00 29/04/2017 16:18

«Le stelle? Rimandano al destino dell’uomo»,
parola dell’astrofisico Bersanelli

destino uomo bersanelli«Da sempre le stelle rimandano al destino dell’uomo. Anche per Van Gogh rimasero fino alla fine il segno di un’ultima speranza possibile. Confidò che “la speranza è nelle stelle”, le sue tante raffigurazioni notturne nascono da “un bisogno tremendo di – userò la parola – religiosità, per questo alla sera vado fuori e dipingo le stelle”». L’eminente astrofisico italiano, Marco Bersanelli, si conferma capace di unire magistralmente scienza, arte e filosofia, rendendolo -almeno ai nostri occhi- uno dei più interessanti scienziati italiani.

Ordinario di Astrofisica all’Università di Milano, dov’è anche direttore della Scuola di Dottorato in Fisica, Astrofisica e Fisica Applicata, il prof. Bersanelli è membro del Planck Science Team ed è tra i responsabili scientifici della missione spaziale Planck dell’ESA, nonché autore di circa 300 pubblicazioni scientifiche. Da poco ha pubblicato Il grande spettacolo del cielo (Sperling & Kupfer 2016), volume nel quale ha raccolto riflessioni personali, citazioni di suoi colleghi e di poeti ed artisti che si sono lasciati sedurre dalla bellezza del cosmo.

«È paradossale», ha spiegato in un’intervista recente, «oggi la tecnologia ci permette di scrutare le profondità dell’universo a un livello inconcepibile anche solo pochi decenni fa, eppure questa è la prima generazione che ha perso l’abitudine di esporsi alla meraviglia del cielo stellato. Non ci stupiamo più di quel che ci circonda». Senza dubbio la cultura scettico-materialista di cui siamo purtroppo figli ha contribuito enormemente alla disillusione con cui affrontiamo la vita e al disinteresse per le questioni ultime, per il gusto del bello e del vero. Il cielo stellato, ad esempio, che pochissimi vedono abitando nelle luminose e benestanti città occidentali, suscita raramente qualche domanda sul senso dell’esistenza.

Eppure sono incancellabili le pagine di Leopardi che «a soli quindici anni scrisse un trattato di storia dell’astronomia, la “più sublime, la più nobile tra le scienze fisiche”», ha spiegato Bersanelli. «Nel cosmo secondo lui si rispecchiava la domanda ultima dell’uomo, sul significato della sua vita e del mondo, come nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. E d’altra parte Leopardi aveva colto come nell’essere umano c’è qualcosa di più grande dell’intero universo, che non può essere ridotto a nessuna misura. La ragione riconosce che ci sono eventi che i numeri non possono spiegare: come la nascita di un bambino, davanti a cui anche un miliardo di anni luce rimarrà sempre e soltanto un numero». Infatti, ha proseguito l’astrofisico, «il motore che sta sotto la passione con cui gli scienziati si muovono in questo campo è poter svelare qualcosa di un ordine dato, che non abbiamo fatto ed esiste prima di noi. Non è un caso che la Chiesa abbia attivamente sostenuto l’astronomia, tanto che la Specola Vaticana è uno dei più antichi osservatori al mondo. Nella tradizione cristiana la bellezza della natura e del cielo in particolare è il segno per eccellenza della grandezza del Creatore».

L’astrofisico ha anche approfittato per ridimensionare l’eccitazione di qualche tempo fa della scoperta di sette piccoli pianeti “simili” alla Terra, notizia che puntualmente esce ogni anno sui quotidiani. «C’è stato un eccessivo clamore mediatico. Alcuni pianeti erano già noti e non è vero che sono paragonabili alla Terra, hanno solo alcune grossolane caratteristiche simili. La presenza di acqua non è sufficiente per dire che sono “abitabili”. E di pianeti extrasolari di questo tipo ne sono stati censiti già a migliaia. Se non altro però questa notizia ha spinto molti ad interrogarsi sul grande mistero dell’universo, è fondamentale anche dal punto di vista educativo imparare a lasciarsi interrogare e stupire dalla realtà, anche solo da una falce di Luna».

Il grande chimico e fisico Robert Boyle, arrivò a scrivere«Quando con i telescopi io esamino le vecchie stelle e i pianeti di recente scoperta, quando con microscopi eccellenti discerno la sottigliezza inimitabile di singolare fattura della natura, e quando, in una parola, con l’aiuto di coltelli anatomici e la luce di forni chimici, io studio il libro della natura, mi ritrovo spesso ad esclamare con il Salmista: “Quanto son numerose le tue opere, o Signore! Tu le hai fatte tutte con sapienza”».