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IN ITALIA
 
Presso la tomba di S.Pietro in Vaticano, sotto l'Altare principale della Confessione, sono stati ritrovati veri graffiti, incisi alla fine del III secolo, di cui uno porta unito ai monogrammi di Cristo e Pietro: "Ch e Pe"; il nome intero "MARIA", sormontato dall'acclamazione "NICA" traslazione latina che vuol dire "vittoria".
Queste informazioni sono importanti per constatare come già un secolo prima della definizione del dogma della divina maternità di Maria, sancita ad Efeso nel 431, a Roma Maria è già venerata e associata a Cristo e a Pietro, nella medisima acclamazione di "vittoria".
Sempre databili al III secolo, sono stati rinvenuti nei cimiteri di Priscilla e di Pretestao su tegole e lapidi, dipinta una grande "M", accanto ad una croce, ed altre accanto al nome di Maria "MA", unito al simbolo di Cristo "X"...è qui evidente lo scopo di associare la protezione di Cristo con la mediazione della Madre.
Già nelle Catacombe si trovano affreschi mariani, il più antico è in quelle di Priscilla, dove dominano la scena dell'Annunciazione e datata alla fine del II secolo, e quella dell'adorazione dei Re Magi sempre dello stesso periodo.
 
Il Piemonte fu evangelizzato da S.Eusebio di Vercelli (283-371), al quale è sato attribuito l'erezione di alcune chiese mariane e che sono giunte fino a noi come quella di Crea e di Oropa. Il suo predecessore S.Massimo (380-466), primo vescovo di Torino, ha dato inizio al culto della "CONSOLATA", ponendo nella chiesa di S.Andrea, una icona bizantina della Madre di Dio, avuta in dono dal suo maestro.
 
La storia della Consolata divenne presto "dogma e devozione" insieme: maternità di Dio e misericordia offerta ai credenti.
Nel 1706 a seguito della vittoria ottenuta sulle truppe francesi, dopo aver lungamente invocato e fatto pregare la Consolata da tutto il popolo, Vittorio Amedeo II fece erigere la celebre Basilica di "Nostra Signora". In questa Basilica veniva a pregare anche Don Bosco, nella quale gli venne l'idea di innalzare il culto a Maria Ausialitrice, per ricordare l'intervento materno della Vergine nei momenti difficili dei singoli cristiani e di tutta la Chiesa.
 
(Notizie tratte da: "Madre della Chiesa nei 5 Continenti", primo altante mariano, di p. Attilio Galli, Ed. Segni, pag.165-173)
 
passiamo nel Friuli Venezia-Giulia dove troviamo il Santuario di Castelmonte la cui storia si perde veramente nel tempo.

Una tenace tradizione lo faceva risalire al secolo V, cioè al periodo immediatamente successivo al Concilio di Efeso del 431, nel quale venne solennemente definita la Divina Maternità di Maria. Sino a ieri si poteva pensare che una tale tradizione non avesse fondamento, e derivasse da un pio vanto dei Cividalesi, e non da una probabile realtà. Ma nel 1962, mentre si scavava per costruire la chiesa inferiore di sotto al Santuario, vennero scoperti due pavimenti in cocciopesto, risalenti almeno al secolo VI: indubbia prova che sino d’allora sulla vetta di Castelmonte c’era « qualcosa >

Che cosa? Che cosa, a questa altezza e ad oltre otto chilometri da Cividale? Certamente la sede di una guarnigione romana, un posto di avvistamento e di difesa, nel periodo delle invasioni, incominciato in queste regioni nel secolo V, con quella gotica di Alarico del 402 e con quella unna di Attila del 452, proseguito poi nel 568 con quella longobarda di Alboino e, poco dopo, con le incursioni e le infiltrazioni slave, che dal secolo VII al secolo IX vennero a spegnersi proprio a ridosso di Castelmonte. Ed a mezza strada fra Cividale ed il Santuario, si eleva il cocuzzolo del Monte Guardia, il cui nome richiama subito anch’esso alla mente un posto di sentinella sulle vallate del Natisone.

Fu da allora che la

Madonna di Castelmonte

si rivelò, di faccia alle cime delle Alpi Giulie, quale scudo e conforto alle soglie orientali della Patria del Friuli e dell’Italia.

Sin dai tempi dei Longobardi e dei Franchi, cioè dal 568 al secolo IX, i devoti accorrevano a folle quassù, tanto che nelle immediate vicinanze del Santuario c’era un « Malbergium » - corrotto ora in Moldiaria -, ossia un luogo di solenni convegni popolari per l’amministrazione della giustizia.

Così si spiega molto bene perché mai la Madonna di Castelmonte sia stata poi chiamata « la Madonna Antica » ; e perché gli Slavi, arrivati sin qui a quell’epoca, abbiano chiamato Castelmonte « Staragora », cioè «Monte Antico», appunto perché lo trovarono già abitato da tempi remoti.

Abitato da chi? Non era certo luogo adatto per abitazioni private, in tanta solitudine e sopra un’arida roccia. Chi vi abitava, chi vi regnava, chi chiamava a sé le folle sin quassù, non poteva essere che la Madonna.