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3. L'insegnamento di Ireneo sulla Tradizione degli apostoli

La contestazione fondamentale di Ireneo allo gnosticismo riguarda la Tradizione della Chiesa: i garanti dell'autenticità della predicazione evangelica sono i vescovi, eredi e continuatori della missione degli apostoli e custodi della Tradizione da essi inaugurata.

Il Signore di tutte le cose dette ai suoi apostoli il potere di annunziare il vangelo e attraverso di loro noi abbiamo conosciuto la verità cioè l'insegnamento del verbo di Dio. A loro il Signore disse: "Chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi disprezza me e colui che mi ha inviato" (Lc 10,16). Non attraverso altri noi abbiamo conosciuto l'economia della nostra salvezza, ma attraverso coloro attraverso i quali il vangelo è giunto fino a noi. Quel vangelo essi allora lo predicarono, poi per la volontà di Dio ce lo trasmisero in alcune Scritture perché fosse "fondamento e colonna" (1 Tm 3,15) della nostra fede. Non si può dire che lo predicarono prima di aver ricevuto la "gnosi perfetta", come alcuni osano dire, vantandosi di essere correttori degli Apostoli. Infatti, dopo che il Signore fu risuscitato dai morti ed essi "furono investiti della potenza proveniente dall'alto grazie alla discesa dello Spirito Santo" (Lc 24,49), allora furono pieni di certezza su tutte le cose ed ebbero quindi anche la "gnosi perfetta"; andarono allora fino alle estremità della terra a predicare il Vangelo dei beni che ci vengono da Dio e ad annunciare agli uomini la pace celeste; essi avevano tutti insieme e ciascuno singolarmente il Vangelo di Dio (Ireneo Contro le eresie, III Prol.; I, 1; Ireneo di Lione, Contro le eresie e gli altri scritti. Introduzione, traduzione, note e indici a cura di Enzo Bellini, Milano, Jaca Book, 1981, p.216).

Dalla predicazione degli Apostoli nelle varie Chiese, nasce quindi la Tradizione e la sua garanzia all'interno delle Chiese fondate dagli Apostoli: a partire dalla Chiesa di Roma fondata dagli apostoli Pietro e Paolo.

La tradizione degli Apostoli, manifesta in tutto il mondo, può essere riscontrata in ogni Chiesa da coloro che vogliono conoscere la verità. Potremmo qui enumerare i vescovi stabiliti dagli Apostoli e i loro successori fino a noi: essi non insegnarono e non conobbero affatto ciò che costoro vanno delirando. Ora se gli Apostoli avessero conosciuto i "misteri segreti" e li avessero insegnati ai "perfetti" all'insaputa degli altri, li avrebbero confidati prima di tutto a quelli ai quali affidavano la Chiesa stessa. Volevano infatti che i loro successori, ai quali trasmettevano il loro stesso ufficio di maestri, fossero perfetti e in tutto irreprensibili, poiché, agendo bene, ne sarebbe venuta grande utilità a tutta la Chiesa mentre se fossero venuti meno ne sarebbero provenuti gravi danni. Ma poiché sarebbe troppo lungo enumerare in un volume come questo le successioni di tutte le Chiese, ci limiteremo alla Chiesa più grande e antica, a tutti nota fondata e costituita in Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo e, indicando la sua tradizione, ricevuta dagli Apostoli e giunta fino a noi attraverso la successione dei suoi vescovi, confondiamo tutti quelli che per compiacenza di sé o vanagloria, per cecità o errore si allontanano dall'unità della Chiesa. Con questa Chiesa infatti, in ragione della sua origine più eccellente (propter potentiorem principalitatem), deve necessariamente accordarsi ogni Chiesa, cioè i fedeli di tutto il mondo, poiché in essa sempre è stata conservata la tradizione apostolica per tutti gli uomini (Ireneo, Contro le eresie, III, 3, 1-2: S.Ireneo di Lione, Contro Le eresie. A cura di V. Dellagiacoma, Cantagalli, Siena, 1993, I, pp. 231-227).

Segue l'elenco dei vescovi di Roma da Pietro sino ai giorni di Ireneo. Poi Ireneo conclude:

Con questo ordine e successione perviene fino noi nella Chiesa la tradizione apostolica e la predicazione della verità. Ciò prova pienamente che è stata conservata e trasmessa fedelmente dagli Apostoli la stessa unica vivifica fede (Ireneo, Contro le eresie, III, 3,3: Dellagiacoma cit., I, pp.231-237).

Accanto a Roma, Ireneo ricorda altre Chiese apostoliche, cominciando da Smirne e da Policarpo:

Possiamo riferirci anche a Policarpo. Egli non solo fu discepolo degli Apostoli e amico intimo di molti che avevano visto il Signore, ma fu dagli Apostoli stessi costituito vescovo della chiesa di Smirne in Asia. Io lo potei conoscere nella mia fanciullezza poiché ebbe una vita longeva ed era assai vecchio quando morì con glorioso e illustre martirio. Ora egli insegnò sempre ciò che aveva appreso dagli Apostoli e questa è ancora la dottrina trasmessa dalla Chiesa ed è l'unica vera. Questo affermano concordemente tutte le chiese dell'Asia e quelli che fino ad oggi succedettero a Policarpo (Ireneo, Contro le eresie, III, 3, 4: Dellagiacoma cit., I, pp. 231-237).

Infine un'affermazione sulla garanzia della Tradizione apostolica in ordine alla verità della fede:

Essendo le nostre prove così solide non è necessario cercare presso altri la verità che possiamo trovare facilmente nella Chiesa. Gli Apostoli, infatti, recarono come ad un ricco deposito tutto ciò che appartiene alla verità affinché chiunque lo desidera trovi qui la bevanda della vita (cfr. Ap 22,17). Di qui soltanto si entra nella vita: tutti gli altri dottori sono ladri e briganti che occorre evitare. Si deve invece amare ciò che viene dalla Chiesa e custodire la tradizione della verità. E se sorgesse qualche questione di dettaglio non si deve forse ricorrere alle Chiese più antiche, fondate dagli Apostoli, per sapere da loro quello che è certo e quello che è da abbandonare? E se gli Apostoli non ci avessero lasciato le Scritture, non si sarebbe forse dovuto seguire l'ordine della Tradizione da essi trasmessa a quelli ai quali affidavano le Chiese? (Ireneo, Contro le eresie, III, 4, 1: Dellagiacoma cit, I, pp. 237-237).

Ricevendo il messaggio evangelico,la Chiesa ha tre compiti: fedeltà (custodire), adesione (credere), trasmissione (proclamare, insegnare, trasmettere).

La Chiesa benché disseminata su tutto il mondo fino ai confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la fede in un solo Dio, Padre onnipotente, che ha fatto il cielo, la terra i mari e tutto ciò che è in essi; e in un solo Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnatosi per la nostra salvezza; e nello Spirito Santo, che per mezzo dei profeti ha annunciato le economie, le venute, la nascita della Vergine, la passione, il risveglio dai morti, l'assunzione al cielo nella carne del diletto Gesù Cristo nostro Signore e il ritorno dal cielo nella gloria del Padre, per "ricapitolare tutte le cose"  (Ef 1,10) e risuscitare ogni carne di tutta l'umanità. [...]  Ricevuto questo messaggio e questa fede, la Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo, lo custodisce con cura come se abitasse una sola casa; allo stesso modo crede in queste verità; in pieno accordo queste verità proclama, insegna e trasmette, come se avesse una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la potenza della Tradizione è unica e la stessa. Né le Chiese fondate nelle Germanie hanno ricevuto o trasmesso una fede diversa; né quelle fondate nelle Spagne o tra i Celti o nelle regioni orientali o in Egitto o in Libia o nel centro del mondo. Ma come il sole, la creatura di Dio, è in tutto il mondo il solo e il medesimo, così la luce spirituale, il messaggio della verità dappertutto risplende e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. Né, tra i capi delle Chiese, colui che è molto abile nel parlare insegnerà dottrine diverse da queste (nessuno infatti è al di sopra del Maestro), né chi non è abile nel parlare impoverirà la Tradizione. Siccome la fede è una sola e sempre la stessa, né chi è molto abile nel parlare di essa l'arricchisce, né chi è poco abile la impoverisce (Ireneo, Contro le eresie ,I, 10, 1-2: Bellini cit., pp.73,74).

 

4. L'insegnamento di Ireneo sulla ricapitolazione di Cristo nuovo Adamo

Raccogliamo anche qualche testo di approfondimento sulle varie tematiche, che rispondono all'impostazione gnostica. Allo gnosticismo che divide Antico e Nuovo Testamento (il Dio creatore dal Dio Padre di Cristo), Ireneo oppone una meravigliosa teologia della storia che si articola dal primo al nuovo Adamo e che si impernia sul concetto di ricapitolazione.

Quando il Figlio di Dio si incarnò e divenne uomo, ricapitolò in se stesso la lunga storia degli uomini, procurandoci in compendio la salvezza, affinché ricuperassimo in Cristo Gesù ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè l'essere a immagine e somiglianza di Dio. Infatti, non essendo possibile che l'uomo, una volta vinto e spezzato dalla disobbedienza fosse plasmato di nuovo e ottenesse il premio della vittoria, ed essendo ugualmente impossibile che ricevesse la salvezza colui che era caduto sotto il peccato, il Figlio ha operato l'una e l'altra cosa: egli che era il Verbo di Dio, discese dal Padre e si incarnò, discese fino alla morte e portò a compimento l'economia della nostra salvezza. [...] Ora, se appariva come carne senza essere divenuto carne, la sua opera non era vera. Ma egli era ciò che appariva: Dio che ricapitola in sé la sua antica creatura, che è l'uomo, per uccidere il peccato, distruggere la morte e vivificare l'uomo. E per questo le sue opere sono vere. [...] Come il medico dà prova di sé in coloro che sono malati, così Dio si manifesta negli uomini. Perciò appunto Paolo dice: "Dio ha rinchiuso tutte le cose nell'incredulità per essere misericordioso con tutti" (Rm 11,32).  Questo lo diceva [...] dell'uomo che fu disobbediente a Dio e fu allontanato dall'immortalità, ma poi ottenne misericordia mediante il Figlio di Dio ricevendo l'adozione filiale che viene da lui. L'uomo infatti, avendo, senza orgoglio e iattanza, una giusta concezione delle cose che sono state create e di colui che le ha create - che è il Dio più potente di tutte le cose e che a tutte le cose ha concesso di esistere - e rimanendo nel suo amore nella sottomissione e nel ringraziamento, riceverà da lui una gloria maggiore, progredendo sino a divenire simile a Colui che è morto per lui. Infatti egli stesso si è fatto a somiglianza della carne del peccato per condannare il peccato e, dopo averlo così condannato, allontanarlo dalla carne e richiamare l'uomo alla sua somiglianza, assegnandolo a Dio come suo imitatore e riconducendolo al regno del Padre e augurandogli di vedere Dio e di comprendere il Padre: egli, il Verbo di Dio che abitò nell'uomo e divenne Figlio dell'uomo per abituare l'uomo ad accogliere Dio e abituare Dio ad abitare nell'uomo secondo il beneplacito del Padre. [...] Perciò Luca presenta una genealogia che va dalla nascita del Signore nostro fino ad Adamo e comprende settantadue generazioni: congiunge la fine al principio e dimostra che egli stesso ha ricapitolato in se stesso tutte le genti disseminate fin dal tempo di Adamo e tutte le lingue e generazioni umane insieme ad Adamo stesso (Ireneo, Contro le eresie, III, 18, 1-2.7; 20,2; 22,3: Bellini cit., pp.273,277-278,281,289).