00 18/04/2011 21:33
3. L’atto di fede dei cristiani di oggi

Chi ascolta oggi l'annuncio della risurrezione non può non chiedersi: « Ma questa asserita risurrezione sarà avvenuta realmente?».

Si tratta di un fatto eccezionale e per di più senza testimoni diretti, un fatto al di fuori dell'esperienza comune (gli apostoli non dicono di avere visto Gesù risorgere, ma di averlo visto già risorto).

Inoltre noi, educati dal materialismo, siamo spinti con più facilità rispetto agli antichi a pensare che con la morte finisca tutto.

Tuttavia due sole risposte sono possibili sul piano storico:

o Gesù è risorto, o non è risorto.

Qualcuno potrebbe tentare di liquidare subito il problema, affermando che la risurrezione è scientificamente impossibile e quindi non può essere successa.
Poiché non si riesce (per ora?) a ripetere in laboratorio una risurrezione su cui fare studi e analisi, è chiaro che non possiamo collocare il discorso su questo piano.Uno scienziato serio dovrebbe dire: Io non so che cosa sia possibile in natura. Prima fammelo succedere e poi io lo prenderò in considerazione
.

Dobbiamo pertanto collocarci sul piano storico.

Il problema allora si riduce a questo:

            Chi, come noi, non ha conosciuto gli apostoli, ma ha a disposizione i documenti del Nuovo Testamento e pochi altri documenti, come deve regolarsi? Come deve interpretare i testi: secondo la scuola tradizionale, o secondo la scuola critica, o secondo la scuola mitica, oppure accettare la malafede degli apostoli?


a) L’atto di fede: atto di fiducia nella Chiesa

Secondo i cattolici, l’atto di fede è prima di tutto un atto di fiducia nella Tradizione (sia orale, sia scritta), cioè nella comunità cristiana (Chiesa).

      Cristiano è colui che decide di fidarsi della Chiesa che

-     abbia valutato con sufficiente spirito critico le persone degli apostoli e le loro testimonianze orali e scritte;

-     abbia scelto quei testi che erano veramente conformi alla loro predicazione (cfr. canone del N.T., pag. 46 e segg.);

-     abbia fedelmente trasmesso i testi lungo i secoli (cfr. trasmissione del N.T., pag 58 e segg.);

-     li abbia correttamente interpretati, secondo quanto veramente volevano dire;

-     ne abbia ininterrottamente trasmessa anche l’interpretazione.

Fidarsi della Chiesa non vuol dire accettare che, lungo i secoli, tutti i singoli cristiani (e la gerarchia in particolare) abbiano sempre vissuto coerentemente con i testi che hanno predicato. Vuol solo dire accettare che essa abbia conservato e trasmesso correttamente la vera tradizione apostolica, sia orale, sia scritta.

Secondo i cattolici (e anche secondo altri gruppi cristiani come ortodossi, anglicani,...) la fede cristiana non può essere un atto di fiducia nei testi, ma prima di tutto deve essere un atto di fiducia nella comunità cristiana che li ha prodotti.
Il Cristianesimo, infatti, è sorto verso il 30, mentre i primi documenti cristiani che possediamo sono posteriori al 50. Perciò il Cristianesimo c’era già quando i documenti non c’erano ancora.

 

b) Le argomentazioni a favore della storicità della risurrezione

            Basandosi dunque sui testi del Nuovo Testamento, i cristiani (cattolici) hanno dovuto prima di tutto rispondere alle negazioni della scuola critica e della scuola mitica e poi portare ragioni positive a favore della risurrezione di Gesù.

NB. La "scuola ebraica" che sostiene la malafede degli apostoli verrà trattata più avanti.

 

1.    Risposte alla scuola critica

            Dall’esame dei racconti evangelici della risurrezione, si vede che i testi, pur con qualche divergenza e contraddizione, nella sostanza intendono raccontare che Gesù è veramente risorto.

Benché non raccontino il fatto della risurrezione (nessun discepolo l’ha visto), raccontano che almeno alcuni discepoli/discepole

-     hanno visto Gesù morto e l’hanno sepolto;

-     hanno trovato il suo sepolcro vuoto (...però c'erano i lini);

-     hanno visto Gesù nuovamente vivo (apparizioni) e da ciò hanno dedotto che egli era risorto.

La scuola critica ha cercato di contestare questi dati (sempre però partendo dal presupposto della buona fede degli apostoli, che si sarebbero sbagliati nell’interpretare i fatti visti).

1) Quanto alla morte di Gesù: è difficile accettare che non ci sia stata, sia per l’esperienza che i romani avevano in fatto di crocifissione e sia per il colpo di lancia (colpo di grazia) inferto al costato di Gesù (Gv 19,31-35).

2) Quanto al sepolcro trovato vuoto: è difficile pensare allo sbaglio di sepolcro. Gli evangelisti infatti mettono in evidenza che le donne, che la domenica mattina hanno trovato il sepolcro vuoto, sono le stesse che il venerdì sera hanno osservato dove il corpo di Gesù era stato deposto: cfr. Mc 15,47; Lc 23,55-56; Mt 27,61.

Il fatto poi che i vangeli presentino come testimoni della tomba vuota delle donne, la cui testimonianza era vista con diffidenza presso gli ebrei, rende inverosimile un’invenzione tardiva del sepolcro vuoto. L'avrebbero fatto trovare vuoto da uomini.

Stando poi al vangelo secondo Matteo (27,64 e 28,13), persino gli avversari di Gesù, cioè gli ebrei non cristiani, ammettono che la sua tomba fosse vuota: fanno infatti girare la voce che i suoi discepoli, venuti di notte, rubarono il cadavere (cfr. Gv 20,3-10).

Spesso si fa anche l'ipotesi del trafugamento del cadavere.
Essa è fatta soprattutto in ambiente ebraico: cfr. Mt 28,13 e Dialogo con Trifone di Giustino.
- Se così fosse, i discepoli (almeno alcuni) non sarebbero in buona fede (come vorrebbe la scuola critica).
- Questa ipotesi però contraddice il racconto di Giovanni, testimone oculare, il quale, dalla collocazione dei lini nel sepolcro, quel mattino concluse che non avevano potuto rubare il cadavere, ma che Gesù era risorto (Gv 20,1-11).
- Per poter sostenere questa affermazione, occorrerebbe aver trovato il cadavere di Gesù. Cosa che non avvenne.
- Il trafugamento di un cadavere era reato grave sia per la legge ebraica, sia per quella romana. E tuttavia non si ha notizia di processi contro cristiani per tale reato.

3) Quanto alle apparizioni di Gesù risorto occorre notare: siamo sicuri che siano proprio avvenute? Non potrebbe essersi trattato di allucinazione collettiva, di ipnosi, di sosia...?

-     I documenti ci dicono che gli apostoli stessi si sono posti il problema di essere di fronte ad allucinazioni o simili (cfr. Lc 24,36-43; il caso di Tommaso - Gv 20,24-29) e che l’hanno risolto a favore della risurrezione.

E non vale obiettare: «Ma i testi che possediamo sono scritti da cristiani», perché in storia un documento si deve accettare come vero fino a quando non si prova il contrario.
Perché negare agli autori cristiani quel credito di buona fede che si concede a tutti gli altri storici? La malafede va provata! E poi gli apostoli sono diventati «cristiani» (cioè seguaci di Cristo) proprio dopo aver visto Lui risorto.

-     Le apparizioni, narrate da molte fonti (l’elenco più completo è in 1 Cor 15,3-10), non erano previste, né attesedagli apostoli, , anzi furono accolte con dubbi ed incredulità (Mt 28,17; Mc 16,11.13.14; Lc 24,11.36-43; Gv 20,24-29).