00 15/04/2011 22:23
Possiamo osservare che qui ci troviamo di fronte a due diversi livelli d'autorità degli
insegnamenti pontifici. La condanna della concezione soggettivistica della coscienza che relativizza
e parifica tutte le religioni ("indifferentismo") appartiene certamente al Magistero infallibile di
secondo livello; mentre la difesa della religione di Stato è una scelta pratica del Papa, legata in
fondo ad una data situazione storica, come il Papa stesso lascia intendere ("aetate hac nostra"); tale
posizione del Papa appartiene quindi ai pronunciamenti di terzo livello, per sé fallibili o mutevoli, i
quali quindi ammettono come lecito un eventuale motivato dissenso, dissenso che invece non è
lecito nel primo caso, e che condurrebbe a un peccato prossimo all'eresia.
Un'altra grande porzione del fiume d'acqua scagliato dal Drago contro la Donna è il
diffondersi dell'idealismo panteista54 di matrice tedesca in Italia e in generale nella Chiesa. Questa
corrente di pensiero nella seconda metà dell'Ottocento condusse alcuni filosofi cattolici apertamente
fuori della Chiesa, come Pasquale Galluppi e Bertrando Spaventa, sacerdote che lasciò il ministero.
Tale corrente perseverò anche nella prima metà del Novecento e tuttora è viva in molti
ambienti accademici statali, ed è riuscita ad infiltrarsi, sotto pretesto del rinnovamento conciliare,
anche in istituti della Chiesa.
54 La letteratura sull'idealismo tedesco, cosiddetto "trascendentale", notoriamente è immensa. I suoi massimi esponenti
sono, come è noto già ai ragazzi del liceo, Fichte, Schelling ed Hegel. Una buona sintesi storica dell'idealismo si trova
nel libro di N.Hartmann, "La filosofia dell'idealismo tedesco", Ed.Mursia, Milano 1983; altre opere utili sono:
B.Spaventa, "La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea", CEDAM, Padova 1941; "Gli hegeliani
d'Italia (Vera, Spaventa, Jaja, Maturi, Gentile)" a cura di A.Guzzo e A.Plebe, SEI, Torino 1953; M.F.Sciacca,
"L'idealismo moderno", in AA.VV. "Eresie del secolo", Edizioni Pro Civitate Christiana, Assisi 1954, pp.45-62;
R.Mondolfo, "Filosofi tedeschi. Saggi critici", Cappelli Editore, Bologna 1958; G.Bontadini, "Studi sull'idealismo",
Ed.Vita e Pensiero, Milano 1995; AA.VV. "Studi di filosofia trascendentale", a cura di V.Melchiorre, Ed.Vita e
Pensiero, Milano 1993. Julius Evola, nel suo libro "Saggi sull'idealismo magico", Edizioni Mediterranee, Roma 2006,
ha mostrato come il panteismo comporti una concezione magica dell'etica: e ciò è logico: se l'uomo si ritiene Dio, ne
viene logicamente che concepisce il suo agire come operazione atta a dominare una forza divina, nel che consiste
precisamente il peccato di magia. Per i rapporti dell'idealismo col romanticismo e la mistica protestante, vedi E.Benz,
"Le fonti mistiche della filosofia romantica tedesca. Il martinismo tra Farncia e Germania", Edizioni Spano, Milano
1964 (?). Una confutazione del panteismo idealista è stata fatta da M.F.Sciacca, "L'idealismo moderno", in AA.VV.
"Eresie del secolo" pp.45-62, Edizioni Pro Civitate Christiana, Assisi 1954, da J.Maritain in "Riflessioni
sull'intelligenza", c.II, Editrice Massimo, Milano 1987 e da R.Garrigou-Lagrange nella sua opera "Dieu, son existence
et sa nature", Ed.Beauchesne, Paris 1950, alle pp.264,290,360-364,385, e app.IV, p.758ss. e nell'articolo "La
distinction réelle et la réfutation du panthéisme", nella Revue Thomiste del 1938.
La radice prima del panteismo è insita nella mancata distinzione metafisica fra essenza ed essere. Con ciò non
è detto che tutti coloro che non ammettono tale distinzione, si rendano conto delle conseguenze alle quali tale negazione
porta. Sulla cristologia idealista, vedi: X.Tilliette, "La cristologia idealista", Ed.Queriniana, Brescia 1993; "Il Cristo
della filosofia. Prolegomeni a una cristologia filosofica", Ed.Morcelliana, Brescia 1997. L'Autore avrebbe fatto meglio
a parlare del "Cristo nella gnosi moderna". Per quanto riguarda l'nflusso dell'idealismo tedesco nella teologia cattolica
contemporanea, vedi lo studio di G.Pattaro: "La svolta antropologica. Un momento forte della teologia
contemporanea". La "svolta antropologica" è la famosa espressione con la quale Rahner ha mascherato il suddetto
influsso idealista. E dal sottotitolo del libro è facile vedere l'ingenuità dell'Autore, che scambia per "momento forte"
quello che in realtà è un periodo di crisi, senza ovviamente che in esso si debbano ignorare gli aspetti positivi: viene
citato infatti anche Maritain, che però col "momento forte" di Pattaro ha ben poco a che fare.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
39
Essa comporta molte sfumature e gradazioni diverse; in alcuni Autori permane un legame
col realismo cattolico, specialmente nella forma mitigata dell'interiorismo agostiniano o con legami
con l'ontologismo; altri Autori invece riflettono maggiormente l'idealismo tedesco, specie
hegeliano. Per quanto riguarda l'Italia, possiamo fare molti nomi della prima metà del Novecento,
alcuni dei quali di filosofi molto valenti, come Bernardino Varisco55, Piero Martinetti56, studioso
della filosofia indiana, Armando Saitta, egli pure ex-sacerdote, Pantaleo Carabellese, Giovanni
Gentile57, Benedetto Croce, Ugo Spirito, Armando Carlini, Giuseppe Bontadini, e Teodorico
Moretti-Costanzi, fino a giungere ad oggi con Marco Vannini, studioso di mistica ed Emanuele
Severino58, autore di un idealismo panteista eternalista ed acosmico, di marca parmenidea.
Due importanti condanne del panteismo da parte della Chiesa si trovano nel Sillabo e nel
Vaticano I. Il Sillabo presenta la dottrina panteista in questi termini: "Nullum supremnm,
sapientissimum, providentissimum Numen divinum existit ab hac rerum universitate distinctum, et
Deus idem est ac rerum natura et idcirco immutationibus obnoxius, Deusque reapse fit in homine et
mundo, atque omnia Deus sunt et ipsissimam Dei habent substantiam; ac una eademque res est
Deus cum mundo et proinde spiritus cum materia, necessitas cum libertate, verum cum falso,
bonum cum malo et iustum cum iniusto" (Denz 2901).
Il concilio Vaticano I condanna il panteismo in questi termini: "Sancta catholica apostolica
Romana Ecclesia credit et confitetur unum esse Deum verum et vivum;... qui, cum sit una singularis
simplex omnino et incommutabilis substantia spiritualis, praedicandus est re et essentia a mundo
distinctus"(Denz 3001). "Si quis dixerit, unam eandemque esse Dei et rerum omnium substantiam
vel essentiam, a. s. "(Denz 3023). Il panteismo, dunque, e l'idealismo, che gli è necessariamente
legato ( la sua formula fondamentale è l'"identità dell'essere col pensiero") sono un'eresia.
Ma il pericolo dell'idealismo panteista tedesco divenne ancor più insidioso col fenomeno del
modernismo. Infatti, fino ad allora ed anche dopo, questa corrente di pensiero aveva avuto ed ebbe
esponenti soprattutto laici - generalmente docenti dell'università statale - e filosofi, i quali
dichiaravano espressamente il loro rifiuto della fede cattolica e molti di essi non si consideravano
appartenenti alla Chiesa cattolica, né intendevano esserlo. Lo Stato Italiano liberalmassonico del
resto ci teneva a costruire una cultura in funzione anticattolica, onde affermare la propria potenza
davanti alla Chiesa.
In tal modo l'idealismo panteista, che cominciò a diffondersi in Italia alla fine
dell'Ottocento, aveva come alleato in funzione anticattolica la Massoneria, contro la quale nel 1884
Papa Leone XIII scrisse l'enciclica "Humanam Genus", che faceva seguito ad altre condanne papali
iniziate fin dal 1738 con Clemente XII. Principio comune, infatti, del panteismo idealista e della
Massoneria, come notava Leone XIII per quest'ultima nella detta enciclica, è "la sovranità e il
magistero assoluto dell'umana ragione"59, principio che inevitabilmente porta a negare una
dimensione di esistenza che trascenda la ragione, e quindi l'esistenza di Dio. Ma a questa data il
55 Vedi un esame critico del pensiero del Varisco nell'opera di V.Kuiper, "Lo sforzo verso la trascendenza. Studio sulla
filosofia di B.Varisco e sull'idealismo", Libreria dell'"Angelicum", Roma 1940.
56 Su Martinetti, vedi: A.Vigorelli, "La filosofia civile di un filosofo dimenticato", Ed.Bruno Mondadori, Milano 1998.
57 Autori che hanno efficacemente confutato gli errori di Gentile: E.Chiocchetti,OFM, "La filosofia di G.G.", Ed.Vita e
Pensiero, Milano 1922; A.Zacchi,OP, "Il nuovo idealismo italiano di B.Croce e G.Gentile", Francesco Ferrari Editore,
Roma 1925; M.Cordovani,OP, "Cattolicismo e idealismo", Editrice Vita e Pensiero, Milano 1928.
58 L'idealismo panteista di Severino, a differenza di quello dialettico-evoluzionista-storicista di Hegel, che parte da
Eraclito (è questo l'idealismo rahneriano), proviene da Parmenide, e pertanto è un panteismo dell'identità assoluta ed
univoca, ed è di tipo assolutamente monista ed acosmico. Mentre per Hegel tutto (e anche l'Assoluto) è
contraddizione,divenire, temporalità e storia, per Parmenide tutto (e anche l'Assoluto) è uno, identico a se stesso ed
eterno, la molteplicità non esiste e il tempo è mera apparenza. Ciò tuttavia non impedisce ad entrambi da buoni
panteisti, di identificare Dio e mondo, realtà ed apparenza, essere e pensiero, essere e divenire, eterno e temporale, vero
e falso, bene e male, tutto con tutto. Tutto è uno e l'uno è tutto. In Hegel ciò si realizza dialetticamente; in Severino, in
base al principio d'identità. In entrambi i sistemi il male è solo apparente, in quanto distinto dall'Assoluto; è invece
assoluto in quanto appartiene all'Assoluto. Da qui, in cristologia, l'idea del Dio "che soffre".
59 Prendo dall'edizione curata dalla Gregoriana Editrice di Padova, p.10.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
40
pensiero cattolico sembra resistere alla seduzione massonica, come del resto anche all'influsso delle
idee marxiste, esse pure in espansione in Europa a quel tempo.
Leone XIII, come è noto, nel 1879 aveva emanato l'enciclica "Aeterni Patris"60, con la quale
egli raccoglieva le file di una rinscita del tomismo sorta già da alcuni decenni, e raccomandava
S.Tommaso come modello di filosofo cristiano. Questo solenne intervento del papa certamente
servì ai teologi cattolici ad opporersi agli errori puù gravi dell'Ottocento; ma restava aperto il
problema di assumere criticamente i valori della filosofia moderna.
Fino ad allora i tentativi erano falliti: ci provò il modernismo; ma purtroppo successe invece
che, col fenomeno del modernismo61, lo stesso idealismo panteista e protestantico, sotto il pretsto
dell'"ammodernamento", tentò addirittura surretiziamente di penetrare negli stessi istituti teologici
ed accademici ecclesiastici, per cui cominciarono a diffondersi sacerdoti docenti di teologia nei
seminari aderenti a questa corrente, ma che nel contempo pretendevano che essa non fosse in
contrasto col cattolicesimo, e quindi non intendevano lasciare la Chiesa, ma al contrario,
presentavano se stessi come riformatori degli studi ecclesiastici: desideravano, a sentir loro,
"ammodernarli"
accogliendo
quella
che
allora
gli
idealisti
chiamavano,
designando
presuntuosamente se stessi, "filosofia moderna" (in realtà ritorno a Parmenide, Eraclito e all'antica
sofistica).
Il modernismo, come è noto, a dimostrazione del suo attaccamento alla fede e alla Chiesa,
tentò di elaborare anche un'apologetica che si proponeva di presentare il cristianesimo in maniera
accettabile dal mondo moderno; ma, influenzato com'era dall'idealismo e dall'immanentismo,
sortiva di fatto l'effetto di condurre gli animi ad un cristianesimo falsificato dall'immanentismo62.
Per questo, se fino ad allora la Chiesa era stata relativamente blanda nel condannare queste
idee, supponendo di essere poco ascoltata da chi non faceva professione di cattolicesimo e di
obbedienza al Magistero della Chiesa, nel caso dei modernisti, Papa Pio X ritenne di poter e dover
intervenire in maniera energica con un documento di assai ampio respiro, data la molteplicità degli
aspetti della teologia e dell'esegesi biblica che erano infetti di modernismo, e anche perché in questo
caso egli si rivolgeva a persone che dichiaravano di essere e voler restare cattoliche, ed anzi molte
di esse insegnavano nelle istituzioni ecclesiastiche per formale mandato dell'autorità ecclesiastica,
alla quale si erano impegnate ad obbedire.
La famosa "Pascendi" di Pio X contiene un espresso riferimento al panteismo al n. 80: "I
modernisti non hanno nulla da sperare dalla loro dottrina del simbolismo63. Perché, se tutti gli
elementi, che si dicono intellettuali" (della dottrina della fede) "non sono che puri simboli di Dio,
perché non sarà un simbolo il nome stesso di Dio o di personalità divina? E se è così, si potrà bene
dubitare della stessa divina personalità''(esattamente quello che aveva fatto Fichte), "ed avremo la
via aperta al panteismo". Infatti, se Dio si riduce a un puro simbolo, viene meno la sua
trascendenza, per cui, volendo mantenere il nome di Dio, Dio finisce per identificarsi col mondo.
"E qua similmente, cioè al puro panteismo, porta l'altra dottrina dell'immanenza divina.
Giacché domandiamo: siffatta immanenza distingue o no Iddio dall'uomo? Se lo distingue, che
differisce dunque tal dottrina dalla cattolica? O perché mai rigetta quella esterna rivelazione?" (la
dottrina dell'"immanenza", che non è altro che una ripresa della concezione luterana della
60 Cf A.Piolanti, "Il tomismo come filosofia cristiana nel pensiero di Leone XIII", Libreria Editrice Vaticana, 1983.
61 Cf sul modernismo: C.Tresmontant, "La crise moderniste", aux Editions du Seuil, Paris 1979.
62 Quest'operazione fu in special modo denunciata da B.Schwalm, OP, in alcuni articoli della Revue Tomiste degli anni
1896-1897, quindi ben prima che Pio X condannasse il modernismo.
63 Secondo questa dottrina il concetto (dogmatico) non rappresenta il reale, ma semplicemente lo "simboleggia": E
questo perché il concetto non è visto come il reale stesso in quanto pensato ed immanente al pensiero, ma come un puro
prodotto del pensiero, convenzionalmente messo in relazione di significazione nei confronti del reale: appunto un
simbolo. Su questa questione del rapporto simbolo-concetto, vedi J.Maritain,"Segno e simbolo", in "Quattro saggi sullo
spirito umano in condizione d'incarnazione", cap.II, Ed.Morcelliana, Brescia 1978. Il simbolismo teologico conduce al
panteismo, perché, se Dio è un mero simbolo, il referente non sarà più un Dio reale distinto dal soggetto, ma, in quanto
prodotto dal soggetto, finirà per identificasi col soggetto autodivinizzato. Dio diventa un simbolo del Soggetto.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
41
"coscienza", pretendeva ricavare la verità rivelata solo dall'intimo della coscienza, senza tener conto
di dati esterni oggettivi o storici o dottrinali o comunitari).
"Se poi non si distingue, eccoci di bel nuovo nel panteismo. Ma di fatto l'immanenza dei
modernisti vuole ed ammette che ogni fenomeno di coscienza nasca dall'uomo in quanto uomo" (e
non dal contatto con le realtà esterne). "Dunque di legittima conseguenza deduciamo che Dio e
l'uomo sono la stessa cosa" (Dio è Dio-pensato-dall'uomo, non è una realtà esterna e trascendente,
ma è un pensiero dell'uomo); "e perciò il panteismo".
E la famosa impressionante conclusione: "Se quasi con un solo sguardo abbracciamo l'intero
sistema" (dei modernisti), "niuno si stupirà che Noi lo definiamo la sintesi di tutte le eresie. Certo,
se taluno si fosse proposto di concentrare quasi il succo e il sangue di quanti errori circa la fede
furono sinora asseriti, non sarebbe mai potuto riuscire a far meglio di quello che hanno fatto i
modernisti. Questi, anzi, tanto più oltre si spinsero che, come già osservammo, non solo hanno
distrutto il cattolicesimo, ma qualunque altra religione. Così si spiegano i plausi dei razionalisti:
perciò fra i razionalisti, coloro che parlano più franco ed aperto, si rallegrano di non aver alleati più
efficaci dei modernisti" (n.78).
La definizione del "modernismo" contenuta nella "Pascendi" ha un carattere unico, fra le
condanne pontificie, in tutta la storia della Chiesa: non era mai prima accaduto che un Papa
definisse un movimento ereticale, per quanto grave e pericoloso, come la "somma di tutte le eresie":
fino ad allora i Papi avevano tutt'al più condannato gruppi più o meno numerosi di proposizioni
ereticali, ma lasciando intendere che i loro autori sotto altri aspetti mantenevano alcune verità
cattoliche; nel caso invece del modernismo, è come se il Papa lo accusasse d'aver negato tutte le
verità di fede, giacché solo questo si può intendere con quell'espressione raggelante, benchè penso
la si debba intendere più in senso retorico, che in senso strettamente formale, anche perché poi il
celebre documento non fa un elenco completo di tutte queste eresie.
O forse piuttosto la denuncia papale va intesa come riferita ai princìpi fondamentali,
gnoseologico-metafisici del modernismo, per i quali esso viene ad essere potenzialmente aperto a
tutte le eresie, minando il concetto stesso di Dio, della fede, del dogma e della rivelazione. In ogni
caso è evidente che la lotta di S.Pio X contro il modernismo è da considerarsi veramente gigantesca:
è stata veramente una lotta contro il Drago64.
Tuttavia, la condanna del modernismo ad opera di Papa Sarto, se da una parte estinse la
penetrazione dell'idealismo tedesco nella teologia cattolica, dall'altra non fu sufficiente ad impedire
che il pensiero hegeliano, estremizzato dal superomismo di Nietzsche, formasse la base ideologica
del nazismo tedesco e del fascismo italiano, il cui filosofo ufficiale, discepolo di Spaventa, fu
Giovanni Gentile65.
Pio XI nel 1937 emanò bensì una poderosa enciclica di condanna del nazismo (e
implicitamente del fascismo), la "Con viva ansia"66 (Mit brennender Sorge), che purtroppo ebbe
64 Gli anni Trenta del sec.XX vedono lo svolgersi di un importante dibattito fra grandi pensatori cristiani dell'epoca,
come il Bréhier, il Gilson, il Blondel e il Maritain, circa l'esistenza e la natura di una "filosofia cristiana",
probabilmente dietro lo stimolo dell'enciclica di Leone XIII "Aeterni Patris", che proponeva S.Tommaso come modello
di filosofo cristiano. Questo argomento può interessare il nostro libro, in quanto mette in gioco l'autorità del Magistero
di secondo livello, ossia la responsabilità che la Chiesa ha di insegnare o raccomandare dottrine filosofiche (siano o non
siano contenute nella Rivelazione), che sono ncessarie o convenienti per comprendere il dogma cristiano nel suo giusto
senso. Su questa questione, cf
R.Vancourt, "Pensiero moderno e filosofia cristiana", Edizioni Paoline 1958;
C.Tresmontant, "Le origini della filosofia cristiana", Edizioni Paoline 1963; L.Bugliolo, "Il problema della filosofia
cristiana", Ed.Morcelliana, Brescia 1959; E.Gilson, "Introduction à la philosophie chrétienne", Ed.Vrin ,Paris 1960
(trad.it. per l'Editrice massimo, Milano 1982); Y.Floucat, "Per una filosofia cristiana. Elementi di un dibattito
fondamentale", Editrice Massimo, Milano 1987; "La filosofia cristiana tra Ottocento e Novecento e il magistero di
Leone XIII", Atti del convegno del 29.V-1.VI 2003, Perugia 2004.
65 Su Gentile si può consultare il lavoro recente di Davide Spanio, "Idealismo e metafisica. Coscienza, realtà e divenire
nell'attualismo gentiliana", con prefazione di Emanuele Severino, Il Poligrafo, Padova 2003; quest'opera però manca
dell'esame critico che invece è possibile rinvenire nei libri dei domenicani Zacchi e Cordovani, e del francescano
Chiocchetti, già citati, dei tempi del Gentile.
66 Prendo dall'edizione a cura della Gregoriana Editrice di Padova, p.7.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
42
scarsissima diffusione per opera dei fascisti. In essa il Papa andava alla radice dell'errore
indivuandola nel fatto che la visione di fondo che ispirava il totalitarismo tedesco era la mancanza
di "una vera e degna nozione di Dio". Infatti, come spiegava il Pontefice, "chi, con
indeterminatezza panteistica identifica Dio con l'universo, materializzando Dio nel mondo e
deificando il mondo in Dio, non appartiene ai veri credenti".
Nel medesimo anno, come è noto, Pio XI pubblicava anche la "Divini Redemptoris", dove ,
riprendendo altri pronunciamenti pontifici precedenti, condannava il comunismo ateo marxista. In
essa egli faceva questa grave constatazione: "Per la prima volta nella storia stiamo assistendo ad
una lotta freddamente voluta, e accuratamente preparata dell'uomo contro `tutto ciò che è divino'
(II Ts 2,4)"67.
Del resto l'ateismo marxista non era che l'esplicitazione dell'ateismo già implicito nel
panteismo hegeliano, come dimostrò chiaramente a suo tempo il teologo domenicano Georges
Cottier, oggi Cardinale, già Teologo della Casa pontificia, nel suo libro "L'athéisme du jeune Marx.
Ses origines hégéliennes"68. Infatti la falsificazione panteista della nozione di Dio equivale alla
negazione atea dell'esistenza di Dio. Il Dio hegeliano, come è noto, non è il vero Dio, creatore e
trascendente, ma è semplicemente l'uomo, al quale Hegel dà alcuni attributi divini (l'Autocoscienza
e la Libertà assoluta, l'identificazione dell'essere col pensiero, ecc.), mentre degrada Dio al livello
della finitezza umana (il divenire e il patire).
L'atteggiamento marxiano nei confronti di Hegel, quindi, non fa che mostrare la sostanziale
negazione hegeliana dell'esistenza di Dio, per cui Marx, con coerenza e schiettezza, preferisce
negare esplicitamente l'esistenza di Dio ed evitare di usare persino il termine "Dio", poichè Marx sa
bene che nel pensiero corrente il termine "Dio" non ha il senso che gli dà Hegel , ma significa il Dio
trascendente delle religioni monoteistiche, a cominciare dall'ebraismo, nel quale l'ebreo Marx era
appunto stato educato.
Eppure già S.Paolo nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi - citata da Pio XI - era ben al
corrente della possibilità che l'uomo, acciecato dalla superbia, pretenda di uguagliarsi a Dio o di
identificarsi con Lui: è l'atteggiamento dell'Anticristo, del quale in quel passo si dice che "s'innalza
sopra ogni essere che vien detto `Dio' o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio,
additando se stesso come `Dio'".
L'ateopanteismo, che costituisce la base ideologica del nazicomunismo, comporta dunque,
come meta suprema e fondamento dell'esistenza e della prassi, un "Assoluto", che è mostruosa
mescolanza di attributi umani e divini, dalla quale si forma un orrendo e fascinoso Idolo assetato di
sangue umano, che sembra un'immagine della Bestia dell'Apocalisse, e che si scontra frontalmente
e irriconciliabilmente con la limpida distinzione delle "due nature", pur nell'"unità della persona"
del dogma calcedonese.
Come è ormai stato chiarito dagli storici del pensiero69, le catastrofi del Novecento non sono
sorte improvvisamente ed inopinatamente (se non per gli spiriti superficiali), come i funghi a
novembre, ma sono l'esito pratico, per sè prevedibile, di una lunga degenerazione del pensiero
europeo, fatta passare dai suoi sostenitori col nome specioso di "pensiero moderno", iniziata con la
decadenza della scolastica trecentesca, e che ha come tappe principali l'antropocentrismo
rinascimentale e la parabola del razionalismo iniziata con Cartesio e trasformatasi in idealismo con
Kant, in panteismo con Hegel, in ateismo con Marx ed infine - precursore immediato del nazismo -
nel nichilismo70 superomistico-dionisiaco di Nietzsche71. La mistica nichilista neopagana e
67 Prendo da: "Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740", a cura di Ugo Bellocchi, Libreria
Editrice Vaticana 2002, Vol.X, parte seconda: Pio X, p.298.
68 Ed.Vrin, Paris 1959.
69 Cf per esempio. C.Fabro, "Introduzione all'ateismo moderno", Editrice Studium, Roma 1964, 2 voll.; H.de Lubac, "Il
dramma dell'umanesimo ateo", Ed.Morcelliana, Brescia 1979.
70 Il nichilismo nitzciano è solo un aspetto dell'ampio, confuso e difficile problema del nichilismo, sul quale è oggi in
corso una complessa ed intressante discussione. Non è facile la definizione di "nichilismo"; qualcuno si vanta di essere
nichilista; ma per lo più il nichilismo è ritenuto un grave errore, del quale spesso ci si accusa a vicenda. Al termine
"nulla" o "niente" si attribuiscono diversi significati; ma le distinzioni non sono sempre chiare e convincenti. Buone
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
43
pangermanista di Heidegger dell'"essere-per-la-morte" ha poi dato il tocco finale, sotto il manto di
un alto "pensiero dell'essere", che purtroppo ha sedotto molti spiriti e non solo in Germania.
Questa parabola non è stata descritta solo da storici cattolici, ma anche da pensatori ebrei,
come Theodor Adorno ed Horkheimer, i fondatori e guide della famosa Scuola di Francoforte negli
anni immediatamente precedenti il sorgere del nazismo, i quali pensatori sperimentarono sulla
propria pelle la tragica verità delle loro analisi, anche se riuscirono a fuggire in tempo dalla
Germania nazista. In questi vigorosi analisti della dialettica storica del pensiero europeo degli ultimi
secoli non troviamo indubbiamente l'ampiezza delle vedute teologiche dei cattolici, ma non manca
l'acutezza di una visione che non è lontana dal profetismo biblico, nel quale del resto essi erano
stati educati.
Heidegger e Severino attribuiscono le origini del nichilismo moderno alla metafisica
cristiana legata alla nozione della creazione dal nulla e alla concezione di Dio come sommo Ente, la
cui esistenza viene dimostrata come ragione dell'esistenza degli enti contingenti, previamente ed
originariamente percepiti dall'esperienza umana. Si tratta di quella che oggi da molti è chiamata con
disprezzo "ontoteologia"72.
Ora questa accusa è da ritenersi del tutto falsa, e gli Autori la sostengono solo mediante
gravi fraintendimenti di quella che è la vera metafisica cristiana, soprattutto se pensiamo al suo
principe, che è S.Tommaso d'Aquino. Essi non s'accorgono invece di essere proprio loro a favorire
il nichilismo: Heidegger, con la sua concezione dell'essere legato al tempo e alla finitezza, senza
che venga ammesso un Essere assoluto che ne sia la causa; e Severino, il quale, negando
definizioni del nichilismo, inteso come vizio intellettuale, mi sembrano quella di Severino: "nichilista è chi dice che
l'essere è nulla" e quella di Heidegger: nichilismo è "l'oblio dell'essere". Nichilismo è quello di chi respinge la
metafisica, in quanto suo oggetto è precisamente l'essere. Il nichilista, al limite, distrugge lo stesso pensare, dato che
l'essere è l'oggetto del pensiero. Nichilista appare Leopardi, per il quale tutto viene dal nulla e tutto va verso il nulla.
E' sbagliato, invece, come fa Severino, accusare il cristianesimo di nichilismo in quanto insegna la creazione
dal nulla. Ammettere che il nulla esiste non è ancora nichilismo e lo è meno che mai il cristianesimo, il cui Dio è
l'IpsumEsse Subsistens. Nichilismo sarebbe confondere l'essere col nulla; ma il cristianesimo li oppone radicalmente.
Grave insidia nichilistica, invece, secondo me, nasce da una falsa mistica, la quale, abusando dell'attributo del "Nulla"
dato a Dio, secondo il linguaggio dei mistici renani (Susone, Eckhart e Taulero), finisce col confondere la mistica con
l'ateismo o fa l'apologia dell'ateismo. Infatti i mistici renani chiamano Dio "Nulla" per significare che egli è nulla di
ciò che entra nei limiti della nostra ragione, giacchè Egli, benchè sia da noi conoscibile, la trascende infinitamente.
Ma ciò non vuol dire, come sostiene la suddetta falsa mistica, che Dio non sia assolutamene nulla, perché
equivale a dire che non esiste. Sul tema del nulla, cf E.Severino, "Essenza del nichilismo", Adelphi Edizioni 1995;
S.Givone, "Storia del nulla", Editori Laterza, Bari 1995; V.Possenti, "Il nichilismo teoretico e la `morte della
metafisica'", Armando Editore, Roma 1995; V.Possenti, "Terza navigazione. Nichilismo e metafisica", Armando
Editore, Roma 1998; G.Canatarano, "Immagini del nulla. La filosofia italiana contemporanea", Bruno Mondadori,
Milano 1998; P.Coda-E.Severino, "La verità e il nulla. Il rischio della libertà", Ed.San Paolo 2000. Per una critica della
falsa mistica, cf il mio libro "Il silenzio della parola. La mistica e le mistiche", ESD, Bologna 2002, cap.VIII.
Anche il successo che sta riscuotendo il "nulla" buddistico va attentamente vagliato, giacchè è accettabile, se è
collegabile alla teologia negativa; è invece da respingere, se sfocia nel nichilismo vero e proprio. Sarebbe disonesto, su
di un tema tanto importante, giocare sull'equivoco, sotto pretesto di sublimi o profondissime speculazioni. Su questa
questione, cf
D.W.Mitchell, "Kenosi e nulla assoluto. Dinamica della vita spirituale nel buddismo e nel
cristianesimo",Città Nuova Editrice, 1993; P.Coda, "Il logos e il nulla. Trinità religioni mistica", Città Nuova 2003;
Keiji Nishitani, "La religione e il nulla", Città Nuova, 2004.
71 Cf K.Löwith, "Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria del secoloXIX", Ed.Einaudi, Torino 1949.
Numerosissimi sono oggi gli studi su Nietzsche. Ricordiamo solo i seguenti: G.Thibon, "N. o il declino dello spirito",
Edizioni Paoline 1964 (ottimo esame critico); H.de Lubac, "Il dramma dell'umanesimo ateo", P.III, cap.I,
Ed.Morcelliana, Brescia 1979 (buona critica); "N. e il cristianesimo", a cura di G.Penzo e M.Nicoletti, Ed.Morcelliana,
Brescia 1992 (tentativo non riuscito di attenuare l'opposizione di N. al cristianesimo); G.Vattimo, "Il soggetto e la
maschera. N. e il problema della liberazione", Bompiani 1994; H.Althaus, "N. una tragedia borghese", Laterza 1994;
A.Verrecchia, "La tragedia di N. a Torino. La catastrofe del filosofo che sognava un Superuomo al di là del ebene edel
male", Bompiani 1997; G.Penzo, "N. e il nazismo. Il tramonto del mito del super-uomo", Ed.Rusconi, Milano 1997;
G.Cavalcoli, "L'Anticristo in N. e nella Bibbia", in Sacra Doctrina, 6,1998, pp.77-134. K.Galimberti, "N.", Feltrinelli
2000.
72 Sviluppa questa tesi anche il libro di M.Ruggenini, "Il Dio assente", Bruno Mondadori Editore, Milano 1997.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
44
consistenza ontologica all'ente contingente, si priva della possibilità di diomostrare l'esistenza
dell'Essere necessario ed assoluto, per cui egli bensì l'ammette, ma senza darne le prove.
Altri pensatori ebraici che si opposero alla visione immanentistica dell'idealismo, che non
può ammettere una reale alterità del Tu rispetto all'io, furono Martin Buber, seguito in tempi più
recenti da Emmanuele Lévinas73, i quali insistettero parimenti, appoggiandosi sul realismo biblico e
la dignità della singola persona in rapporto con l'altra, nel denunciare l'incapacità dell'etica sociale
idealista di ammettere una distinzione reale fra le persone e in particolare l'esistenza autonoma del
Tu rispetto all'io. Questo tema èstato ripreso di recente da Mons.Bruno Forte nel suo libro "Sui
sentieri dell'Uno. Metafisica e teologia"74, dove l'Autore, mostrando un interesse per la metafisica
purtroppo assente in sue precedenti opere, motiva giustamente l'incapacità dell'idealismo hegeliano
di riconoscere il mistero dell'Alterità a causa della sua presuntuosa pretesa di racchiudere la totalità
del reale nei limiti del concetto.
Le potenze infernali scatenate dal nazicomunismo avrebbero dato, nel Novecento, come è
noto, i loro terribili frutti di morte con la Rivoluzione Russa, le due guerre mondiali, la guerra di
Spagna e lo sterminio degli Ebrei. Lo scatenamento conclusivo di queste potenze è l'effetto finale
del "fiume d'acqua" (Ap 12, 15), ossia delle potenze dell'eresia che il Drago apocalittico vomita
contro la "Donna", ossia la Chiesa, nel tentativo di annegarla. Come però abbiamo visto, alla
Donna, come difesa dall'attacco del Drago (Ap 12,13), erano state concesse le "due ali della grande
aquila" (Ap 12,14), ossia la riforma tridentina, per le quali la Chiesa aveva potuto ottenere un
"rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo" (Ap
12,14), ossia per tre secoli e mezzo.
Giungiamo così, col sec.XX, nel periodo nel quale il fiume d'acqua, che ha cominciato a
sorgere nella metà dell'Ottocento, si fa sempre più pericoloso soprattutto col marxismo ateo e il
panteismo hegeliano, che pongono le basi teoriche, dalle quali, sia pur attraverso mediazioni, come
per esempio Nietzsche per l'hegelismo e Lenin per il marxismo, sorsero quei sistemi politici
totalitari, che condussero l'umanità alla seconda guerra mondiale. Purtroppo, a tal riguardo, a nulla
valsero, per scongiurare l'immane tragedia, le parole profetiche della Madonna a Fatima.
Di particolare rilievo, come tragedia nella tragedia, è stato, come è noto, il tentativo nazista
di sterminae il popolo ebraico75. Maritain si è chiesto quale può essere stata la causa profonda,
spirituale di simile diabolico progetto, e avanza l'ipotesi che le radici prime di tale spaventosa
impresa siano da ricondursi alla pretesa di un certo nazionalismo tedesco di considerare il popolo
tedesco come "popolo eletto" al posto di Israele, forse per l'illusione che i luterani si erano fatta di
essere loro e non Roma gli interpreti del vero cristianesimo da diffondere nel mondo76. Così il
rapporto dei nazisti con Israele sembra ricondursi all'esempio paradigmatico di Caino che, per
invidia, uccide il fratello Abele perché prediletto da Dio.
Indubbiamente lo sterminio nazista degli Ebrei ci spinge a chiederci come, dopo un tale
inaudito delitto, possiamo ancora credere alla bontà ed onnipotenza di Dio, e sappiamo come alcuni
oggi ritengono sia meglio negare l'attributo dell'onnipotenza, se non si vuol negare anche quello
della bontà, cadendo così nell'ateismo. Altri giungono ad ammettere un Dio buono ma debole,
piuttosto che un Dio onnipotente ma crudele.
La risposta al suddetto drammatico interrogativo ci viene - ci direbbe oggi S.Tommaso con
S.Agostino - dalla Croce di Cristo, nella quale appare un Dio così buono che ci salva dalla morte
meritata per il peccato, e così potente, che ci solleva alla non dovuta dignità di figli di Dio
rendendoci capaci di operare efficacemente per la nostra salvezza. Dio dunque ricava dal male un
73 Vedi il suo "Totalità e infinito. Saggio sull'esteriorità", Jaca Book, Milano 1995.
74 Ed.Morcelliana, Brescia 2002.
75
Sulla persecuzione nazista contro gli Ebrei, cf J.Maritain, "Il mistero d'Israele e altri saggi", Ed.Morcelliana,
Brescia 1964; Massimo Giuliani, "Cristianesimo e Shoà. Riflessioni teologiche", Ed.Morcelliana, Brescia 2000; Renato
Moro, "La Chiesa e lo sterminio degli ebrei", Ed. Il Mulino, Bologna 2002; "Storia della Shoah. La crisi dell'Europa,
lo sterminio degli ebrei e la memoria del XX secolo", UTET 2006, cinque volumi.
76 Questa idea del primato e del ruolo guida mondiali dei Tedeschi nel campo spirituale passa dalla concezione luterana
a quella filosofica in Fichte, Hegel, Hölderlin ed Heidegger, tanto per fare alcuni nomi.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
45
bene maggiore di quello che ci sarebbe stato se il male non ci fosse stato. E quanto è maggiore il
male, tanto maggiore è il bene che ad esso consegue. Quale sarà il bene che Dio ricaverà dalla
morte di sei milioni di vittime innocenti tratte dal suo popolo prediletto? Se, come è stato osservato,
tanta malvagità non si era mai vista prima dell'Olocausto, dovremo dire che il sacrificio dei sei
milioni di Ebrei procurerà all'umanità un bene finora mai visto, che forse Paolo chiamerebbe una
"risurrezione dai morti" (Cf Rm 11,15).
Il popolo ebraico, d'altra parte, può trarre dalla Shoà un insegnamento che può ricavare dalla
Scrittura, e precisamente dalle parole che Jahvé gli rivolge per bocca di Mosè nel Deuteronomio:
"Tu sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo
popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. ... Riconoscete dunque che il Signore
vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni,
con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti; ma ripaga nella loro persona coloro che
lo odiano, facendoli perire. ... Se tu dimenticherai il Signore tuo Dio e seguirai altri dèi e li servirai
e ti prostrerai davanti a loro, io attesto oggi contro di voi che certo perirete!" (7,6.9-10; 8,19).
E' noto come la cultura ebraica, soprattutto a partire dal Seicento (pensiamo ai casi di
Sebbatay Sewi o Shabbatay Zevi77 e di Spinoza78), si sia allontanata dalla sua nobilissima
tradizione religiosa, per lasciarsi influenzare da correnti sensiste, razionalistiche, illuministiche,
massoniche, gnostiche, teurgiche, idealistiche e materialistiche e addirittura atee79, con conseguenze
disastrose non solo per lei, ma anche per l'intera umanità.
E' comunque da ricordare la nascita, alla fine del Settecento, in funzione antirazionalistica
ed antiilluministica, del movimento cassidico (gli "hassidìm" = devoti), soprattutto in Polonia. Si
trattò soprattutto di un ritorno popolare alle virtù bibliche e alla devozione a Jahvè. Molti documenti
di questo movimento spirituale furono raccolti da Martin Buber. Tale realtà ebraica fu totalmente
distrutta dalla Shoà, e per tale motivo questi "hassidìm" sono da considerarsi i veri martiri
dell'Olocausto.
Se dunque da una parte l'Europa ha tuttora un grosso conto da pagare nei confronti del
popolo ebraico vittima della Shoà, anche il popolo ebraico viene oggi esortato dalla sua stessa
letteratura sacra e dai hassidìm a far ritorno al Signore, manentendo l'identità e la missione, che Dio
stesso gli ha rivelato, e nel contempo accogliendo criticamente, alla luce della Parola din Dio,
quanto di valido esiste nella cultura degli altri popoli. L'avvertimento mosaico si è puntualmente
verificato sia in rapporto alle promesse che in rapporto ai castighi. L'ateismo, l'edonismo e il
secolarismo largamente diffusi a tutt'oggi nell'ebraismo e nello Stato d'Israele non promettono
nulla di buono al popolo dell'antica Alleanza.
Sono dell'avviso, comunque, che, per riguarda noi cattolici, la tragedia della Shoà debba
considerarsi, per la Chiesa cattolica, un serio avvertimento celeste, non senza un tono di rimprovero
per non averlo ancora fatto, a chiarire meglio, dal punto di vista dogmatico, ossia della dottrina
della fede, il posto di Israele nel piano della salvezza. Per troppo tempo la cristianità ha considerato
77 Si tratta di un falso Messia che ingannò l'ebraismo di mezza Europa convertendosi a un certo momento, per
opportunismo, all'Islam. I rabbini si arrampicarono sugli specchi per trovare una qualche giustificazione ad un atto così
scandaloso. Ma il fatto tremendo lasciò una ferita profonda e un turbamento sconvolgente nell'animo di moltissimi
ebrei. Da allora nell'ebraismo è di molto calata l'attesa del Messia e ciò non è certo un fatto di cui rallegrarsi.Però lo
stesso fatto che tanti ebrei si siano lasciati sedurre da un simile impostore è un sintomo della paurosa decadenza
culturale dell'ebraismo a quei tempi. Su questo personaggio, vedi: M.Idel , "Mistici messianici", Adelphi Edizioni,
Milano 2004.
78 Il caso Spinoza è assai più noto. Egli fu bensì espulso dalla sinagoga; ma con ciò non venne mano il suo influsso sulla
cultura ebraica e, come è noto, sull'idealismo tedesco, tanto che Hegel ebbe a dire che il filosofare comincia con
Spinoza. Costui riprese bensì alcune tradizioni ebraiche, soprattutto kabbalisitche, di tendenza gnostico-panteista; ma
tradizioni da considerasi evidentemente spurie rispetto all'autentico ebraismo biblico. Nacque così con Hegel una
terribile miscela di panteismo ebraico e di panteismo cristiano.
79 Una buona documentazione di questa perdita, da parte di molti ebrei, della loro identità biblica per lasciarsi
influenzare da dottrine contrarie alla Scrittura e alla stessa sana ragione, la si può trovare nei seguenti libri: H.Küng,
"Ebraismo", Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1999;R.Calimani, "Destini e avvenure dell'intellettuale ebreo",
Oscar Mondadori, Milano 2002; M.Giuliani, "Il pensiero ebraico contemporaneo", Ed.Morcelliana , Brescia 2003.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
46
l'esistenza di Israele, della Palestina e di Gerusalemme o come qualcosa di sensato solo in relazione
al cristianesimo o, peggio, come cose in qualche modo meramente terrene o accidentali rispetto al
piano della salvezza dell'umanità.
Certamente il Concilio Vaticano II ha costituito un potente stimolo a rimediare a questa
lacuna nella dogmatica cattolica e quindi nel costume cattolico; ma occorre - a mio avviso - fare
ancora molta strada per giungere ad elevare a verità di fede delle tesi o dottrine sul destino di
Israele, che sono per ora delle semplici opinioni teologiche. Se al sorgere del nazismo la comunità
cattolica fosse stata seriamente convinta che la persecuzione degli Ebrei era un'orribile eresia che
metteva in pericolo la salvezza eterna dei cattolici, certamente i più responsabili e fedeli alla sana
dottrina sarebbero insorti per tempo e con maggior decisione contro i folli progetti di Hitler, che
egli del resto aveva pubblicamente e spudoratamente annunciato, prima di salire al potere, col suo
famosissimo libro "Mein kampf".
Il fatto incredibile e sconvolgente della Shoà, per poter esser compreso nel suo significato,
deve essere considerato alla luce della rivelazione biblica, la quale ci spiega il destino e il senso
degli eventi del popolo ebraico, l'unico fra i popoli della terra, che sia oggetto di rivelazione divina
e che quindi sia protetto indefettibilmente, nonostante le prove, dalla divina provvidenza. Tutti gli
altri popoli possono scomparire: ma Israele sarà presente alla Parusia di Cristo. E' quindi alla luce
della storia e del futuro d'Israele così come sono presentati dalla Bibbia, che possiamo comprendere
perché Dio ha permesso la Shoà.
E la risposta, apparentemente paradossale ma vera, è che Dio ha permesso la Shoà proprio
per la gloria messianica d'Israele, per ricordare ad Israele che esso è chiamato, come popolo
sacerdotale, a vivere in se stesso i dolori del Messia per la salvezza dell'umanità. Ma la Scrittura ci
illumina su Israele anche nei punti che seguono, e dei quali oggi la Chiesa Cattolica più che mai,
secondo me, è chiamata a prendere coscienza e a predicare a tutte le genti come Vangelo di
salvezza.
Diciamo allora che, come i cattolici considerano verità di fede e verità storica che : a. che il
Papa è vescovo di Roma; b. che Cristo è ebreo, nato, vissuto, morto e risorto in Palestina; c. che la
comunità cristiana primitiva era composta da ebrei, così essi dovrebbero considerare verità di fede i
seguenti punti:
1. Il popolo ebraico è stato eletto da Dio per portare la salvezza a tutte le genti;
2. Alla fine del mondo il popolo ebraico crederà in Cristo come Messia e si salverà;
3. Cristo è venuto anzitutto "per radunare le pecore perdute della Casa d'Israele;
4. Cristo, discendente di Davide, è il re d'Israele;
5. Dio ha donato ad Israele la Palestina con capitale Gerusalemme;
6. Gerusalemme e non Roma è la città escatologica, alla quale, alla Parusia, giungeranno in
pellegrinaggio tutti i popoli; essa è luce e madre di tutte le genti, luogo celeste
dell'incontro escatologico di tutti
gli eletti, a cominciare dal "resto d'Israele", città
escatologica che ospiterà tutti i salvati liberi da ogni male.
Se la Chiesa cattolica, al tempo del sorgere del mostro nazista, avesse avuto la saggezza e la
forza di proclamare compatta e con forza profetica queste verità al mondo, sono certo che sarebbe
riuscita a spuntare molti artigli alla Bestia apocalittica. Sono pertanto dell'idea che sarebbe bene che
queste verità fossero solennemente confermate dal Magistero della Chiesa; altrimenti c'è il rischio
che le forze delle tenebre tornino a colpire Israele e l'umanità e il continuare a chiamare "Terra
Santa" la Palestina da parte dei cristiani (e dei musulmani) diventi una pura ipocrisia. Israele si
salverà comunque: ma Dio questa volta chiederà un severissimo conto ai cristiani.
E l'attuale scandalosa confusione esistente oggi nella Chiesa cattolica, può essere un
preavvertimento celeste, come lasciano intendere le apparizioni mariane da un secolo e mezzo a
questa parte, un preavviso che va preso in seria considerazione, al di là dell'incosciente e arrogante
ottimismo dei buonisti.
Con la fine del secondo conflitto mondiale, indubbiamente la teologia cattolica dimostra un
serio impegno nell'ortodossia; ma stentano a farsi avanti elementi di rinnovamento e di progresso,
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
47
che pur vengono suggeriti da grandi pensatori, come il Maritain80, il Von Balthasar, il Mounier81, il
Congar82, lo Chenu, Teilhard de Chardin83, il Daniélou o il De Lubac84. La situazione non è priva di
difficoltà: teologi rinnovatori, come per esempio il De Lubac o gli appartenenti alla cosiddetta
"Théologie nouvelle"85, accanto a segni positivi, destano però per altro verso preoccupazioni alla
S.Sede, la quale interviene limitandosi a condannare, ma senza accogliere le proposte valide. E' il
caso della famosa enciclica "Humani Generis" di Pio XII del 1950, nella quale il Papa, tra gli altri
errori, si vede obbligato a condannare ancora il sempre risorgente idealismo, mentre esclude che sia
bene utilizzare, per esprimere il dogma cattolico, nozioni improntate all'"immanentismo" e
all'"idealismo", ma senza mostrare segni di approvazione per le proposte valide della "Théologie
nouvelle".
Lo scadere dei trecentocinquant'anni dal Concilio di Trento ("un tempo, due tempi e la metà
di un tempo", Ap 12,14), come abbiamo visto, avviene all'incirca nel periodo che va dalla metà
Ottocento alla metà Novecento, periodo nel quale il "fiume d'acqua" vomitato dal Drago sembra
voler sommergere la Chiesa intera, che si difende strenuamente come una roccaforte assediata (vedi
le numerose condanne pontificie che percorrono tutto l'Ottocento fino a Pio XII). La Chiesa sembra
volersi opporre al mondo moderno sulla base di uno spiritualismo astorico, per quanto ovviamente
sostanzialmente fedele alla Parola del suo Signore. Occorreva tuttavia urgentemente, senza smentire
le condanne del passato e in continuità con la Parola divina che non passa, trovare il modo di
riconoscere gli aspetti positivi della modernità, come avevano suggerito grandi pensatori come
Maritain e Congar, escogitando una forma di linguaggio comprensibile dagli uomini del nostro
tempo. Occorreva urgentemente stabilire un rapporto positivo tra Chiesa e mondo, tra umano e
divino, tra fede e ragione, tra grazia e natura secondo le sane esigenze della modernità. Invece di
partire "dal cielo", ossia invece di impostare il discorso solo sulla base della fede, per avviare un
contatto fecondo con i lontani, bisognava partire "dalla terra", ossia dai valori umani, terreni,
secolari, razionali, anche se ovviamente con lo sguardo rivolto al cielo.
Fu questa la geniale e profetica intuizione del Beato Papa Giovanni XXIII, il Papa della
"Pacem in terris", per la quale "la terra veniva in soccorso alla Donna" (cf Ap 12,16); vale a dire
l'idea di convocare un Concilio - il Vaticano II -, per il quale la Chiesa e l'umanità potessero
ricevere luce e soccorso da quella stessa "terra" o da quell'umanità che è stata fecondata dal Sangue
del Verbo incarnato, del Verbo "fatto terra" (cf Teilhard de Chardin):86 dunque, come diceva
80 Alcuni studi su Maritain: G.Morra, "Jacques Maritain", Editrice Forum, Forlì 1967; P.Viotto, "Maritain",Editrice La
Scuola,Brescia 1968; "Jacques Maritain e la società contemporanea", a cura di R.Papini, Editrice Massimo, Milano
1978; AA.VV., "Maritain e Marx. La critica del marxismo in Maritain", Editrice Massimo, Milano 1978;AA.VV.,
Storia e cristianesimo in J.M.", a cura di V.Possenti, Editrice Massimo, Milano 1979; G.Galeazzi, "Persona società
educazione in J.M.", Editrice Massimo, Milano 1979; "J.M. oggi", Atti del convegno internazionale promosso
dall'Università Cattolica di Milano, a cura di V.Possenti, Ed.Vita e Pensiero, Milano 1983; "Il contributo teologico di
J.M.", Atti del Seminario di Studio dell'Istituto Internazionale "J.M.", Libreria Editrice vaticana, 1984; P.Chenaux,
"Paul VI et Maritain. Les rapports du `montinianisme' et du `maritanisme'", Edizioni Studium, Roma 1994.
81 Cf A.Rigobello, "Il contributo filosofico di E:Mounier",Fratelli Bocca Editori, Roma 1955.
82 Su Congar, cf A.Nichols, "Y.C.", Edizioni Paoline 1991.
83 Una buona confutazione degli errori di Teilhard la si può trovare nei seguenti libri: Philippe de la Trinità,OCD, "T.de
C. Vision cosmique et christique", Editions de la Table Ronde, Paris 1968; G.Frénaud-L.Jugnet_Th.Calmel, "Gli errori
di T.de C.", Edizioni dell'Albero, Torino 1963.
84 Sul De Lubac, cf F.Bertoldi, "De L. Cristianesimo e modernità", Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1994.
85 Alla "théologie nouvelle" è stata collegata la scuola teologica domenicana di Le Sauchoir, fondata in Francia nel
1932 con l'intento di un rinnovamento della teologia secondo le valide acquisizioni del pensiero moderno. In essa
hanno lavorato e insegnato nomi importanti della teologia domenicana, come, oltre allo Chenu, i PP.Ambroise Gardeil,
Roland-Gosselin, Lemonnyer e Mandonnet. Un'esposizione degli intenti programmatici di questa scuola fu pubblicata
dallo Chenu nel 1937 col titolo "Une école de théologie. Le Saulchoir", tradotto in italiano col titolo "Le saulchoir una
scuola di teologia" con introduzione di G.Alberigo per l'Editrice Marietti nel 1982. La scuola, a causa di alcuni eccessi,
ha cessato l'attività negli anni dell'immediato postconcilio, ma gli spunti positivi, precorritori del Concilio, restano
come elementi integranti dell'attuale teologia domenicana.
86 Ricordiamo il famoso detto di S.Agostino: "Caro te excaecaverat? Caro te sanat", e la "santa materia " della quale
parlava Teilhard de Chardin per indicare l'Eucaristia.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
48
Maritain, l'"umanesimo dell'Incarnazione"87, della promozione umana, della giustizia e della pace,
del dialogo e della collaborazione fra le culture e le religioni, e della valutazione cristiana delle
realtà terrene senza per questo indulgere a tentazioni edonistiche, naturalistiche o secolaristiche.
Sono convinto che nel cuore di Papa Giovanni ci fosse la convinzione di questo grave
pericolo che stava correndo la Chiesa (vedi il terzo segreto di Fatima); ma egli preferì non lasciar
trapelare tale preoccupazione del suo cuore di padre, e volle, come è noto, impostare il Concilio in
un clima di serenità e di speranza, disapprovando anzi gli atteggiamenti catastrofistici, senza per
questo lasciarsi prendere da un illusorio ottimismo, anche se alcune sue espressioni meno felici
potrebbero farcelo pensare.
Il malsano ottimismo e il secolarismo che poi di fatto sono sorti da molte parti dopo il
Concilio non sono pertanto da addebitarsi né al Concilio né a Papa Giovanni, ma costituiscono un
grave fraintendimento dei loro veri scopi, soprattutto se colleghiamo, come è doveroso fare, gli
insegnamenti giovannei e conciliari con la Tradizione cattolica precedente. Tale fraintendimeno è
semmai da vedere come l'"infuriare del Drago contro la Donna" (Ap 12,17).
E con ciò siamo giunti ai nostri giorni. Che cosa ci riserva il futuro? Il racconto profetico
dell'Apocalisse prosegue con segni, i quali, non avendo ancora un corrispettivo nella nostra storia
presente, sono di difficile per non dire impossibile applicazione alle nostre vicende terrene. Non ci
consentono di prevederle nel dettaglio. Quello che comunque appare evidente è che sorgeranno
nuovi mostri a lottare contro la Donna. Una "Bestia" (Ap 13,1), e poi "un'altra Bestia" (Ap 14, 11),
"un falso profeta" (Ap 16,13), degli "spiriti immondi, simili a rane" (Ap 16,13), una "Prostituta"
(Ap 17,1), infine Satana in persona a capo di un esercito sterminato (Ap 20,7-8).
Sembra allora di poter ricavare da qui che il Drago, sorretto da altre potenze infernali e
anticristiche, accentuerà la sua opera distruttirice e seduttrice all'interno della Chiesa. "La terra
intera, presa da ammirazione, andrà dietro alla Bestia" (Ap 13,39). "Alla Bestia sarà data una bocca
per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantedue mesi. Essa aprirà
la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro
tutti quelli che abitano in cielo. Le sarà permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le sarà
dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione" (Ap 13,5-7). Notare con quanta insistenza si
parli di "bestemmia", che è appunto il difetto di una certa "teologia" di oggi, che contravviene al
comandamento "Non nominare il nome di Dio invano", diffondendo false nozioni della divinità,
magari col pretesto di una migliore interpretazione della Bibbia o dell'attenzione alle altre religioni
o ai valori della modernità.
Il successo di queste forze sataniche sarà dunque enorme ed apparentemente invincibile; ma
avrà un termine ("quarantadue mesi"); per cui "coloro il cui nome è scritto fin dalla fondazione del
mondo nel libro della vita dell'Agnello immolato" (Ap 13,8), ossia i predestinati, sapranno resistere
e, nonostante le sofferenze (vv.9-10), mostreranno "la costanza e la fede dei santi" (ibid.), sicchè,
guidati dall'"Agnello" (Ap 14,1), che è il "Figlio dell'Uomo" (Ap 14,14), "Re delle genti" (Ap
15,3), "Signore dei signori e Re dei re" (Ap 17,14), "il Fedele, il Verace" (Ap 19,11), che cavalca
un "cavallo bianco" (ibid.) ed è il "Verbo di Dio" (v.13), avranno alla fine la meglio, secondo la
promessa del Signore, il quale ha promesso alla sua Chiesa che "le porte dell'inferno non
prevarranno".
87 Tesi sviluppata in modo speciale nel suo famosissimo "Umanesimo integrale", che precorre, insieme con gli
insegnamenti del Congar, la dottrina conciliare relativa all'impegno sociopolitico dei cattolici nel mondo moderno.
Quest'opera contribuì a formare la classe politica cattolica italiana nell'immediato dopoguerra. Vanamente quest'opera
è stata accusata di tendenza "naturalista" o, al contrario, "integralista": due accuse che, per la loro reciproca
opposizione, si elidono a vicenda. Al contrario, il Maritain, da buon tomista, mostra chiaramente di accogliere la
distinzione fra il piano naturale e quello soprannaturale, fra i compiti dello Stato e quelli della Chiesa, fra la
responsabilità dei laici cattolici e quella del Magistero.
"La Donna e il Drago" di P.Giovanni Cavalcoli, OP - Bologna, 31.5.10
49