Con questa parabola Gesù ovviamente parla del tempo della venuta del Messia, un tempo che i suoi contemporanei non hanno saputo riconoscere. Parla ai suoi discepoli invitandoli a non buttare via il tempo della vita, ma ad impiegarlo per incontrare il Signore che viene. Il cristiano leggendo questa parabola ha come una scossa e una esortazione interriore a vivere il proprio tempo con la consapevolezza che questo incontro con il Signore (qui identificato in modo bello e gioioso con uno sposo? e non un becchino!!) avviene non solo alla fine dei tempi, ma anche nella storia di ciascuno. Tante volte il Signore ci passa vicino? forse siamo anche noi affaticati e addormentati nella vita che a volte è oscura come la notte. Abbiamo preparato una riserva di olio per tenere accese la speranza e la fede? In questo olio vedo la lettura e meditazione della Parola di Dio, vedo la carità di piccoli gesti, vedo la preghiera del cuore? Questo olio va preparato con cura e messo da parte, perché non ci verrà dato da nessuno se non ce lo procuriamo noi per tempo, nel tempo che abbiamo. In questa parabola vedo anche un bel insegnamento a vivere il tempo delle nostre relazioni umane, simile al tempo dell'incontro con il Signore. Le persone ci passano accanto e desiderano incontrarci a volte in modo improvviso e non sempre secondo i tempo da noi stabiliti. Per tempo dunque dobbiamo preparaci, con l'olio dell'amorevolezza, con l'olio dell'ascolto, con l'olio della pazienza. Se questo olio lo mettiamo per tempo nei piccoli vasi spirituali che abbiamo dentro di noi, quando verrà il mento improvviso di accedere le lampade non saremo impreparati? Nessuno infatti ci potrà dare l'olio della vita interiore quando ci sarà utile, se non l'avremo preparato e messo da parte in noi. Il tempo che abbiamo va vissuto in modo saggio? vegliando, sia in attesa del Signore che ci vuole incontrare, sia in attesa dei nostri fratelli, che anche loro ci vogliono incontrare?