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Gesù ha voluto che la sua Chiesa avesse, fino alla fine dei tempi, dei pastori che partecipassero al suo sacerdozio in modo che l'atto di salvezza di Gesù fosse presente ed efficace in tutta l'umanità e per tutte le generazioni (Lumen gentium , 28).

In questi tempi, in cui l'umanità cerca la propria strada nell'oscurità e gli uomini sono come pecore senza pastore, il cuore di Cristo è più che mai vicino ad ognuno di loro per prevenire i pericoli che li minacciano, i passi falsi e le cadute, e per far crescere la loro generosità.
È per questo che ognuno deve misurare le proprie responsabilità e rimanere attento per scoprire e accogliere in sé i possibili segni della chiamata ad una missione "pastorale", più vicina all'azione del pastore supremo, alla sua parola e al suo sacrificio.
La vita deve essere consacrata a qualcosa di grande. Non si può rimanere inerti e insensibili, sapendo quante mani si alzano dai cinque continenti verso colui che, rappresentando il Cristo tra loro, può appagare la loro attesa e rispondere alle loro speranze.
Sono mani di fanciulli e di giovani che attendono che si insegni loro la via della verità e della giustizia; mani di uomini e di donne ai quali l'asprezza della vita quotidiana fa sentire più acuto il bisogno di Dio; mani di vecchi, di malati, che aspettano che ci si interessi a loro, che ci si chini sulle loro pene, che li si consoli delle loro amarezze, aprendo alle loro anime stanche la speranza celeste; mani di affamati, di lebbrosi, di abbandonati dalla società che chiedono aiuto.

Per tutti loro sono necessari dei sacerdoti, dei religiosi, sono necessarie delle religiose, delle anime che si dedichino agli istituti secolari. Ma, purtroppo, spesso essi mancano esattamente là dove il bisogno è più grande, dove si fa ogni giorno più tragico.

PAOLO VI