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AGGIORNAMENTI sulla terribile situazione dei cristiani nella Corea del Nord. Condivido con te un’intervista di Marco Gombasa di Inside Over, un progetto de Il Giornale.

Come ti avevo aggiornato qualche tempo fa, secondo OpenDoors, l’agenzia americana di difesa dei cristiani perseguitati, la Corea del Nord è tra i paesi dove i cristiani patiscono di più la persecuzione. Sempre secondo OpenDoors, su circa 300mila cristiani, fra 50mila e 70mila si trovano all’interno di un campo di lavoro.

Inside Over ha intervistato un rifugiato cristiano dalla Corea del Nord, scappato al regime. Il suo nome di fantasia è Lee.

Secondo Lee, i cristiani in Corea del Nord vivono nel terrore di essere scoperti dalle spie e dalla polizia segreta del regime. E di essere trasportati nei temutissimi campi di lavoro nord coreani.


“Le famiglie cristiane devono nascondere la Bibbia dietro le foto del presidente Kim Jong-un obbligatoriamente appesa al muro di ogni casa. Le messe vengono celebrate in maniera clandestina e non ci si può riunire in gruppi perché si sospetta sempre la presenza di alcune delle spie del governo.

“Le spie s’infiltrano anche nei gruppi cristiani della Corea del Sud e della Cina per capire quali organizzazioni aiutino i cristiani a fuggire dal Nord. C’è una fitta collaborazione tra governo cinese e quello nord coreano nelle persecuzioni. Quasi tutti i cristiani nordcoreani che sono stati catturati in Cina, sono stati rispediti in Nord Corea.

Rispondendo alla domanda “perché la Corea del Nord perseguita così duramente i cristiani?”, Lee risponde:


“Pyongyang [la capitale della Corea del Nord] definisce i cristiani una minaccia diretta a Kim Jong-un poiché secondo loro ci deve essere un solo Dio [Kim Jong-un naturalmente!]. Per questo, oltre a essere un crimine contro lo Stato e un reato politico, essere cristiani è anche un crimine contro il leader supremo stesso e contro tutta la sua famiglia.

“Mi sono convertito al cristianesimo durante la mia fuga. La polizia cinese mi aveva catturato a Shanghai e in prigione ho incominciato a pregare perché ero convinto che mi rispedissero in Corea del Nord dove mi avrebbero giustiziato.

“Per fortuna sono riuscito a fuggire nuovamente. Non avrei mai potuto essere un cristiano in Corea perché la maggioranza dei cristiani sono detenuti nei campi di concentramento oppure giustiziati pubblicamente nelle piazze”.

Adesso in libertà, Lee ha un “particolare timore degli hacker nordcoreani. Si dice che ve ne siano oltre 7mila che controllano quotidianamente tutti quelli che loro considerano disertori che siano in Asia, America o in Europa. Possono controllare il tuo cellulare, il computer e tutti i tuoi spostamenti. Non sai cosa aspettarti.”



Secondo Lee, “è fondamentale che gli Stati europei e l’Unione europea continuino a fare delle pressioni alla Corea del Nord perché rispetti i diritti umani e la libertà religiosa anche imponendo delle sanzioni.



Lee lamenta l’atteggiamento di noi cristiani europei:



“Sembra che i Paesi europei abbiano perso la loro identità a si siano dimenticati dei loro fratelli cristiani perseguitati nel mondo. Il Vaticano e le Chiese europee possono e devono fare molto di più per aiutarci! Sembra siano impauriti di palesare la loro identità come se non ne fossero orgogliosi. I leader religiosi sono riluttanti a parlare della persecuzione dei cristiani. Aspettiamo da loro molto di più di quello fatto fino ad ora!”