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Cenni Storici

Il termine «buddismo» deriva dal titolo onorifico di «Buddha» (dal sanscrito «risvegliato» o «illuminato»). Il buddismo nasce nell’ambiente culturale indiano, e poi, sotto l’influsso di monaci buddisti, si espande a macchia d’olio, prima a Sud e poi a Nord (Tibet, Cina, Corea e Giappone). In breve, è un movimento filosofico-religioso separatosi dall’induismo tradizionale.

Origini

Tutto cominciò in India nel 563 a.C. (al tempo dei profeti biblici Geremia ed Ezechiele) sulle pendici occidentali dell’Himalaya, quando nacque Siddhartha Gautama, figlio del reggente di uno dei tanti regni locali, vicino al confine con il Nepal. Suo padre Suddhodana cercò di tenerlo lontano dalle difficoltà della vita, circondandolo di ogni possibile agio. Tuttavia, la natura meditativa del giovane diede ben presto una svolta decisiva alla sua vita. In varie occasioni, passeggiando nei dintorni della reggia, Gautama vide un vecchio, un malato ed un morto. Pieno di compassione per l’umanità, cercò di scoprire il modo per superare il dolore e la morte stessa.

Fu così che all’età di ventinove anni il giovane principe abbandonò la moglie e la famiglia per divenire un asceta itinerante. Si accorse, però, che neanche quella era la via per risolvere il problema. Un giorno, mentre era sotto un albero in “meditazione”, sarebbe stato “illuminato”, e divenne, appunto, il Buddha, che, come abbiamo detto, vuol dire proprio «illuminato». Non fu, però, illuminato da qualche divinità, ma da lui medesimo, poiché da sé stesso comprese quella che sarebbe stata chiamata la via di mezzo, cioè il giusto equilibrio tra gli estremi, tra una vita dedita alle gioie ed ai piaceri terreni, e l’umiliazione fisica di un’ascesi troppo severa. Questa era basata sulle quattro verità fondamentali, che dopo vedremo di cosa si tratta. Dopo essere stato “illuminato”, Gautama si rivolse ai cinque asceti che si erano uniti a lui nella ricerca della liberazione dalla sofferenza e dalla morte, in un discorso definito il «Manifesto del Buddismo», che costituì, senz’altro, il punto di rottura con la religione tradizionale, anche se alcuni suoi concetti furono mantenuti, come, ad esempio la reincarnazione e l’esistenza degli dèi, o esseri superiori. Tuttavia, nel buddismo delle origini non c’è posto per Dio, o divinità varie, che possano aiutare l’uomo a raggiungere la felicità (Nirvana), cioè l’assenza completa di desiderio. Il Buddha stesso non pretese mai di essere divino. Nella sua fase originaria il buddismo si presenta solo come una filosofia atea ed agnostica.

Scuole e correnti

Dopo questa esperienza, il Buddha iniziò la sua predicazione che doveva durare circa 45 anni, facendo molti adepti e creando la «Comunità di monaci buddisti» (Sangha). Comunque, ormai vecchio, dopo una breve malattia causatagli da un’intossicazione intestinale, Buddha muore probabilmente attorno al 486 a.C.. Subito dopo la sua morte si formarono sulla sua persona molte leggende che ne fecero un personaggio mitico: egli sarebbe stato preceduto da sei Buddha e seguito da altri; la sua vita sarebbe stata un susseguirsi di miracoli, uno più strepitoso dell’altro. Ebbe così inizio un processo di glorificazione che portò a fare del Buddha storico un essere divino, che avrebbe addirittura posseduto tre corpi:

  1. quello fittizio del Buddha storico, ombra o riflesso del vero corpo;

  2. quello raggiante di luce, in cui si manifesta il frutto delle azioni meritorie compiute da un Buddha nel corso delle sue esistenze precedenti;

  3. quello vero, detto «corpo della legge» (dharmakaya), che esprimeva la natura perfetta del Buddha, come realtà coestensiva all’universo, e costituente il fondo di tutti gli esseri.

 

Il Buddha non nominò mai un successore, limitandosi a dire ai discepoli di fare della dottrina stessa la loro unica e vera guida. Ben presto, però, i suoi seguaci si scontrarono sull’interpretazione di essa, e sorsero così le diverse scuole buddiste. Attualmente si distinguono tre grandi correnti principali:

  1. Il piccolo Veicolo (Hinayana), nota anche come «Scuola del Sud» poiché è diffusa soprattutto nell’Asia meridionale (Birmania, Sri Lanka, Cambogia e Thailandia). Coloro che aderiscono a questa corrente sono dei conservatori, in quanto si considerano i depositari dell’ortodossia buddista. Essa è d’impronta atea ed individualista. L’uomo si salva da solo, praticando la vita monastica, l’ascesi e la meditazione.

  2. Il grande Veicolo (Mahayana), nota anche come «Scuola del Nord» poiché, al contrario della precedente, questa si è diffusa soprattutto nell’Asia settentrionale (Cina, Giappone, Corea, Mongolia, Nepal, India del Nord e Tibet). Attualmente è la forma di buddismo più diffusa nel mondo. Diciamo che, rispetto al precedente, è più religioso, avendo introdotto elementi dedotti probabilmente dall’induismo e, in generale, scaturiti dal desiderio, tutto umano, di avere qualche salvatore che aiuti in questa vita e nell’altra. In contrapposizione con «Il piccolo Veicolo» sostiene:

  • che esiste una sola realtà assoluta;

  • che l’esistenza dell’IO individuale è illusoria;

  • che la salvezza si raggiunge solo con l’aiuto degli altri;

  • che la massima perfezione consiste nell’avere così tanta compassione verso gli altri da rinunciare al nirvana per salvarli.

  1. Il Veicolo delle formule magiche (Mantrayana), nota anche come «Veicolo di diamante», si sviluppò a partire dal VI-VII sec. d.C.. Si è diffusa particolarmente in Tibet e, in minor entità, anche in Nepal, Cina e Giappone. Propone la salvezza attraverso pratiche magiche e rituali erotici.

Il buddismo moderno, ha preso le caratteristiche proprie delle religioni di questo mondo: templi, considerati luoghi sacri, in cui domina la statua del Buddha, oggetto di venerazione da parte dei fedeli; recitazione (simile al rosario del cattolicesimo) dei discorsi del Buddha da parte dei monaci nelle case dei fedeli, che così pensano di guadagnare meriti (simile alle opere meritorie del cattolicesimo) migliorando la loro situazione quanto ad energia karmica; gli stessi monaci costituiscono una specie di casta sacerdotale.