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L’epilogo di Richard Dawkins:
per i suoi colleghi «ha danneggiato la scienza»

Poi qualcosa ha iniziato a scricchiolare. Nel 2008 in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: «ho fallito, ho perso la battaglia per l’ateismo». Il motivo? «Una maggiore influenza della religione». Nel 2011 si è classificato tra i peggiori misogini dell’anno per aver intimato il silenzio una donna abusata durante una conferenza atea, nel 2012 ha cambiato idea (dinanzi ad una platea sbigottita) sulle sue visioni esistenziali, affermando di essere agnostico e non ateo. Nel 2013 è arrivato addirittura a dichiarasi “culturalmente cristiano” e nel 2015 ha perfino criticato una catena di cinema che si era rifiutata di proiettare un’annuncio contenete una preghiera cristiana: «Sono fortemente contrario a sopprimere gli annunci sulla base del fatto che possano “offendere” persone»ha dichiarato«Se qualcuno si sente “offeso” da una preghiera, allora merita di essere offeso».

Da anni Dawkins è preso di mira sui media per disparate motivazioni, dalle accuse di “codardia” arrivate dal mondo laico per l’essersi rifiutato di discutere pubblicamente con eminenti intellettuali cristiani alle persistenti gaffe sui social network, dalle affermazioni sconcertanti (come l’incitamento ad abortire i bambini affetti da sindrome di Down perché sarebbe «immorale» partorirli) alle discutibili iniziative di propaganda atea (come quando mise dei bambini felici su un cartellone pubblicitario inneggiante alla “positività dell’ateismo” senza accorgersi che erano figli di devote famiglie cristiane). L’ateismo militante ne ha preso le distanze«Sempre più spesso Dawkins provoca indignazione pubblica per le sue dichiarazioni a favore del sessismo, del razzismo e della pedofilia. Per il movimento ateo è arrivato il momento di rinnegarlo e di portargli via il microfono». I suoi compagni di battaglia, come Daniel Dennettritengono che si stia auto-sabotando e «potrebbe seriamente danneggiare la sua reputazione».

Ironia della sorte, c’è perfino chi si è convertito alla fede cristiana grazie ai suoi libri mentre, purtroppo, un altro suo lettore –dopo aver finito di leggere il suo libro più famoso, The God delusion– si è suicidato, «avendo perso fiducia in tutto»Per il filosofo laico Alain de Botton«a causa di Richard Dawkins e Christopher Hitchens l’ateismo è diventato noto solo come una forza distruttiva», mentre il filosofo John Gray ha definito il suo ateismo una forma di religione fondamentalista. Il filosofo darwiniana Michael Ruse lo ritiene «profondamente disinformato», mentre per il i quotidiani inglesi il suo personaggio pubblico ha completamente perso di interesse.

Dal punto di vista prettamente scientifico, infine, il suo contributo più importante è la teoria del “gene egoista”definita tuttavia una “sciocchezza ideologica e  arrogante” su Science 2.0, venendo respinta dal biologo premio Nobel Gerald Edelman e dal biologo David Sloan Wilsonper il qualeDawkins «non riesce a qualificarsi come evoluzionista proprio sui due argomenti per i quali è universalmente ben noto: la religione e la teoria del “gene egoista”». L’impostazione scientifica strettamente ottocentesca e materialista che Dawkins esprime nei suoi lavori è stata screditata da decine di suoi colleghi, come il prof. Colin Tudge, biologo dell’Università di Oxford o il genetista agnostico H. Allen Orr. Nel 2014 il biologo di Harvard, E.O. Wilsonha dichiarato che Dawkins non è uno scienziato ma un «giornalista che riporta quel che i veri scienziati hanno scoperto»Per il biologo Michael Zimmerman, vincitore del premio Amico di Darwin assegnato dal National Center for Science Education«la retorica di persone come Coyne, Dawkins e Myers ha portato la gente ad allontanarsi dalla scienza e dall’evoluzionismo».

Non può dunque stupire se un recente studio sociologico, realizzato dalla Rice University e guidato dal prof. David R. Johnson del Center for Democracy and Technology, ha mostrato come la maggior parte degli scienziati britannici utilizzati come campione (ben l’80%) ritengano che Richard Dawkins ha «travisato la scienza». Lo zoologo non era l’oggetto principale della ricerca, tuttavia è emerso ugualmente che i suoi colleghi non solo rifiutano il suo approccio, ma ritengono anche che Dawkins abbia fatto, e faccia, un cattivo servizio al mondo scientifico, offrendo «un’impressione sbagliata sui confini della ricerca scientifica». Il prof. Johnson ha spiegato che la ricerca mostra che «la migliore divulgazione scientifica non implica insulti e arroganza, ma incoraggia la curiosità, l’apertura mentale e l’apprezzamento per la scienza». Gli scienziati britannici, ha osservato, hanno criticato il modo la divulgazione scientifica di Dawkins in quanto palesemente finalizzata a screditare le asserzioni della teologia, «essi possono anche ritenere irrazionale la fede in una divinità -come alcuni intervistati hanno fatto-, ma ritengono che le questioni relative all’esistenza di Dio o al “sacro” non rientrano nell’ambito applicativo della scienza». E’ dunque sbagliato strumentalizzarla.

Tornano alla mente le parole a lui dedicate dell’eminente professore di Matematica all’Università di Oxford, John C. Lennox, spesse volte suo “avversario” nel dibattito pubblico: «Richard Dawkins ha passato la vita ad insistere nella concezione di Dio come alternativa esplicativa alla scienza, un’idea che non si ritrova da nessuna parte nella riflessione teologica di qualche spessore. Dawkins pertanto combatte contro un mulino a vento, respingendo un concetto di Dio in cui comunque non crede nessun pensatore serio. Una tale attività non è necessariamente da considerare un segno di sofisticazione intellettuale» (J.C. Lennox, Fede e scienza, Armenia 2009, p. 57).