00 22/08/2012 15:41

Le persone religiose posseggono maggior autocontrollo

Citando le parole del grande teologo italiano Luigi Giussani«la parola “sacrificio” è incominciata storicamente a diventare una grande parola, da quando Dio è diventato uomo [...], il sacrificio era inconcepibile, ributtante, ma c’è un punto della storia in cui il sacrificio è incominciato a diventare interessante: quando Cristo è morto in croce affinché gli uomini potessero essere salvati dalla morte, cioè affinché le cose potessero essere salvate dalla corruzione».

Solo all’interno del cristianesimo ha acquisito un valore positivo, non il sacrificio fine a se stesso ma «diventa valore della vita dell’uomo quando diventa corresponsabilità, cioè risposta, alla morte di Cristo. Per questo si chiama anche offerta: offerta a Cristo del proprio vivere, come partecipazione alla sua morte. Il sacrificio diventa un valore morale per l’uomo, quando l’uomo, attraverso di esso, partecipa all’iniziativa che Dio prende per liberarci dalla morte e dal male. Cioè la morte di Cristo» (L. Giussani, “Si può vivere così?”, Rizzoli 2007, pag. 287-389).

Solo il cristiano dunque può vivere sempre il sacrificio, non come ennesimo colpo di sfortuna da sopportare stoicamente (se non peso a cui soccombere), ma come valore positivo. Non sorprende dunque la recensione apparsa su “Scientific American”, a cura della psicologa Cynthia May, di una serie di studi -apparentemente superficiali- realizzati da Kevin Rounding a colleghi i quali hanno evidenziato come le persone religiose (studio realizzato in America, dunque si può parlare di “persone cristiane”) hanno un maggior auto-controllo e una miglior capacità di accettare il sacrificio. «Se la vostra forza di volontà è debole, un piccolo intervento divino può aiutarvi», ha sintetizzato la May.

Il campione di soggetti per la realizzazione dei test è stato diviso tra persone religiose e non religiose, e prima di offrire loro diversi tipi di tentazioni, le persone religiose sono state indotte a fare memoria della loro appartenenza cristiana e religiosa. Il risultato complessivo è stato quello già anticipato, ovvero che queste ultime hanno mostrato unamaggior capacità di auto-controllodominio di sé e forza di volontà. La conclusione della psicologa è stata: «In un mondo dove le tentazioni sembrano in agguato dietro ogni angolo, può essere prudente adottare un approccio convergente di metodi per mantenere e migliorare l’autocontrollo, attraverso la pratica quotidiana, un buon senso dell’umorismo e, se lo spirito è mosso, attraverso la memoria di Dio».