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Il Papa "buono".

Papa Giovanni XXIII passa per essere stato un Pontefice "progressista". Pochi sanno che il cardinale Oddi, che lo conosceva bene, lo definì, al contrario, "il conservatore più incallito che Dio abbia mai creato". In effetti, di Papa Roncalli non si ricordano mai quelle decisioni che risultano scomode per un certo cattolicesimo da intellettuali modernisti. A parte il severo giudizio che diede sulle Esperienze pastorali di don Milani, Giovanni XXIII non mancò di condannare severamente i regimi comunisti, di dettare norme "ferree" sull'abbigliamento dei sacerdoti, di approvare il monito del Sant'Uffizio contro Teilhard de Chardin e di deprecare l'iniziativa dei preti operai (quand'era Nunzio a Parigi), la cui esperienza egli considerava "la deformazione del sacerdozio". Ha ragione Roberto Beretta quando scrive su Avvenire (26.5.2000) che Giovanni XXII è "un personaggio che non sta nelle caselle...".

...e quello "non buono".

È difficile trovare un Pontefice più demonizzato di Bonifacio VIII (circa 1235-1303), fautore della teocrazia medievale. Eppure, non solo egli fu il Papa che indisse meritoriamente il primo Giubileo (1300), ma, stando a quanto scrive Rino Cammilleri (Storia dell'Inquisizione, Tascabili economici Newton, p. 18), appena eletto si prodigò per accogliere i ricorsi degli imputati dell'Inquisizione, che avevano diritto (quanti lo sanno?) di appellarsi al papa. Non solo: nel 1297 annullò la condanna inflitta dall'Inquisizione a Rainero Gatti da Viterbo e ai suoi due figli per l'inaffidabilità dei testimoni a carico. Nel 1298 fece restituire al figlio di un eretico i beni confiscati al padre e impose all'inquisitore di Orvieto (città in mano ai catari, responsabili di omicidi e intimidazioni ai danni dei cattolici) di smettere di molestare un cittadino già assolto dal precedente inquisitore".