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26. Anche la sua discesa all’inferno (Rom 10, 7; 1Pt 3, 18-20) è prefigurata con chiarezza nei Salmi, dove egli dice: "Mi hai tratto nella polvere della morte" (Sal 21, 16). E ancora: "Che giovamento c’è nel mio sangue, mentre discendo nella corruzione?" (Sal 29, 10). E ancora: "Son disceso nel fango profondo e non c’è sostegno per me" (Sal 68, 3). Anche Giovanni dice: "Sei tu che verrai? – senza dubbio nell’inferno – o aspettiamo un altro?" (Lc 7, 20). Sì che anche Pietro dice: "Cristo messo a morte quanto alla carne, ma riportato in vita quanto allo spirito, con questo spirito va anche a predicare a quegli spiriti che erano stati chiusi in carcere, che erano stati increduli nei giorni di Noè" (1Pt 3, 18-20). Qui è anche spiegato che cosa egli abbia operato nell’inferno. Ma proprio il Signore, quasi riferendosi al futuro, dice per mezzo del profeta: "Non abbandonerai l’anima mia nell’inferno e non permetterai che il tuo santo provi la corruzione" (Sal 15, 10). E nondimeno, con parola profetica egli dimostra ancora che questo si è verificato, quando dice: "Signore, hai condotto fuori dall’inferno la mia anima e mi hai salvato da quelli che discendevano nella fossa" (Sal 29, 4).

27. Poi il Simbolo continua: Il terzo giorno è risorto. La gloria della resurrezione ha dissolto in Cristo tutto ciò che appariva debole e fragile. Se poco fa non ti sembrava possibile che l’immortale venisse a morte, osserva ora come non possa essere mortale colui che, vinta la morte, è detto essere risorto. E comprendi in questo la bontà del creatore, perché egli avendo pietà di te è disceso fin là dove tu eri stato precipitato a causa del peccato. Né accuserai d’impotenza Dio creatore di tutte le cose, sì da credere che la sua creatura a causa della caduta sia stata imprigionata là dove egli non poteva arrivare per liberarla. Parliamo di livelli inferiori e superiori in relazione a noi, che chiusi in una ben delimitata forma corporea, siamo ristretti entro i limiti della norma che ci è stata assegnata. Ma per Dio, ch’è dovunque e non manca da nessuna parte, che cosa è inferiore e che cosa superiore? E tuttavia nell’incarnazione si realizza anche questa delimitazione.

È risorta la carne che era stata deposta nel sepolcro, perché si adempisse ciò ch’era stato predetto dal profeta: "Non permetterai che il tuo santo provi la corruzione" (Sal 15, 10). Perciò torna vincitore dai morti, traendo con sé le spoglie dell’inferno: infatti ha condotto fuori coloro ch’erano trattenuti dalla morte, come egli stesso aveva predetto con queste parole: "Quando sarò innalzato, trarrò tutto a me" (Gv 12, 32). E di ciò è testimone anche il vangelo, là dove dice: "Si aprirono i sepolcri, e molti corpi di santi che vi riposavano risorsero e apparvero a molti, ed entrarono nella città santa" (Mt 27, 52-53): per certo entrarono in quella città santa della quale l’apostolo dice: "Ma la Gerusalemme di lassù è libera, essa ch’è la madre di tutti noi" (Gal 4, 26). Come dice in altro passo anche agli Ebrei: "Era giusto che colui, per il quale e dal quale sono state create tutte le cose, volendo condurre alla gloria molti figli, elevasse a perfezione, per mezzo dei patimenti, l’autore della loro salvezza" (Eb 2, 10). Perciò (Cristo) ha collocato nel più alto dei cieli alla destra del trono di Dio la carne elevata a perfezione dai patimenti, per mezzo della quale con la potenza della resurrezione aveva riparato il peccato del primo creato; sì che anche l’apostolo dice: "Insieme con lui ci ha resuscitato e insieme ci ha fatto sedere nei cieli" (Ef 2, 6). Infatti egli era il vasaio che, come c’insegna il profeta Geremia, "il vaso che gli era sfuggito di mano e si era rotto, di nuovo lo tirò su con le sue mani e lo plasmò di nuovo, come volle" (Ger 18, 4). Così il corpo, che aveva assunto mortale e corruttibile, innalzato dalla pietra del sepolcro e fatto immortale e incorruttibile, egli ha voluto collocare non già in terra ma in cielo e alla destra del Padre. Di questi misteri sono piene le Scritture del Vecchio Testamento: non ne ha taciuto nessun profeta, nessuno scrittore di leggi, nessuno scrittore di salmi; ma ne parla quasi ogni pagina sacra. Mi sembra perciò superfluo indugiare a radunare testimonianze. Addurremo tuttavia pochi passi, proprio pochi, rinviando alle stesse fonti dei libri divini quanti vogliono abbeverarsi più copiosamente.

28. È detto subito nei Salmi: "Mi ero assopito e immerso nel sonno, e mi svegliai perché il Signore mi difenderà" (Sal 3, 6); e in un altro passo: "Per lo strazio dei miseri e il gemito dei poveri subito mi leverò, dice il Signore" (Sal 11, 6); e in un altro passo, come sopra abbiamo detto: "Signore, hai condotto fuori dell’inferno la mia anima, mi hai salvato da quelli che discendevano nella fossa" (Sal 29, 4); e ancora: "Perché rivolto a me mi hai ridato la vita e mi hai tratto fuori di nuovo dalla profondità della terra" (Sal 70, 20). E nel modo più chiaro nel Salmo 87 è detto di lui: "E diventò come un uomo senza aiuto, libero fra i morti" (Sal 87, 5-6). Il salmista non ha detto "uomo", ma "come un uomo". Infatti era come un uomo, perché era disceso nell’inferno; ma era libero tra i morti, perché la morte non lo poteva trattenere: perciò una parola presenta la natura dell’umana fragilità, e l’altra la natura della maestà divina. Il profeta Osea ha predetto con evidenza anche il terzo giorno in questo modo: "Ci risanerà dopo due giorni; e il terzo giorno risorgeremo e vivremo al suo cospetto" (Os 6, 3). Osea qui parla nella persona di quelli che, risorgendo con lui il terzo giorno, sono richiamati dalla morte alla vita; e son questi che dicono: "Il terzo giorno risorgeremo e vivremo al suo cospetto". Invece Isaia dice apertamente: "Colui che trasse fuori dalla terra il grande pastore delle pecore" (Is 63, 11).

Quanto poi al fatto che le donne avrebbero visto la sua resurrezione, mentre gli scribi, i farisei e il popolo non avrebbero creduto, anche questo Isaia predice con tali parole: "Donne, che venite dallo spettacolo, accorrete: infatti non è un popolo che abbia raziocinio" (Is 27, 11). Quanto poi a quelle donne di cui si dice che vennero al sepolcro, lo cercarono e non lo trovarono, come di Maria si dice che venne prima dell’alba e, non avendolo trovato, disse piangendo all’angelo che stava là: "Hanno portato via il Signore e non so dove l’hanno messo" (Lc 24, 1-3; Gv 20, 1. 13), anche tutto ciò è predetto nel Cantico dei cantici così: "Nel mio letto ho cercato quello che la mia anima ha amato; di notte l’ho cercato e non l’ho trovato" (Ct 3, 1. 2). Anche riguardo alle donne che lo trovarono e abbracciarono i suoi piedi, ecco la predizione nel Cantico dei cantici: "Lo abbraccerò e non lo lascerò andar via, lui che l’anima mia ha amato" (Ct 3, 4). Ecco per ora poche testimonianze fra le tante: infatti cerchiamo di essere brevi e perciò non ne possiamo mettere insieme di più.

29. È asceso in cielo, siede alla destra del Padre: di li verrà a giudicare i vivi e i morti. Questo contiene la continuazione del discorso abbreviato sulla fede, dove è chiaro ciò che vien detto ma bisogna ricercare in che senso tutto ciò debba essere inteso: infatti una volta che non intendiamo secondo la dignità della divinità l’essere asceso e l’essere seduto e l’essere in procinto di venire, con tali espressioni sarà indicato l’agire dell’umana fragilità. E infatti, realizzato completamente ciò che aveva operato in terra e richiamate dall’inferno le anime prigioniere, si dice che Gesù ascende in cielo, come aveva predetto il profeta: "Ascendendo in alto, ha condotto prigioniera la prigionia, ha dato doni agli uomini" (Sal 67, 19 Ef 4, 8). Quei doni, cioè, che Pietro, negli Atti degli apostoli, indicava nello Spirito Santo: "Perciò esaltato dalla destra di Dio, ha effuso questo dono, che voi vedete e ascoltate" (At 2, 33). Perciò Cristo ha dato agli uomini il dono dello Spirito Santo, perché i prigionieri, che prima il diavolo aveva condotto giù nell’inferno a causa del peccato, egli grazie alla resurrezione dalla sua morte li ha richiamati in cielo.

È asceso in cielo, non dove prima il Verbo Dio non era stato (infatti egli era sempre in cielo e rimaneva presso il Padre), ma dove il Verbo fatto carne prima non aveva seduto. Poiché infatti tale ingresso appariva nuovo ai custodi e principi delle porte del cielo, al vedere la natura della carne che entrava nel recesso più intimo del cielo, essi dicono l’un l’altro, come riferisce David pieno di Spirito Santo: "Alzate, principi, le vostre porte e innalzatevi, porte eterne, ed entrerà il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia" (Sal 23, 7-8). Certo queste parole vengono pronunziate non a causa della potenza della divinità, ma per la novità rappresentata dalla carne che ascendeva alla destra di Dio. E dice altrove lo stesso David: "È asceso Dio fra il giubilo, il Signore al suono della tromba" (Sal 46, 6). È costume infatti che il vincitore ritorni dalla battaglia al suono della tromba. Di lui è detto anche: "Egli stabilisce in cielo il suo trono" (Am 9, 6). E ancora altrove: "Egli è salito sui Cherubini ed ha volato, ha volato sulle ali dei venti" (Sal 17, 11).

30. Anche sedere alla destra del Padre è mistero della carne assunta. Infatti ciò non si adatta convenientemente alla incorporea natura di Cristo senza l’assunzione della carne; ed è non la natura divina bensì quella umana che progredisce fino alla sede celeste. Per cui è detto: "Da allora, Signore, è preparata la tua sede: da ogni tempo tu sei" (Sal 92, 2). Perciò è preparata già da ogni tempo la sede in cui si sarebbe seduto colui nel cui nome "si piegherà ogni ginocchio: delle creature celesti e terrestri e infernali, e ogni lingua proclamerà che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre" (Fil 2, 10-11). Di questo David dice così: "Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi" (Sal 109, 1). Infatti proprio spiegando nel vangelo queste parole, il Signore diceva ai Farisei: "Ma se David, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore, come può essere suo figlio?" (Mt 22, 45). Con ciò dimostra che secondo lo spirito egli è Signore, e secondo la carne è figlio di David. Sì che proprio il Signore dice ancora: "Anzi vi dico: D’ora in avanti vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della potenza" (Mt 26, 64). E l’apostolo Pietro dice di Cristo: "Egli, che siede in cielo alla destra di Dio" (1Pt 3, 22). E anche Paolo, scrivendo agli Efesini: "Secondo l’operazione – dice – della sua smisurata potenza, che egli ha realizzato in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra" (Ef 1, 19-20).

31. Che verrà a giudicare i vivi e i morti, ce lo insegnano molte testimonianze delle Sacre Scritture. Ma prima di riferire queste predizioni dei profeti, ritengo opportuno richiamare alla mente che questa tradizione di fede vuole che noi giorno per giorno stiamo attenti e preparati all’arrivo del giudice, sì da predisporre le nostre azioni come se siamo sul punto di render conto al giudice che sta per arrivare (1Pt 4, 5). Era proprio questo ciò che diceva il profeta dell’uomo felice, che "dispone con giustizia le sue parole" (Sal 111, 5). Quanto poi al fatto che è detto che egli giudica i vivi e i morti, ciò non significa che verranno al giudizio alcuni vivi e altri morti, bensì che egli giudicherà insieme le anime e i corpi, dove come anime sono indicati i vivi e come corpi i morti. Proprio il Signore dice così nel vangelo: "Non temete quelli che possono uccidere il corpo ma non possono far nulla all’anima; ma temete piuttosto colui che può mandare a perdizione nella Gehenna e l’anima e il corpo" (Mt 10, 28).

32. Ma ora, se sembra opportuno, dimostriamo brevemente che anche queste verità sono state predette dai profeti. Se poi vorrai maggior numero di testimonianze, tu stesso le metterai insieme da tutta l’ampiezza delle Scritture. Ecco quel che dice il profeta Malachia: "Ecco, viene il Signore onnipotente; e chi sosterrà il giorno del suo arrivo, o chi sosterrà la sua vista? Poiché egli al suo arrivo sarà come il fuoco dei fonditori e come la liscivia dei lavandai. E siederà per fonderli e purificarli come l’argento e come l’oro" (Mal 3, 1-3). Ma perché tu apprenda con maggiore chiarezza chi sia questo Signore, di cui si parla in tal modo, sta a sentire cosa dice anche il profeta Daniele: "Io contemplavo nella visione notturna: ed ecco che sulle nubi del cielo veniva come un Figlio di uomo, e arrivò fino all’Antico dei giorni e fu presentato al suo cospetto; e a lui fu dato principato onore e regno; e tutti i popoli tribù lingue gli serviranno; e il suo potere è potere eterno, che non passerà, e il suo regno non vedrà la corruzione" (Dan 7, 13-14). Di qui perciò impariamo a conoscere non soltanto la venuta e il giudizio, ma anche il suo potere e il suo regno: cioè, che il suo potere è eterno, e che il suo regno non vedrà né termine né corruzione. Come anche nel vangelo si dice: "E del suo regno non ci sarà fine" (Lc 1, 33). Per cui è del tutto estraneo alla fede chi sostiene che un giorno il regno di Cristo avrà fine.

Dobbiamo tuttavia sapere che questa venuta di Cristo apportatrice di salvezza il nemico cercherà di simulare con astuta frode, per trarre in inganno tutti i fedeli; e in luogo del Figlio dell’uomo, di cui aspettiamo la venuta nella maestà di suo Padre, presenterà il figlio della perdizione con prodigi e miracoli menzogneri, sì da introdurre in questo mondo, invece di Cristo, l’Anticristo del quale proprio il Signore ha fatto ai Giudei questa predizione nel vangelo: "Io sono venuto in nome del Padre mio e non mi avete accolto; verrà un altro in proprio nome, e questo lo accoglierete" (Gv 5, 43). E dice ancora: "Allora vedrete l’abominazione della desolazione nel luogo santo, come dice il profeta Daniele. Chi legge comprenda" (Mt 24, 15). Infatti Daniele nelle sue visioni ci dà molti esaurienti insegnamenti circa l’insorgere di questo errore; ma sarebbe troppo difficoltoso addurre qui tali esempi, perché si tratta di racconti molto estesi: perciò rinviamo chi vuole conoscere questo argomento in modo più esauriente, a rileggersi piuttosto proprio le visioni. Ma di questo parla anche l’apostolo: "Nessuno v’inganni in alcun modo, perché prima dovrà venire l’apostasia e si rivelerà l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, che avversa e si erige contro tutto ciò che viene definito e venerato come Dio, sì da sedere nel tempio di Dio, manifestando se stesso come se fosse Dio" (2Tess 2, 3-4). E poco dopo: "E allora si rivelerà l’empio, che il Signore Gesù ucciderà col soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. L’avvento di costui sarà accompagnato dalle opere di Satana, con ogni potenza miracoli e prodigi menzogneri" (2Tess 2, 8-9). E ancora poco dopo: "Perciò Dio permetterà che essi cadano nell’errore, perché credano alla menzogna, e siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità" (2Tess 2, 11-12).

Perciò questo errore ci viene predetto dalle parole dei profeti, del vangelo e degli apostoli, al fine che nessuno in luogo della venuta di Cristo creda alla venuta dell’Anticristo. Ma, come ha detto proprio il Signore, "quando vi diranno: Ecco, Cristo è qui, oppure: È lì, non credete. Infatti verranno molti falsi cristi e molti falsi profeti e trarranno in inganno molti" (Mt 24, 23-24). Ma vediamo come egli abbia presentato il segno del vero Cristo: "Come il lampo – dice – risplende da Oriente fino a Occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo" (Mt 24, 27). Quando poi il vero Signore Gesù Cristo sarà venuto, siederà e giudicherà, come è detto nel vangelo: "Separerà le pecore dai capretti" (Mt 25, 32), cioè, separerà i giusti dagli ingiusti. Come anche l’apostolo scrive: "Tutti noi dobbiamo presentarci davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ognuno ciò che gli spetta secondo quanto ha operato quando era nel corpo, sia bene sia male" (2Cor 5, 10). Infatti saremo giudicati non soltanto per ciò che avremo fatto ma anche per ciò che avremo pensato, secondo quanto dice ancora l’apostolo: "Reciprocamente tra di loro con pensieri che li accusano e anche li difendono, nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini" (Rom 2, 15-16). E con ciò basta su questo argomento.