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8. L’eresia

Chi sceglie di prestare fiducia ad un testimone, sceglie di accettare per vero tutto quanto il testimone ritiene essenziale nella sua testimonianza.

Se perciò, tra le notizie che il testimone racconta, si fa una scelta di accettarne alcune e non altre (in greco a‡resij-éresis = scelta, da cui la parola eresia), la si fa in base ad un criterio soggettivo di ciò che è plausibile o no. In questo caso il metro della verità non è la parola del testimone, ma il proprio criterio personale. E questo non è un atto di fiducia nel testimone. E dunque non è fede.

Operare una scelta di ciò che piace o no nella testimonianza apostolica e, indirettamente, nelle parole di Gesù, equivale a rifiutare la fede cristiana.

Chi infatti ha scelto di prestare fiducia agli apostoli quando raccontano un fatto colossale come la risurrezione, non dovrebbe avere difficoltà ad accettare tutte le affermazioni che gli apostoli hanno fatto su Gesù e che essi stessi hanno giudicato importanti.

E poi, sulla garanzia della risurrezione, non dovrebbe avere difficoltà ad accettare come vero tutto quanto disse Gesù e gli apostoli tramandarono, anche se ciò implica un effettivo «salto nel buio». Prendere solo ciò che piace e lasciare ciò che non piace non è fidarsi di Gesù, ma di se stessi e quindi non è fede cristiana.