00 01/05/2018 17:17

LA DISFATTA DELLA "INVINCIBILE ARMADA"

Alcuni narratori vorrebbero far risultare che fu la Chiesa e il Papa a spingere Filippo II di Spagna ad entrare in guerra contro la regina d'Inghilterra.
Alla fine del XVI secolo, i rapporti tra Spagna ed Inghilterra risultavano sempre più contrastanti: alla base dell’insofferenza reciproca vi era un  dissenso religioso: Filippo di Spagna era un cattolico convinto, mentre Elisabetta I d’Inghilterra era protestante, ed aveva già ricevuto la scomunica da parte di Papa Pio V.

Ma questo non costituiva motivo per un attacco contro l'Inghilterra che invece fu  di natura economica:
Elisabetta aveva concesso alla ricca borghesia inglese il diritto di assoldare briganti e pirati per derubare ed assalire le navi straniere.

 I mari attorno all’Inghilterra erano solcati da navi per lo più spagnole; il momento era infatti particolarmente fortunato per il commercio iberico, soprattutto dopo la recente scoperta del Nuovo Continente. Un Intervento spagnolo contro gli Inglesi fu ritenuto inevitabile, e così verso la fine del Maggio 1588, Filippo radunò la sua Invincibile Armata, pronta a salpare per l’Inghilterra.

L’invincibile armata era la flotta più potente del mondo: poteva godere di 130 navi, quasi 33000 uomini e circa 2500 cannoni.

 Essa salpò da Lisbona il 30 Maggio 1588, ma le condizioni meteorologiche avverse costrinsero le navi ad una sosta forzata presso La Coruna, sulle coste spagnole che si affacciano sull’Atlantico.

 Il 22 Giugno, una volta effettuate le riparazioni alla flotta danneggiata dalla tempesta, l’Armata salpò nuovamente per l’Inghilterra.

 Dopo vari giorni di navigazione e altri di strategica attesa, all’inizio di Agosto la battaglia entrò nel vivo. Tra le file degli Inglesi si distinse anche il famoso Sir Francis Drake.

 Il conflitto sembrava volgere al peggio per gli spagnoli, i quali decisero di ritornare in patria per riorganizzare l’attacco: ma sulla via del ritorno, in prossimità della Scozia, incapparono in una violentissima tempesta nord-atlantica, la quale durò 5 interminabili giorni e spinse la flotta pericolosamente vicino alle rocciose coste scozzesi, distruggendo molte navi e danneggiandole altre.

 Una volta riorganizzato ciò che rimaneva della flotta, l’Armata ripartì per la Spagna pochi giorni dopo: ancora una volta, quasi come se il destino avesse voluto accanirsi contro di essa, l’Armata andò incontro ad un’altra severa tempesta di vento, che fece crollare a picco numerose imbarcazioni.

 Quando a fine Settembre la flotta raggiunse le coste spagnole, il bilancio era divenuto ormai catastrofico: dei 30000 uomini più della metà aveva perso la vita più per il maltempo che per la battaglia contro gli Inglesi; delle 130 navi salpate, 8 furono affondate durante il conflitto, ma ben 65 furono distrutte dalle tempeste.

 Quella che doveva essere una ritirata strategica si era trasformata in una clamorosa sconfitta.
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Conclusioni
In questo conflitto non risulta il coinvolgimento nè l'incitamento papale a intervenire militarmente per eliminare o fiaccare i protestanti inglesi.
Inoltre non può essere affermato un intervento divino a favore o sfavore di questa o quella coalizione.
Gli eventi sono il più delle volte il risultato del concorso di fattori di natura ambientale, atmosferica, organizzativa, strategica, di risorse umane, di intelligenza, di esperienza ecc... (cf Lc 14,31) e solo in qualche caso di natura soprannaturale, quando il SIgnore vuole favorire un determinato risultato, come nel caso del crollo delle mura di Gerico.(cf Ebrei 11,30)


[Modificato da Credente 01/05/2018 18:00]