00 18/04/2011 21:34

4. L’atto di fede degli apostoli

L'atto di fede del cristiano negli apostoli implica:

-      l’accettazione della loro persona come degna di fiducia;

-      l'accettazione di quanto essi hanno detto su Gesù.

Tra le loro affermazioni c’è anche questa: Gesù è il Figlio di Dio. Dunque tutte le sue parole sono vere. Egli risponde, a nome di Dio, al nostro problema del senso della vita.

Questo però gli apostoli non lo constatarono, ma lo credettero sulla parola di Gesù.

Anch’essi dunque fecero un atto di fede in Gesù.

Vediamo meglio.

Secondo quanto ci riferiscono i documenti del Nuovo Testamento, gli apostoli sentirono Gesù che diceva:

-         «Sono il Figlio di Dio» (Mt 16,16-17; Mc 14,61-62; Mt 26,63-64; Gv 10,36);
-         «Prima che Abramo fosse, Io sono» (Gv 8,58);
-         «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6);

e molte frasi simili.

Però queste affermazioni relative alla coscienza che Gesù aveva di se stesso, non saranno mai «dimostrabili» come vere, perché non sono evidenti.

Esse inoltre sono inaccettabili da un ebreo (tant’è vero che a volte gli ebrei presero i sassi per lapidare Gesù, come bestemmiatore. Cfr. per es. Gv 10,31).

Per questo gli apostoli, nel sentirle, si domandarono: «Ma costui dice il vero? non sarà forse pazzo? o bestemmiatore?» E chiesero a Gesù: «Che garanzia/segno ci porti di essere quello che dici e di agire a nome di Dio?».

E Gesù rispose dando loro due garanzie complementari:

a) Nel vangelo secondo Matteo presentò il segno di Giona:

      «Come Giona era nel ventre del cetaceo tre giorni e tre notti, così sarà il figlio dell’uomo nel cuore della terra tre giorni e tre notti» (Mt 12,40. Cfr Lc 11,29).

      Il figlio dell'uomo è Gesù stesso.

Si noti però che nel vangelo secondo Marco (8,11-13) Gesù si rifiuta di dare un segno.

b) Nel vangelo secondo Giovanni offrì il segno del tempio:

«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (lett. lo sveglierò)» (Gv 2,19)

e l’autore commenta:

          «Egli parlava del tempio del suo corpo. Perciò quando risuscitò dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che aveva pronunciato Gesù» (Gv 2, 21).

Entrambe le garanzie si riferiscono alla sua risurrezione.

Ma gli apostoli a tutta prima non gli credettero. Infatti, quando Gesù fu arrestato e crocifisso, tutti (o quasi) lo abbandonarono. Quando poi videro Gesù risorto e si convinsero che era proprio lui,

-     ritennero sufficiente la garanzia della sua risurrezione;

-       credettero che veramente fosse quanto aveva detto di essere, cioè il Figlio di Dio;

-       decisero di fidarsi di lui e di accettarlo come il maestro della loro vita, anche perché, rileggendo alla luce della risurrezione di Gesù l'Antico Testamento, che essi ritenevano Parola di Dio, trovarono in esso delle conferme che egli fosse il messia: 1 Cor 15,3-5; Gv 2,22; 20,8-9; ecc.

Classico è l’esempio di Tommaso che, dopo aver visto Gesù risorto, concluse:

           «Il Signore mio e il Dio mio»

ed il commento di Gesù:

          «Poiché hai visto me, hai creduto. Beati coloro che, pur non avendo visto, hanno creduto» (Gv 20,28).

Da allora gli apostoli si impegnarono a vivere come Gesù aveva insegnato.

 

In sintesi:

gli apostoli accettarono che Gesù fosse il Figlio di Dio, perché, dopo che egli lo disse e fu messo a morte, risorse.