00 18/05/2011 19:36

Non trova che libri come questi contribuiscano a fare confusione in un quadro di già scarsa conoscenza dei princìpi della religione cattolica?

“Il cane si morde un po’ la coda. Da una parte questi romanzi sfruttano l’ignoranza religiosa, dall’altra la alimentano”.

Allora perché nessuno ha il coraggio di fare una trasmissione tv in prima serata su una rete ammiraglia (come Rai 1 o Canale 5) per spiegare che operazioni come quella del “Codice Da Vinci” sono solo commerciali e non contengono alcuna verità religiosa?

“La domanda va girata a chi gestisce le reti televisive. Qualcosa si è fatto, ma troppo tardi e troppo poco”.

Molti però continuano a cadere nella trappola. Quali sono – in estrema sintesi – gli errori più clamorosi contenuti in pubblicazioni come queste e su quali sentimenti fanno leva?

“Se si trattasse solo di romanzi, niente da dire. Ma c’è almeno una persona che strepita in ogni sede possibile che i suoi non sono solo romanzi, ed è lo stesso autore Dan Brown. Per lui tutto si basa su documenti ‘autentici’ che sarebbero stati ‘scoperti a Parigi nel 1975’. In realtà la data esatta è il 1967, e di quei documenti sappiamo tutto: sono falsi, e tutti e tre gli autori dei falsi hanno confessato la mistificazione per iscritto e pubblicamente negli anni Ottanta. Sulla base di documenti noti come falsi da vent’anni si sconvolge la verità storica sulla figura di Gesù Cristo e sulla Chiesa, approfittando – appunto – della diffusa ignoranza religiosa”.

“Codice Da Vinci”, sètte sataniche, New Age… Da dove nasce questo “bisogno” di esoterismo?

“Fin dai tempi dell’ellenismo, concorrenti della religione sono stati la magìa e l’occultismo. Offrono spiegazioni apparentemente più semplici, immediate e che soprattutto non costringono a un impegno morale di tutti i misteri della storia. Nelle epoche di crisi, magia e occultismo ritornano sempre alla ribalta: sono scorciatoie che illudono chi le segue di poter sfuggire alla complessità della storia e alla fatica di capirla”.

Ipotesi: dietro a operazioni come “Il Codice Da Vinci” esiste una strategìa per “minare” i fondamenti della religione e dell’identità cristiana in modo che, una volta perse o annacquate le proprie radici spirituali, l’Occidente possa essere più facilmente preda di altre ideologie, o magari fedi. Fantasia o possibilità concreta?

“Credo che Dan Brown abbia cominciato in proprio. Il suo primo romanzo con il personaggio di Robert Langdon, ‘Angeli & Demoni’, fu maltrattato dalla stessa casa editrice americana che accettò di stamparlo solo come tascabile da due dollari per i supermercati. Solo dopo il successo del ‘Codice Da Vinci’ anche ‘Angeli & Demoni’ è stato ripescato. In altre parole, dopo che è avvenuto l’incontro tra Dan Brown e certe mode culturali, ci sono state lobby potenti che ne hanno approfittato e hanno amplificato il fenomeno battendo la grancassa anticattolica”.

Parliamo di Islam. Secondo dati recenti, solo in Europa si verificherebbero una cinquantina di conversioni al giorno. Perché succede? Quali attrattive può avere per un occidentale una religione come l’islam?

“Ridimensionerei: molte di queste conversioni sono formali, cioè avvengono al solo scopo di poter sposare donne musulmane. In teoria nessuno vieta a un non musulmano di sposare una musulmana in Italia e in Francia. In pratica, senza convertirsi il matrimonio è quasi impossibile, perché ambasciate e consolati fanno resistenza passiva e non consegnano i documenti indispensabili al matrimonio. Ma questi convertiti per sposarsi, sono convertiti piuttosto fasulli. Quelli veri, relativamenti pochi, sono spesso attivisti di sinistra che vedono nelle masse islamiche il nuovo proletariato (dato che non c’è più quello vecchio), e talora anche estremisti di destra che si ricordano dei proclami filo-islamici di Mussolini (‘la spada dell’islam’…) o di Hitler in chiave anti-inglese e anti-americana”.

Non pensa che l’atteggiamento compromissorio o blando delle gerarchie ecclesiastiche possa essere responsabile di questa “fuga” dal Cattolicesimo alla ricerca, magari, di una religiosità più forte e anche più esigente dal punto di vista della pratica quotidiana?

“Ripeto, le conversioni all’islam sono un fenomeno marginale. La Chiesa dovrebbe preoccuparsi di più del vasto scivolare nel ‘credere senza appartenere’, della gran massa di coloro che si dicono cristiani ma non praticano né si comportano di conseguenza. Ed è assolutamente vero che un richiamo identitario forte contribuisce a riportare fedeli alle istituzioni, tanto più in epoche di pericolo e di crisi. Interventi come quelli di Papa Wojtyla, dell’allora cardinale Ratzinger, del cardinale Ruini sull’identità cristiana dell’Europa e sullo scandalo della mancata menzione delle radici cristiane nella Costituzione europea, hanno ottenuto un vasto consenso fra i fedeli, anche fra i meno praticanti. E forse meno consenso fra certi politici che pure si dicono cattolici (Romano Prodi, tanto per non fare nomi), ma questo è un altro discorso”.

Ultima domanda: che futuro crede che attenda l’Occidente?

“Non sono fatalista. Il futuro sarà come saremo capaci di costruirlo. Dopo l’11 settembre ci sono molti indizi che una vasta mobilitazione intorno ai valori dell’identità cristiana è possibile. Le stesse reazioni di massa contro ‘Il Codice Da Vinci’ (centinaia, talora migliaia di persone si radunano quando si organizzano eventi critici) mostrano che è iniziato un movimento di cristiani che sono sì disposti a porgere l’altra guancia, ma tengono anche conto di avere solo due guance, e sono stufi di prendere schiaffi senza reagire”.