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La storica Irina Ivanovna Osipova è l’autrice de Se il mondo vi odia… Martiri per la fede nel regime sovietico pubblicato  in Italia dalle Edizioni La Casa di Matriona in cui tratta delle persecuzioni poste in essere in Unione Sovietica ai danni dei cattolici di rito bizantino e latino dal 1917 al 1955.

 

 Estraneità cattolica

Il libro si compone di sei capitoli, nel primo dei quali l’Autrice traccia un excursus storico della presenza cattolica in Russia a partire dal regno di Pietro il Grande: "La presenza dei cattolici in un Paese come la Russia, storicamente "ortodosso", si legò inizialmente all’esistenza di colonie straniere e finì per identificarsi con queste minoranze".

Quando poi sul finire del Settecento, con le tre spartizioni della Polonia, la Russia venne ad avere all’interno dei propri confini più di sei milioni di sudditi di religione cattolica ciò "portò alla nascita del binomio: cattolico=polacco, che per molti versi sopravvive ancor oggi nella coscienza russa" (p. 18).

La prima diocesi cattolico – romana venne creata in Russia per iniziativa unilaterale della zarina Caterina II a Mogilëv nel 1772 e dieci anni più tardi la trasformò in arcidiocesi. Nel 1783 il seminario e la residenza arcivescovile vennero trasferiti a San Pietroburgo e così la capitale imperiale divenne anche la città più importante della cattolicità in terra di Russia. Fin dai tempi di Caterina i rapporti fra il Vaticano ed il Governo russo furono assai conflittuali a causa dei continui tentativi zaristi di dettar legge alla Chiesa cattolica in Russia.

Per tutto l’Ottocento la presenza cattolica in Russia fu rappresentata quasi soltanto da stranieri e la conversione al cattolicesimo "più che un fenomeno quantitativo fu un fenomeno qualitativo, poiché coinvolse molti grandi nomi della cultura e dell’aristocrazia… Tutte queste personalità, abbracciando il cattolicesimo si videro però costrette in qualche modo ad abbracciare una cultura diversa dalla propria e a celebrare il culto in una lingua straniera" (p. 20).

 

I cattolici di rito bizantino-slavo

Le discriminazioni per la Chiesa cattolica russa parvero terminare con l’inizio del nuovo secolo allorquando, con l’editto di tolleranza del 17 aprile 1905, i cattolici ottennero la tanto attesa libertà di confessione anche se le difficoltà per l’apostolato dei sacerdoti cattolici rimasero enormi. Con grande difficoltà proprio dal 1905 iniziò l’attività missionaria di alcuni padri assunzionisti francesi che non si sarebbe rivolta soltanto alle comunità francesi ma avrebbe riguardato anche i cattolici russi di rito orientale o bizantino-slavo, gruppo sorto in Russia sul finire del XIX secolo sulla scorta delle riflessioni del filosofo Vladimir S. Solov’ëv e delle conversioni dei due sacerdoti ortodossi Nikolaj A. Tolstoj e Aleksej E. Zercaninov.

I cattolici russi di rito orientale, che "promuovevano l’uso del rito liturgico orientale e della lingua russa nella preghiera, ma professavano i dogmi del cattolicesimo e riconoscevano nel papa di Roma il capo della Chiesa universale" (p. 21), vennero incoraggiati e sostenuti dai papi Leone XIII e Pio X ma non certo dal potere zarista che non li riconobbe se non dopo lunghe trattative e ben quattro anni dopo l’emanazione dell’editto di tolleranza.

La prima chiesa cattolica di rito bizantino-slavo, quella dello Spirito Santo, venne aperta a San Pietroburgo nel 1909 e nel gennaio del 1913 uscì il primo numero del giornale dei cattolici russi chiamato Parola di Verità in cui venne richiesta l’unione delle Chiese cattolica ed ortodossa provocando un grande scandalo che portò alla chiusura della chiesa dello Spirito Santo.

A Mosca il nucleo dei cattolici di rito bizantino-slavo ruotava intorno ai coniugi Abrikosov. Questa coppia di ricchi e colti moscoviti si convertì al cattolicesimo tra il 1908 e il 1909, entrando nel terz’ordine domenicano, vivendo, seppur sposati, la vocazione monacale; Anna Abrikosova trasformò addirittura il proprio appartamento in un convento assumendo il nome di suor Caterina da Siena.

 

I tempi di Diocleziano

Nel 1917 per i cattolici russi, con lo scoppio della rivoluzione di febbraio, le cose parvero migliorare; la chiesa dello Spirito Santo a Pietrogrado venne riaperta a partire dal giorno di Pasqua, l’esarcato russo cattolico di rito bizantino venne riconosciuto dal Governo Provvisorio ed alla fine di maggio a Pietrogrado poté tenersi il primo Sinodo cattolico russo.

La comunità cattolica di Mosca, come quella di Pietrogrado s’ingrandì nei primi anni rivoluzionari e la polizia politica sovietica iniziò a controllarla a partire dall’estate del 1920 quando il patriarca ortodosso Tichon si mostrò ben disposto verso una possibile conciliazione tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica e sollecitò lo svolgimento di incontri ecumenici.

Da parte sovietica iniziò l’infiltrazione di alcuni "collaboratori volontari" presso le comunità cattoliche; ecco alcuni passi tratti dai rapporti stilati da uno di questi "collaboratori" infiltrato presso la comunità degli Abrikosov: ""Il gruppo di professori presso gli Abrikosov pensa innanzitutto a come salvaguardare la Chiesa e consolidare il suo potere… il 7 febbraio nell’appartamento degli Abrikosov si è svolta una riunione dedicata al defunto papa di Roma, e i presenti erano molto contenti che il nuovo papa [Pio XI] sia un acerrimo nemico dei bolscevichi… Giovedì 4 maggio si è deciso di propagandare l’idea di un fronte spirituale unitario antisocialista"" (p. 36). Nell’aprile del 1922 vennero arrestati alcuni sacerdoti ortodossi che erano soliti frequentare la comunità degli Abrikosov; ecco un passo di una deposizione di uno di questi – estorta quasi sicuramente con la forza dai cekisti:

"I teologi cattolici che conversavano con noi non celavano il loro desiderio di sottometterci ai gesuiti (cioè al papa di Roma), e già questo, secondo me, significava che volevano coinvolgere anche noi in politica… Una volta si espresse l’idea di creare un fronte unitario antisocialista per la lotta contro l’ateismo e i bolscevichi sotto la guida o l’autorità del papa di Roma, parlando della creazione di cellule di credenti che avrebbero costituito l’organizzazione di base per la lotta contro le idee socialiste" (p. 36).

Poi in settembre anche padre Vladimir Abrikosov venne arrestato, processato, condannato alla "pena capitale" che non venne mai eseguita perché commutata nell’"esilio all’estero a tempo indeterminato". Sua moglie volle rimanere in Russia, alla guida della comunità. Così si espresse poco tempo dopo la partenza per l’esilio del marito in una lettera speditagli a Roma:

 

"Sono sola nel pieno senso della parola, con i bambini quasi senza vestiti, le suore che si fanno in quattro… con i parrocchiani sconcertati e smarriti. E per di più mi aspetto di essere arrestata, visto che durante la perquisizione hanno sequestrato tutti i nostri statuti e regole… Ci sentiamo delle pagliuzze nelle mani di Dio, e dove ci porterà non lo sappiamo: non possiamo fare piani, previsioni, nulla. Bisogna vivere di puri atti di fede, speranza, carità. Ma intanto la causa cresce, gente nuova si unisce, la comunità delle suore si ingrandisce …" (p. 37).

Nel marzo del 1923 l’Esarca dei cattolici russi, padre Leonid I. Fedorov venne arrestato insieme al vescovo cattolico latino Jan Cieplak ed altri tredici sacerdoti di Pietrogrado. A metà novembre anche a Mosca vennero operati una serie di arresti di cattolici fra cui padre Nikolaj Aleksandrov, Donat Novickij, Anna Abrikosova e nove monache della sua comunità. Per molti di loro e per tanti altri cattolici si aprirono le porte del famigerato lager delle Isole Solovki, nel Mar Bianco. Si stava così realizzando quanto aveva sostenuto l’Esarca Fedorov sul finire del 1918:

"Per la Chiesa cominciano i tempi di Diocleziano. Non è un’iperbole, ma un dato di fatto… Siano rese grazie a Dio per tutto! È la giusta punizione al clero per la sua neghittosità, l’egoismo e lo scarso amore per il gregge affidatogli. Le nostre pecorelle guardano con indifferenza alle chiese di Dio abbandonate alle devastazioni. Vivo confidando in Dio e nelle sue preghiere… Non avrei mai pensato che ci sarebbe toccato portare una simile croce…" (p. 33).

continua........