00 29/11/2011 23:15

Studio USA: gli atei non godono di  molta fiducia

Uno studio statunitense arriva come un macigno in questi giorni a lacerare l’illusione della forma di proselitismo promosso oggi dalla cultura laicista. Quella forma estrema di ateismo diventata oggi una vera e propria religione, basa il suo stesso esistere e la sua propaganda sull’attacco plateale e sistematico verso le altre religioni, il rancore e l’odio verso i leader religiosi, la diffamazione e la derisione delle persone credenti, l’enfatizzazione delle loro incoerenze e debolezze. Tutto il pensiero laico si è ridotto ad una sorta di gossip laicista, che tiene occupate quotidianamente decine e decine di persone (ovviamente nella realtà virtuale del web), le quali pensano davvero di promuovere la loro ideologia soffermandosi sulle (presunte) debolezze degli odiati credenti.

La ricerca, pubblicata sul “Journal of Personality and Social Psychology” mostra con evidenza che gli atei sono diventati la categoria di persone meno simpatiche, particolarmente per la scarsità di fiducia che la gente ripone in loro. Questa visione è generalizzata ed è presente, si legge, anche nelle popolazioni più liberali e laiche. La ricerca realizzata dallo psicologo Will Gervais dell’University of British Columbia, coincide perfettamente con i risultati di quella realizzata nel 2006 e pubblicata sull’American Sociological Review. Il profilo dell‘individuo inaffidabile è stato visto come rappresentante degli atei e degli stupratori, ma non dei cristiani, musulmani, ebrei, femministe e omosessuali. «Le persone usano la religiosità come un segnale di fiducia», scrivono i ricercatori, e dato che «l’affidabilità è il tratto più apprezzato nelle persone», questa equazione mentale genera oggi un atteggiamento decisamente negativo nei confronti dei non credenti.

Per realizzare i test, i ricercatori hanno sottoposto a 105 studenti la lettura di una vignetta di un uomo che non riesce a prendersi la responsabilità del suo gesto dopo aver urtato un furgone parcheggiato con la sua auto, e un’altra in cui l’uomo mette in tasca dei soldi presi da un portafoglio che ha trovato sul marciapiede. Ai partecipanti è stato chiesto se pensavano che l’uomo fosse più probabilmente (a) un insegnante, o (b) un insegnante e un secondo fattore di identificazione. La risposta più scelta è stata: “Un insegnante e un ateo”, sorprendentemente maggiormente preferita  della risposta: “un insegnante e uno stupratore”.

Un altro esperimento ha visto impegnati quaranta studenti universitari, invitati a scegliere tra un candidato religioso e uno ateo per due posti di lavoro: un lavoratore in un asilo nido e una cameriera. Al di là della loro appartenenza o non appartenenza religiosa, i candidati avevano medesime qualifiche per la posizione. «I partecipanti hanno significativamente preferito il candidato religioso al candidato ateo per il posto di lavoro in cui serviva una elevata dose di fiducia -quello all’asilo nido-. Al contrario, i partecipanti hanno marginalmente preferito il candidato ateo al candidato religioso per un posto di lavoro in cui non occorre grande fiducia, come la cameriera», ha spiegato lo psicologo. Per dirla semplicemente: il candidato religioso è stato preferito al candidato ateo per un lavoro in cui è richiesto un individuo particolarmente affidabile, questo significa, continua Gervais, una forma di sfiducia verso gli atei.


[Modificato da Credente 07/08/2015 21:11]