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GIROLAMO (347-420 d.C.)

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    00 28/06/2011 21:55

    San Girolamo



    San Girolamo
    San Girolamo

    San Girolamo nel suo studio, di Filippino Lippi.
     

    Sacerdote e dottore della Chiesa

     
    Nascita 347
    Morte 420
    Venerato da Chiesa cattolica, Chiesa Ortodossa
    Ricorrenza 30 settembre
    Attributi il Crocifisso, il cappello da cardinale, il leone, il libro, il teschio
    Patrono di Castel Cellesi (VT), Nervesa della Battaglia (TV), Torre de' Roveri (BG); archeologi, bibliotecari, traduttori e studiosi in genere

    Sofronio Eusebio Girolamo, noto come san Girolamo, san Gerolamo o san Geronimo (Stridone, 347Betlemme, 30 settembre 419/420), è venerato dai cattolici come santo nonché padre e dottore della Chiesa. Fu il primo traduttore della Bibbia dal greco e dall'ebraico al latino.

     
    Il San Gerolamo di Caravaggio.

    Studiò a Roma. Nel 379, ordinato prete dal vescovo Paolino di Antiochia, si recò a Costantinopoli, dove poté perfezionare lo studio del greco sotto la guida di Gregorio Nazianzeno (uno dei "Padri Cappadoci"). Risalgono a questo periodo le letture dei testi di Origene e di Eusebio.

    Dopo tre anni di vita monastica tornò a Roma, nel 382, dove fu segretario di papa Damaso I, divenendone il più probabile successore. Il rigore morale di Girolamo, però, non era ben visto da buona parte del clero, fortemente schierato su posizioni giovinianiste e decisamente contrario all'eliminazione delle agapete.

      « Oh vergogna, oh infamia ! Cosa orrida, ma vera !
    Donde viene alla Chiesa questa peste delle agapete?
    Donde queste mogli senza marito ?
    E donde in fine questa nuova specie di puttaneggio ?  »
     
    (dalla Lettera ad Eustochio, Sofronio Eusebio Girolamo)

    Alla morte di papa Damaso I, la curia romana contrastò con grande determinazione ed efficacia l'elezione di Girolamo, anche attribuendogli una forte responsabilità nella morte della sua discepola Blesilla. Questa era una nobile ventenne romana, appartenente alla gens Cornelia e rimasta vedova ancor fanciulla, che aveva seguito la madre Paola e la sorella Eustochio nell'abbracciare convintamente le rigide regole di vita cristiana teorizzate da Girolamo, fatte di preghiera, meditazione, astinenza e penitenza, ben presto morendo a causa dei troppi digiuni. Data la singolarità dell'evento e la grande popolarità della famiglia di Blesilla, il caso sollevò un grande clamore. Gli avversari di Girolamo poterono facilmente dimostrare che le mortificazioni corporali teorizzate dal futuro santo, erano semplicemente degli atti di fanatismo, i cui perniciosi effetti avevano portato alla prematura morte di Blesilla. Contro ogni pronostico, sul finire del 384, fu eletto papa Siricio e Girolamo, seguito dai suoi fedeli, tornò in oriente, dove continuò la sua battaglia in favore del celibato clericale e fondò alcuni conventi femminili e maschili, in uno dei quali trascorse gli ultimi anni. Morì nel 420, proprio nell'anno in cui il celibato, dopo essere stato lungamente disatteso, venne imposto al clero da una legge dell'imperatore Onorio.

    Opere

    La Vulgata

       

    La Vulgata, prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia, rappresenta lo sforzo più impegnativo affrontato da Girolamo. Nel 382, su incarico di papa Damaso I affrontò il compito di rivedere la traduzione dei Vangeli, successivamente, nel 390, passò all'antico testamento in ebraico concludendo l'opera dopo ben 23 anni.

    Il testo di Girolamo è stato la base per molte delle successive traduzioni della Bibbia, fino al XX secolo quando per l'antico testamento si è cominciato ad utilizzare direttamente il testo masoretico ebraico e la Septuaginta, mentre per il nuovo testamento si sono utilizzati direttamente i testi greci.

    L'opera di traduttore

    Girolamo fu un celebre studioso del latino in un'epoca in cui questo implicava una perfetta conoscenza del greco. Fu battezzato all'età di venticinque anni e divenne sacerdote a trentotto anni. Quando cominciò la sua opera di traduzione non aveva grandi conoscenze dell'ebraico, perciò si trasferì a Betlemme per perfezionarne lo studio.

    Girolamo utilizzò un concetto moderno di traduzione che attirò le accuse da parte dei suoi contemporanei; in una lettera indirizzata a Pammachio, genero della nobildonna romana Paola, scrisse:

      « Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l'ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l'Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l'uno contro l'altro [...]. Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell'Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: "Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele" »
     
    (Epistulae 57, 5, trad. R. Palla)

    Adversus Iovinianum

    Nel trattato Adversus Iovinianum, scritto nel 393 in due libri, l'autore esalta la verginità e l'ascetismo, spesso derivando le sue argomentazioni da autori classici come Teofrasto, Seneca, Porfirio.

    Tra gli altri argomenti, in esso Girolamo difende strenuamente l'astinenza dalla carne dimostrandosi un vegetariano ante litteram:

      « Fino al diluvio non si conosceva il piacere dei pasti a base di carne ma dopo questo evento ci è stata riempita la bocca di fibre e di secrezioni maleodoranti della carne degli animali [...].
    Gesù Cristo, che venne quando fu compiuto il tempo, ha collegato la fine con l'inizio. Pertanto ora non ci è più consentito di mangiare la carne degli animali. »
     
    (Adversus Jovinanum, I, 30)
    San Girolamo in campagna a leggere, di Giovanni Bellini


    [Modificato da Credente 28/06/2011 21:59]
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    00 28/06/2011 21:58

    De viris illustribus

       

    Il De Viris Illustribus, scritto nel 392, intendeva emulare le "Vite" svetoniane dimostrando come la nuova letteratura cristiana fosse in grado di porsi sullo stesso piano delle opere classiche. In esso sono presentate le biografie di 135 autori in prevalenza cristiani (ortodossi ed eterodossi), ma anche ebrei e pagani, che però hanno avuto a che fare con il cristianesimo, con uno scopo dichiaratamente apologetico:

      « Sappiano Celso, Porfirio, Giuliano, questi cani arrabbiati contro Cristo, così come i loro seguaci che pensano che la Chiesa non ha mai avuto oratori, filosofi e colti dottori, sappiano quali uomini di valore l'hanno fondata, edificata, illustrata, e cessino le loro accuse sommarie di semplicità rozza rivolte alla nostra fede, e riconoscano piuttosto la loro ignoranza »
     
    (Prologo, 14)

    Le biografie hanno inizio da Pietro apostolo e terminano allo stesso Girolamo ma, mentre nelle successive Girolamo elabora conoscenze personali, le prime 78 sono frutto di conoscenze di seconda mano non sempre completamente affidabili, tra cui Eusebio di Cesarea.

    L'opera venne talora indicata da Girolamo stesso col titolo "De scriptoribus ecclesiasticis".

    Altre opere

    • De Virginitate Beatae Mariae[1]

    Culto

    Il Martirologio romano ricorda san Girolamo il 30 settembre.

    Per la sua attività di traduttore della Bibbia viene considerato santo protettore dei traduttori e per i suoi studi legati all'antichità è considerato il patrono degli archeologi.

    Numerose chiese storiche sono state dedicate a san Girolamo. Vari ordini religiosi e congregazioni si sono ispirati esplicitamente al santo. Tra questi:

    La figura di san Girolamo fu commemorata da papa Benedetto XV con l'enciclica Spiritus Paraclitus, scritta il 15 settembre 1920 in occasione del XV centenario della morte.

    Iconografia

    La Visione di san Girolamo di Louis Cretey, XVII secolo, olio su tela, 150,5 x 127 cm, collezione privata.

    Esistono due iconografie principali di Girolamo: una con l'abito cardinalizio e con il libro della Vulgata in mano, oppure intento nello studio della Scrittura. Un'altra nel deserto, o nella grotta di Betlemme, dove si era ritirato sia per vivere la sua vocazione da eremita sia per attendere alla traduzione della Bibbia, in questo secondo caso viene mostrato senza l'abito e con il cappello cardinalizio gettato in terra a simbolo della sua rinuncia agli onori. Spesso si vede il leone a cui tolse la spina dal piede e, magari, un crocifisso a cui rivolgere l'adorazione, un teschio come simbolo di penitenza o la pietra con cui soleva battersi il petto.

    Sebbene l'abito rosso da cardinale sia stato molto usato nelle rappresentazioni pittoriche del santo, non è storicamente confermato che egli sia stato effettivamente un cardinale.