cristiano non perseguita, ma protegge i perseguitati, e anche di questo, per fortuna, abbiamo molti esempi, soprattutto durante l'ultima guerra.
Dobbiamo piuttosto essere pronti ad affrontare la persecuzione con fortezza d'animo pur di non essere complici dei persecutori.
Se la prima lettura ci presenta la figura di un uomo fedele fino a morire, il Vangelo narra invece l'avventura meravigliosa di un uomo considerato da tutti un peccatore: Zaccheo.
A noi è più facile ritrovarci in lui, perché anche noi siamo peccatori, piccoli e non ci è possibile vedere il Signore: bisogna che lui ci cerchi, che sia lui a decidere di venire nella nostra casa. Allora il suo amore gratuito ci renderà capaci di un amore generoso come quello di Zaccheo, anche forse eroico, come quello di Eleazaro.
Imitiamo l'umiltà di Zaccheo, che non ha temuto di esporsi al ridicolo arrampicandosi, lui, "capo dei pubblicani e ricco", su un sicomoro; approfittiamo di tutte le umiliazioni per "salire" e così vedere Gesù e sentirci dire da lui: "Devo fermarmi a casa tua".