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7.     La fede dono di Dio

Spesso si sente affermare che la fede è «dono di Dio».

Che dire di questa affermazione?

Essa può essere intesa nel senso che Dio a qualcuno concede la fede e ad altri no, secondo i suoi "imperscrutabili" disegni.

Ma questo sarebbe contraddittorio. Infatti

-     se «senza la fede è impossibile piacere a Dio» (Ebrei 11,6), Dio, dando la fede a chi vuole, salverebbe solo chi vuole: negazione della libertà dell’uomo;

-     se «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi» (1 Tim 2,4), dovrebbe dare a tutti la fede.

Ma come mai non tutti ce l’hanno? (cfr. Gv 6,64: «Ci sono fra voi alcuni che non credono»).

Queste osservazioni fanno pensare che la frase «la fede è un dono di Dio» debba essere intesa in un altro senso.   

Secondo il Cristianesimo

                        è dono di Dio che

1.   egli stesso abbia mandato Gesù e lo abbia fatto risorgere;

2.      qualcuno abbia visto Gesù risorto e abbia comunicato la notizia ad altri, altrimenti sarebbe andata perduta;

3.   altri abbiano tramandato integra la testimonianza dei primi testimoni;

4.      l’annuncio dei fatti di Gesù sia giunto all'ascoltatore in modo credibile, in un terreno ben preparato da una precedente educazione favorevole.

Così la persona ha potuto vedere la credibilità dell'annuncio ("posso credere") e che era onesto credere ("devo credere" - questo è chiamato dai teologi: "illuminazione!").

 *    Però, dopo questa serie di doni di Dio, la decisione se vivere coerentemente la fede cristiana o no spetta esclusivamente alla persona, in tutta la sua libertà.

In sintesi:

dire che la fede è un dono di Dio equivale a dire che Dio mette certe persone nella condizione di fare un atto esplicito di fede. Se non lo fanno sono colpevoli.

E che ne è di quelli che Dio non mette in queste condizioni? Cioè non dà loro il dono? Forse che si dannano?

A volte qualche teologo ha risposto di sì, citando una frase di Gesù: «Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo. Chi non crederà, sarà condannato» (Mc 16,16).

Tuttavia, siccome nel Cattolicesimo è stata più volte condannata la teoria della predestinazione alla dannazione da parte di Dio, la frase di Mc 16,16 si deve intendere così:

chi, vedendo che deve credere,

-     crederà e sarà battezzato, sarà salvo;

-     non crederà, sarà condannato