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17. Innanzitutto bisogna sapere che il valore della croce non è uno solo e lo stesso per tutti: ma essa ha un significato per i pagani, un altro per i Giudei, un altro per i credenti, come anche l’apostolo dice: "Noi poi predichiamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e pazzia per i pagani, ma per quanti sono stati chiamati sia Giudei sia Greci potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Cor 1, 23-24). E in un altro luogo: "Infatti la parola della croce è pazzia per quanti periscono, ma per coloro che si salvano è potenza di Dio" (1Cor 1, 18). Infatti i Giudei, che dalla Legge avevano appreso che il Cristo sarebbe rimasto in eterno (Gv 12, 34), traevano motivo di scandalo dalla sua croce, perché non vollero credere nella sua resurrezione. Ai pagani poi sembrava pazzia credere che Dio era morto, perché essi ignoravano il mistero della incarnazione. I fedeli invece, che avevano creduto che Cristo era nato, aveva patito ed era risorto dai morti, giustamente credevano che era potenza di Dio quella che aveva vinto la morte.

Per prima cosa dunque ascolta come dalla parola profetica di Isaia è indicato che i Giudei, cui i profeti avevano predetto queste verità, non avrebbero creduto, e invece avrebbero creduto quelli che mai avevano ascoltato ciò dai profeti: "Coloro – egli dice – cui questo non è stato annunziato, vedranno, e coloro che non hanno ascoltato, comprenderanno" (Is 52, 15). Lo stesso Isaia in questo modo predice che, mentre non credettero quelli che meditavano la legge di Dio dalla fanciullezza alla vecchiaia, tutto il mistero della salvezza sarebbe stato trasferito ai pagani: "Ecco – egli dice –, il Signore degli eserciti preparerà a tutte le genti un banchetto su questo monte: berranno la gioia, berranno vino, si ungeranno di profumi su questo monte: dà ai pagani tutti questi beni. Questa è la volontà del Signore onnipotente riguardo a tutti i pagani" (Is 25, 6-7).

Ma forse quelli che si vantano della conoscenza della Legge ci obietteranno: Bestemmiate voi che affermate che il Signore è stato soggetto alla corruzione della morte e alla passione della croce. Ma allora leggete quanto trovate scritto nelle Lamentazioni di Geremia, là dove egli dice: "Lo spirito del nostro volto, Cristo Signore, fu preso a causa dei nostri peccati, riguardo al quale abbiamo detto: Sotto la sua ombra vivremo fra i pagani" (Lam 4, 20). Ascolta come quello profetizza che Cristo Signore è stato preso e per noi, cioè a causa dei nostri peccati, è stato dato in preda alla corruzione; e poiché il popolo ch’è rimasto incredulo è stato rigettato via, dice che all’ombra del Signore vivremo non in Israele ma fra i pagani.

18. Che se poi non sembra troppo laborioso, voglio indicare come nei profeti siano stati predetti tutti i particolari che riferiscono i vangeli: in tal modo quelli che ricevono i primi rudimenti della fede possono tenere scritte nel loro cuore queste testimonianze, perché non si insinui in loro alcuna funesta incertezza riguardo al contenuto di questa loro fede.

Il vangelo ci insegna che Giuda, uno degli amici e dei commensali di Cristo, lo tradì (Mt 26, 14-16): ascolta come ciò venga predetto nei Salmi: "Uno che ha mangiato il mio pane, ha teso l’insidia contro di me" (Sal 40, 10). E in un altro luogo: "I miei amici e i miei congiunti si sono avvicinati e stettero contro di me" (Sal 37, 12). E ancora: "Si sono ammorbidite le loro parole più dell’olio, ed esse erano dardi" (Sal 54, 22). Vuoi vedere in che modo si sono ammorbidite? "Venne – è detto – Giuda da Gesù e gli disse: Salve, Maestro, e lo baciò" (Mt 26, 49). Con l’allettamento dolce di un bacio infisse il dardo esecrando del tradimento. Per cui il Signore gli dice: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?" (Lc 22, 48).

Senti dire che egli è stato valutato trenta monete d’argento dalla cupidigia del traditore (Mt 26, 15). Ascolta anche su questo particolare la parola del profeta: "Dissi loro: Se vi par bene, datemi la ricompensa oppure dite di no". E subito dopo: "E ricevetti trenta monete d’argento e le gettai nella casa del Signore per essere fuse" (Zac 11, 12-13). Non è proprio questo ciò che si legge nel vangelo, che Giuda preso da penitenza riportò indietro il danaro, lo gettò nel tempio e si allontanò? (Mt 27, 3-5). Bene anche il profeta ha parlato di ricompensa di Giuda, col sentimento di chi accusa e rimprovera. Infatti tante opere buone Gesù aveva fatto presso di loro: aveva dato la vista ai loro ciechi, l’uso dei piedi agli zoppi, la possibilità di muoversi ai paralitici; aveva restituito anche la vita ai morti (Gv 10, 32; Mt 11, 5). In contraccambio di tutti questi benefici gli danno la morte, valutata al prezzo di trenta monete d’argento. Nel vangelo è detto anche ch’egli fu legato. Lo aveva predetto la parola del profeta, dicendo così per bocca di Isaia: "Guai alle loro anime, perché hanno fatto un pessimo pensiero contro sé stessi, dicendo: Incateniamo il giusto, perché ci è molesto" (Is 3, 9; Ez 38, 10; Sap 2, 12).

19. Ma qualcuno obietterà: Ma dobbiamo intendere tutto ciò del Signore? Che forse il Signore poteva essere preso dagli uomini e tratto in giudizio? Proprio di questo ti convincerà il medesimo profeta con queste parole: "Il Signore verrà in giudizio con gli anziani e con i capi del popolo" (Is 3, 14). Proprio il Signore viene giudicato secondo la testimonianza del profeta: non solo giudicato ma flagellato, percosso nel volto con le mani e sputacchiato (Gv 19, 1-3); e per noi sopporta ogni offesa e indegnità. E poiché tutti si sarebbero stupiti ad udire tali cose dagli apostoli, ecco che ancora il profeta in loro persona esclama e dice: "Signore, chi ha creduto alla nostra parola?" (Is 53, 1). Infatti era incredibile che si dicesse che Dio Figlio di Dio avesse patito tali tormenti; perciò questi vengono predetti dai profeti affinché non avessero a dubitare coloro che avrebbero creduto. Ecco pertanto che lo stesso Cristo Signore dice in sua persona: "Ho presentato la mia schiena ai flagelli e le mie guance alle percosse, e non ho distolto la mia faccia dalla vergogna degli sputi" (Is 50, 6).

Fra gli altri patimenti è scritto anche che legatolo lo condussero al cospetto di Pilato (Mt 27, 2). Anche questo ha predetto il profeta, là dove dice: "E legatolo lo condussero in dono al re Iarim" (Os 10, 6). A meno che uno non faccia questa obiezione: Ma Pilato non era re. Ma sta a sentire che cosa dice il vangelo subito dopo: "Pilato, ad udire ch’egli era della Galilea, lo mandò ad Erode, che allora era re in Israele" (Lc 23, 6-7). Ed a ragione il profeta ha aggiunto il nome Iarim, che significa selvatico. Infatti Erode non era della casa d’Israele né di quella vigna israelitica, che il Signore aveva portato fuori dall’Egitto e aveva piantato in cima ad un fertile colle (Is 5, 1); ma era selvatico, cioè apparteneva alla selva degli stranieri: per questo è chiamato selvatico, come quello che mai era cresciuto dai tralci della vite d’Israele. E anche ciò che ha detto il profeta: "in dono", si adatta benissimo. Allora infatti – come afferma il vangelo (Lc 23, 12) – Erode e Pilato, che prima erano nemici, fecero pace e come dono per la loro riconciliazione mandavano legato Gesù l’uno dall’altro. Ma che cosa importa questo, purché Gesù dovunque riconcilii quelli che sono in discordia, ristabilisca la pace e la concordia? Anche di questo è scritto in Giobbe: "Il Signore riconcilia i cuori dei principi della terra" (Giob 12, 24).

20. È anche raccontato che, volendolo Pilato lasciar libero, tutto il popolo gridò: "Crocifiggilo, crocifiggilo" (Gv 19, 12; Lc 23, 21). Lo aveva predetto il profeta Geremia, dicendo in persona proprio del Signore: "La mia eredità è diventata per me come un leone nella selva: ha lanciato contro di me la sua voce; per questo l’ho avuta in odio, e per questo ho abbandonato – egli dice – la mia casa" (Ger 12, 8. 7). E ancora in un altro passo: "Su chi avete aperto la vostra bocca e contro chi avete sciolto le vostre lingue?" (Is 57, 4). È scritto che, mentre veniva giudicato, Gesù taceva (Mt 26, 63). Molti passi della Scrittura ne son testimoni. Nei Salmi è scritto: "Sono diventato come uno che non sente e che non ha nella sua bocca parole per rimproverare" (Sal 37, 15). E ancora: "Ma io come un sordo non ascoltavo, ed ero come muto che non apre la sua bocca" (Sal 37, 14). E ancora un altro profeta: "Come un agnello di fronte al tosatore, così non ha aperto la sua bocca; nell’umiliazione fu portato il giudizio contro di lui" (Is 53, 7-8).

È scritto che gli fu imposta una corona di spine (Mc 15, 17). Riguardo a questo ascolta nel Cantico dei cantici, sull’iniquità di Gerusalemme, la voce del Padre che si meraviglia dell’ingiuria fatta al Figlio e dice: "Uscite e osservate, figlie di Gerusalemme, la corona con la quale lo ha coronato sua madre" (Ct 3, 11). E così un altro profeta ricorda le spine: "Ho aspettato che (la vigna) producesse uva; invece ha prodotto spine; non giustizia ma iniquità" (Is 5, 2. 7). Tuttavia, perché tu conosca anche le verità più segrete, era necessario che colui che era venuto a portar via i peccati del mondo, purificasse anche la maledizione della terra; essa infatti, a causa del peccato del primo creato, aveva ricevuto la sentenza per la prevaricazione, con queste parole del Signore: "La terra sarà maledetta per la tua azione, e produrrà per te spine e triboli" (Gen 3, 17-18). Perciò Gesù vien coronato di spine, affinché quella prima sentenza di condanna fosse abolita. È condotto alla croce, e al legno viene sospesa la vita di tutto il mondo (Mt 27, 35). Vuoi avere anche su questo la conferma delle parole del profeta? Ascolta Geremia che dice: "Venite e gettiamo il legno nel suo pane e spazziamolo via dalla terra dei vivi" (Ger 11, 19). E ancora Mosè, quasi compiangendoli, dice: "E la tua vita sarà sospesa davanti ai tuoi occhi, e temerai giorno e notte e non crederai alla tua vita" (Deut 28, 66). Ma dobbiamo passare oltre: infatti abbiamo già oltrepassato il limite della brevità che ci eravamo proposti e abbiamo protratto con lunga argomentazione il discorso abbreviato. Tuttavia aggiungeremo ancora qualcosa, per non trascurare completamente ciò che abbiamo incominciato.

21. È scritto che Gesù, colpito al fianco, emise insieme acqua e sangue (Gv 19, 34). Certo questo particolare ha significato occulto: infatti proprio lui aveva detto: "Scaturiranno dal suo ventre fiumi di acqua viva" (Gv 7, 38). E ha emesso anche quel sangue che i Giudei avevano chiesto che ricadesse su di loro e sui loro figli (Mc 27, 25). Perciò ha emesso l’acqua che purificasse i credenti, ed ha emesso il sangue che condannasse gl’increduli. Ma si può anche intendere che in questo particolare è simboleggiata la duplice grazia del battesimo: una è quella che viene data per mezzo dell’acqua battesimale; l’altra è quella che viene cercata per mezzo del martirio con l’effusione di sangue: infatti l’uno e l’altro sono chiamati battesimo. Che se ricerchi anche perché è detto che egli emise acqua e sangue non da altro membro ma proprio dal fianco, mi sembra che qui nel fianco sia indicata, per tramite della costola, la donna. Infatti poiché la fonte del peccato e della morte derivò dalla prima donna, che fu la costola del primo Adamo (Gen 2, 22), per questo anche la fonte della redenzione e della vita scaturisce dalla costola del secondo Adamo.

22. È scritto che durante la sua passione discesero le tenebre dall’ora sesta all’ora nona (Mt 27, 45). Sta a sentire anche su questo punto la testimonianza del profeta che dice: "Il sole tramonterà per te a mezzogiorno" (Am 8, 9). E ancora il profeta Zaccaria: "In quel giorno – dice – non ci sarà luce. Ci sarà freddo e gelo in un giorno, e quel giorno è noto al Signore, e non ci sarà giorno né notte, e ci sarà luce al tramonto" (Zac 14, 6-7). Che cosa di altrettanto evidente avrebbe potuto dire il profeta, sì che sembrasse non tanto predire cose future quanto raccontare cose già passate? Ha predetto anche il freddo, anche il gelo: per questo infatti Pietro si riscaldava al fuoco (Gv 18, 18), perché era freddo; ed egli soffriva il freddo non soltanto del tempo ma anche della fede. Il profeta ha aggiunto ancora: "E quel giorno è noto al Signore, e non ci sarà né notte né giorno". Che significa: Non ci sarà notte né giorno?. Che forse non ha parlato chiaramente delle tenebre che sono sopraggiunte durante il giorno, e della luce che è stata richiamata indietro? Quello non fu un giorno: infatti non cominciò col sorgere del sole. Né fu vera e propria notte: infatti non intraprese dall’inizio il cammino che le è assegnato, dopo ch’era stato completato il corso del giorno, né lo condusse fino al termine stabilito: ma la luce, allontanata dal delitto degli empi, tornò al tramonto. Infatti dopo l’ora nona, scacciate le tenebre, il sole è restituito al mondo. E di questo stesso fatto un’altra testimonianza dice: "E di giorno si oscurerà la luce sopra la terra" (Am 8, 9).

23. La predicazione del vangelo c’insegna anche che i soldati si divisero le vesti di Gesù e trassero a sorte la sua tunica (Mt 27, 35). Anche questo lo Spirito Santo ha avuto cura che fosse annunziato dalla parola del profeta, che dice: "Si sono divise le mie vesti e hanno gettato la sorte sul mio vestito" (Sal 21, 19). Ma i profeti non hanno neppure taciuto di quella veste che – com’è scritto – i soldati gli fecero indossare per schernirlo, cioè la veste purpurea (Mt 27, 28). Ascolta infatti che cosa dice Isaia: "Chi è costui che viene da Edom? e le sue rosse vesti da Bosra? Perché è rosso il tuo vestito, e le tue vesti come quelle che vengon fuori da un torchio pigiato?" (Is 63, 1-2). Sì che egli stesso risponde: "Da solo ho pigiato il torchio, figlie di Sion" (Is 63, 3). Uno solo è infatti colui che non ha commesso peccato ed ha portato via il peccato del mondo (1Pt 2, 22; Gv 1, 29). Se infatti la morte è potuta entrare a causa del peccato di uno solo, quanto più ha potuto essere restituita la vita per opera di un solo uomo, ch’era anche Dio? (Rom 5, 12).

24. È scritto anche che Gesù è stato dissetato con aceto o con vino mirrato, ch’è più amaro del fiele (Mt 27, 34.48). Ascolta che cosa su questo aveva predetto il profeta: "Per cibo mi hanno dato fiele e nella sete mi hanno dato da bere aceto" (Sal 68, 22). E riferendosi a questo fatto già a suo tempo Mosè diceva di quel popolo: "Delle vigne di Sodoma è la loro vite, e i loro tralci sono di Gomorra; la loro uva è di fiele e il loro grappolo è amaro" (Dt 32, 32). E rimproverandoli dice ancora: "Popolo sciocco e non saggio, hai contraccambiato così il Signore?" (Dt 32, 6). Anche nel Cantico sono prefigurati gli stessi fatti, dove è ricordato anche il giardino nel quale fu crocifisso. Infatti il Signore dice così: "Sono entrato nel mio giardino, sorella mia sposa, e ho vendemmiato la mia mirra" (Ct 5, 1), dove chiaramente ha indicato il vino mirrato col quale fu dissetato.

25. È scritto che subito dopo rese lo spirito (Mt 27, 50). Anche questo era stato preannunziato dal profeta, che in persona del Figlio diceva al Padre: "Nelle tue mani affido il mio spirito" (Sal 30, 6). È raccontato che fu sepolto e che all’entrata della tomba fu apposta una grande pietra (Mt. 27, 60). Ascolta che cosa su questo abbia predetto la parola profetica di Geremia: "Hanno messo a morte in una fossa la mia vita e hanno posto una pietra su di me" (Lam 3, 53). È questo un accenno chiarissimo fatto dalla parola del profeta alla sua sepoltura. Ma stanne a sentire anche altri: "Il giusto – è scritto – fu tratto via dal cospetto dell’iniquità e il suo posto sarà in pace" (Is 57, 1). E altrove: "E darò i cattivi per sua sepoltura" (Is 53, 9). E ancora un altro passo: "Giacendo hai dormito come un leone e come un leoncello: chi lo risveglierà? (Gen 49, 9).