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GEOGRAFIA DELLE FEDI NEL MONDO

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    Coordin.
    00 10/04/2011 23:17

    Boom del cristianesimo nel mondo, gli atei sono in calo

    La relazione annuale dellInternational Bulletin of Missionary Research sulla quantificazione della realtà cristiana del mondo, messa a confronto con le altre fedi, ha stimato che vi siano stati in media 270 nuovi martiri cristiani ogni 24 ore negli ultimi 10 anni. Infatti «il numero di martiri tra il 2000 e il 2010 si aggira intorno al milione». Nel 1900 ce n’erano 34 mila.

    La buona notizia è che invece entro la metà del 2011 ci saranno 2 miliardi 306 milioni e 609 mila cristiani di tutte le confessioni nel mondo, i quali rappresenteranno il 33% della popolazione globale. Si tratterà di un lieve aumento della percentuale rispetto al 2000 (32,7%), ma anche di una lieve diminuzione dal 1900 (34,5%). Questi 2,3 miliardi di cristiani, riporta un articolo su Avvenire, possono essere suddivisi in 6 macro-blocchi dal punto di vista ecclesiale: 1 miliardo 160 milioni e 880 mila cattolici, 426 milioni e 450 mila protestanti, 271 milioni e 316 mila ortodossi, 87 milioni e 520 mila anglicani, 378 milioni e 281 mila «indipendenti» (cioè coloro che sono separati dal cristianesimo confessionale) e 35 milioni 539 mila cristiani «marginali».

    Rispetto ai 2,3 miliardi di cristiani del mondo, vi sono 1,6 miliardi di musulmani, 951 milioni di indù, 468 milioni di buddisti, 458 milioni di cinesi che praticano culti popolari, e 137 milioni di atei, il cui numero è diminuito negli ultimi dieci anni e diminuirà ancora di più nel corso degli anni (cfr. Ultimissima 5/7/10).  In questo 2011 avremo una media di 80 mila nuovi cristiani al giorno (31 mila saranno cattolici) e 79 mila nuovi musulmani, ma meno di 300 atei ogni 24 ore. L’Africa ha dimostrato di essere l’area più sorprendente dal punto di vista della crescita cristiana nel secolo scorso (da 8,7 milioni nel 1900 a 475 milioni di oggi e 670 milioni entro il 2025).

    Oltre a fornire altri numeri di rilievo secondario (n° di ascoltatori di radio cristiane e n° di libri cristiani venduti), vengono date risposte agli studi sulla scomparsa del cristianesimo, il quale può dirsi in calo nell’Europa occidentale, ma si colloca in una curva a crescita esponenziale che impressiona in altre parti del mondo, compresa la più difficile delle regioni per l’evangelizzazione cristiana, l’Asia. Infatti, continua l’articolo, il continuo aumento del cristianesimo rispetto al declino dell’ateismo (in numeri assoluti e considerando gli atei come percentuale sul totale della popolazione mondiale) suggerisce la possibilità che la dimensione caustica del nuovo ateismo, potrebbe avere a che fare con un timore preciso di alcuni atei, di per sé scaltri: stanno perdendo e il tempo sta avanzando. È improbabile che una notizia del genere si possa apprendere dai media tradizionali. In ogni caso ci sono i numeri.

    [Modificato da Coordin. 17/05/2011 15:01]
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    Coordin.
    00 10/04/2011 23:17
    SNC00427
    [Modificato da Coordin. 01/05/2011 23:46]
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    Coordin.
    00 10/04/2011 23:18
    SNC00429
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    00 20/05/2011 19:10
    In Africa si trovano principalmente le seguenti religioni:

    - In prevalenza la religione islamica con 250/280 milioni di praticanti, specialmente nelle regioni settentrionali e orientali.

    - Quella di tipo animistico che conta 200 milioni; ed infine la cristiana che si divide in cattolica e protestante, contando 120 milioni di credenti.

     

    LA RELIGIONE ISLAMICA

    Questa religione è stata fondata all'inizio del VII secolo d.c. in Arabia da Maometto, ed è praticata da circa un miliardo di fedeli. Confessione diffusa in larghissima maggioranza, non solo in tutti i paesi del medio oriente, ad eccezione di Israele, ma anche in Africa centro settentrionale. "Islam" è una parola araba che indica il concetto di sottomissione assoluta all'onnipotenza di Allah.  

    RELIGIONE CATTOLICA

    La religione cattolica, si contraddistingue dagli appartenenti ad altre confessioni cristiane, oltre che per i contenuti della sua fede, per la sua pratica culturale e per la sua prassi etica, specialmente per la fedeltà al magistero della chiesa.

     

    RELIGIONE PROTESTANTE

    E' nata nel XVI secolo. Conseguenza della dottrina teologica protestante, fu la negazione della messa come sacrificio dei sacramenti della confermazione della penitenza, dell' ordine del matrimonio dell' olio per gli infermi e di tutti i sacramentali, così che la liturgia cattolica fu abolita in gran  parte , compreso il culto della Madonna e dei Santi: quasi tutti i protestanti hanno conservato unicamente il battesimo e l'eucaristia nella sola forma della cena .

    Saltando gli anglicani hanno ripreso gran parte della liturgia cattolica. Tuttavia la liturgia protestante accompagna i momenti particolari della vita; come il matrimonio e la morte, con preghiere derivate o ispirate sopratutto della Bibbia .

     

    ANIMISMO
    L'animismo è una delle tante religioni Africane. Questa gente crede che oltre agli dei esistono altri esseri di natura quasi divina, che come demoni e spiriti possono essere benefici o malefici nei confronti dell' uomo.



    Distribuzione delle religioni in Africa (per ogni regione viene mostrata la religione predominante, e cristianesimo e islam sono indicate senza distinzione di correnti e denominazioni). Legenda: in viola il cristianesimo, in verde l'islam, in nero le religioni tradizionali africane, in rosso l'induismo

    File:Religion distribution Africa crop.png
    [Modificato da Credente 15/01/2012 23:52]
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    00 20/05/2011 19:18

    Il cristianesimo è la principale religione dell’America settentrionale. La grande maggioranza dei messicani è cattolica, al pari del 45% dei canadesi e del 26% degli statunitensi. Circa il 39% della popolazione canadese è protestante, di cui l’11% anglicano. Negli Stati Uniti i protestanti sono il 60% della popolazione. Canada e Stati Uniti hanno consistenti comunità di ebrei e cristiani ortodossi.

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    00 20/05/2011 19:21
    Il buddhismo Mahayana è praticato in modo significativo in Giappone, Vietnam e Cina. L’islamismo è la religione dominante nell’Asia sudoccidentale e centrale; ha grande rilievo nell’Asia meridionale, dove sia il Pakistan sia il Bangladesh sono paesi prevalentemente musulmani. Anche in Indonesia la stragrande maggioranza della popolazione è musulmana. Diverse città dell’Asia sudoccidentale sono importanti mete di pellegrinaggi religiosi, e fra esse le più eminenti sono Gerusalemme, La Mecca e Medina.
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    00 19/11/2011 12:52
    SGUARDO DI INSIEME ALLA COLLOCAZIONE MAGGIORITARIA DELLE VARIE RELIGIONI NEL MONDO mondo cristiano

    Il cristianesimo rimane la religione più seguita al mondo, ma anche l’Islam è in forte crescita. Mentre il numero dei “non credenti”, aumentato di molto nel secolo passato, è ora in lento declino. Tutto questo emerge dall’indagine della Christian Research Association, un importante fondazione australiana (che ha collaborato più volte con il governo australiano). La ricerca compara i dati delle religioni del mondo nel 1910 e nel 2010. Si dichiara di fede cristiana il 33,2% dei quasi 7 miliardi di uomini che popolano la terra. Nel 1910 la percentuale era del 34,8%, ma su un totale di 1,75 miliardi di persone. Il cristianesimo sta crescendo molto in Africa e Sud America. Colpisce l’aumento dei musulmani, che nel 1910 costituivano il 12,6%, mentre oggi sono il 22,4%. Agnostici e atei sono aumentati notevolmente nel corso del secolo scorso, ma con la caduta dell’Unione Sovietica stanno diminuendo negli ultimi 20 anni. Gli induisti sono il 13,8%, mentre i buddisti il 6,8%. In declino il Taoismo cinese, che nel 1910 era al 22%, mentre oggi si ferma, complice la dittatura comunista, al 6,6%. Entrando nel dettaglio dei dati sul cristianesimo, si nota che i cattolici sono poco più della metà del totale dei cristiani, mentre i Pentecostali (in rapida e continua crescita) sono 600 milioni sul totale di 2,3 miliardi. I risultati della ricerca sono apparsi anche su The Age.
    [Modificato da Credente 15/01/2012 23:49]
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    00 15/01/2012 23:42

    Nuovo studio: il cristianesimo è la religione più diffusa e non ha confini

    Un recente studio, Global Christianity: A Report on the Size and Distribution of the World’s Christian Population, realizzato dall’autorevole centro di ricerche americano “Pew Research Center’s Forum on Religion & Public Life”, ha stabilito che il cristianesimo è una fede assolutamente globale. Non esiste un luogo al mondo, dicono i ricercatori, che «può senza dubbio affermare di essere il centro del cristianesimo globale». che possa essere individuato come il centro del cristianesimo, perché non ha nessun tipo di confine.

    Al contrario delle altre religioni, non è legato ad un’area geografica in particolare. Se i cristiani dell’Ovest fossero nati all’Est o al Sud del mondo, avrebbero avuto più o meno le stesse probabilità di incontrare il cristianesimo. Questo non si può certo dire dell’ebraismo, oggi composto da pochi milioni di appartenenti in precise aree del mondo. Lo stesso vale per il buddhismo e le religioni orientali, per l’appunto. Anche l’Islam, seppur sia professato da 1,6 miliardi di persone, rimane maggiormente diffuso in alcune precise zone altamentesovraffollate.

    Al contrario, 2,18 miliardi di persone al mondo si definiscono “cristiane” e corrispondono al 32% della popolazione (un terzo), percentuale invariata rispetto all’ultimo secolo. Il numero dei cristiani di tutto il mondo è infatti quasi quadruplicato negli ultimi 100 anni, passando da circa 600 milioni nel 1910 a più di 2 miliardi nel 2010, ma anche la popolazione ha avuto un incremento significativo. I cristiani sono più numerosi nel Sud del mondo, ma -continua la ricerca- la concentrazione di cristiani è molto più alta nel Nord del mondo, dove il 69% della popolazione si definisce appunto cristiana (al contrario del 24% del Sud). I cattolici sono i più numerosi, rappresentando il 50,1% dei cristiani. I protestanti il 37%, gli ortodossi il 12% e il resto i fedeli di altre denominazioni.

    Ancora una volta le parole della Bibbia, in questo caso della Genesi, sono profetiche. Dio si rivolse così ad Abramo: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza. Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra».


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    00 15/01/2012 23:58

    Nuovo studio: ateismo cresce solo in Europa, complessivamente sta calando

    Qualche giorno fa è uscito uno studio americano basato su un modello matematico che conclude la probabile estinzione delle confessioni religiose (e non della fede religiosa) in nove nazioni: Australia, Austria, Canada, Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda, Olanda, Nuova Zelanda e Svizzera (cfr. Il Corriere della Sera). Gli autori stessi ammettono però che è decisamente semplicistico ridurre l’adesione ad una religione ad un modello matematico, poiché è sempre un cammino personale. Inoltre, un mese fa, un altro studio, realizzato dall’Università di Jena  (Germania) giungeva ad altri risultati. Gli autori, basandosi anche loro su modelli statistici, concludevano che a fare la fine dei dinosauri saranno le società dominate dai non credenti, poiché i popoli religiosi si evolveranno e si riprodurrano molto più velocemente (cfr. Ultimissima 2/2/11).

    I recenti risultati dell‘International Bulletin of Missionary Research confermano tuttavia i risultati dello studio tedesco, dando comunque ragione anche a quello americano. E’ vero infatti che l‘ateismo è in crescita in alcune parti d’Europa in particolare, ma complessivamente è in forte calo nel mondo. Il rapporto è pubblicato su The American Spectator e sottolinea che attualmente un terzo del mondo professa la religione cristiana. I cristiani sono infatti stimati a circa 2,3 miliardi, di cui 1,5 sono praticanti regolari. I musulmani sono 1,6 miliardi, 951 milioni gli indù e 468 milioni di buddisti. Gli atei nel mondo sono 137 milioni, un numero complessivamente in calo rispetto al passato.

    I ricercatori stimano anche che, in proporzione, ci sono 80.000 nuovi cristiani al giorno e 79.000 musulmani. Gli atei invece calano di 300 al giorno. Essi sono presumibilmente rappresentate in misura sproporzionata in Occidente, ma la religione è fiorente nel Sud del mondo, dove il cristianesimo carismatico sta letteralmente “esplodendo”. Più di 600 milioni di cristiani, in gran parte cattolici e pentecostali. L’Africa pagana è oggi in gran parte ora cristiana e islamica, nel 2025 ci saranno 670 milioni di cristiani su 974 milioni di africani (dato aggiornato al 2005). La Cina è sulla buona strada per diventare forse la nazione con la maggior parte di cristiani praticanti. L’America Latina sta avendo un’impennata di popolazioni cattoliche ed evangeliche. Per non parlare della Russia. Anche l’America del Nord, Stati Uniti compresi, rimarrà una terra molto religiosa, come è sempre stata. Nel 2008, un sondaggio della Baylor University, ha mostrato che la percentuale degli atei americani è del 4 %, dato invariato rispetto al 1944. Inoltre, tra i cosiddetti “non affiliati” a confessioni religiose, ci sono migliaia di persone legate a gruppi spirituali. Un sondaggio Gallup del 2010 ha mostrato che la percentuale di americani che frequenta regolarmente la chiesa (almeno mensilmente) è del 43%. Nel 1937 era del 37%, il 49% nel 1950 e il 42% nel 1969. Gli autori concludono dicendo che è la fede e non il secolarismo a rappresentare il futuro per la grande maggioranza delle popolazioni del mondo.

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    00 22/04/2012 20:45

    Interessante studio sulla fede religiosa nel mondo

    Pochi giorni fa il “National Opinion Research Center”dell’Università di Chicago ha pubblicato un importante studio sulle “credenze a proposito di Dio”. L’istituto è molto autorevole, anche se non specializzato in materia di religione. I dati emersi non sono certamente nuovi, ma elaborano dati già noti che vengono dall’“International Social Survey Programme” da tre precedenti versioni: 1991, 1998 e 2008. Riguardano inoltre un solo indicatore, cioè le credenze (“believing”), ma trascurando gli altri due: “belonging” (appartenenze, misurate principalmente dalla partecipazione ai riti religiosi) e “behaving” (comportamenti).

    Le statistiche non hanno mai interessato i cattolici, essi sanno benissimo che la loro fede non dipende affatto dai numeri. Anzi, una chiesa con meno fedeli sarebbe magari facilitata a purificarsi, migliorando anche l’efficacia del suo messaggio. Ai laicisti furiosi, al contrario, queste pubblicazioni offrono uno stimolo di senso nella loro quotidianità, tanto che la più nota congregazione di atei in Italia, che si autodefinisce“confessione religiosa”, ha emesso addirittura un comunicato di festa (puntualmente ignorato). Vale la pena allora prendere in considerazione i risultati dello studio, verificando se questo momento di eccitazione appare essere giustificato: la prima cosa che si nota sono le conclusioni degli stessi ricercatori, i quali affermano che nei Paesi presi in considerazione c’è un lieve aumento di coloro che si dichiarano “non credenti”, e tuttavia questo aumento è talmente ridotto in numeri assoluti da rientrare nel margine dell’errore statistico. Inoltre, riporta Vito Mancuso su “Repubblica”, si rimane perplessi sulla selezione dei Paesi da analizzare: per il Sud america c’è solo il Cile, per l’Asia ci sono solo Giappone e Filippine, esclusa completaemente la Cina, l’India e tutti i paesi delle aree buddista e islamica, esclusa completamente l’Africa. Secondo Mancuso, «se lo studio avesse considerato l’andamento della fede su scala mondiale, le conclusioni sarebbero non dissimili da quelle di due giornalisti dell’Economist, Micklethwait e Wooldridge, uno cattolico e l’altro ateo, che nel 2009 pubblicarono a New York un volume la cui tesi è già nel titolo: “God is Back” (“Dio è tornato”)».

    Alcuni dati appaiono interessanti. Occorre premettere che la ricerca, basata su indagini telefoniche (con tutti i problemi consueti che derivano da essa) suddivide gli atei in “forti” (veramente convinti) e“deboli” (lontani dalla religione ma con dubbi e domande). In Italia oltre il 50% dei giovani con meno di 28 anni ha un rapporto personale con Dio e la Chiesa è l’istituzione di cui ci si fida di più accanto alla scuola. Gli atei “forti” sono l’1,7%, e i “deboli” dal 5,9 al 7,4% a seconda di come i sociologi pongono loro le domande. In Russia, tra il 1998 e il 2008, in il numero di atei è sceso dell’11,8% con un aumento addirittura del 17,3% del numero dei credenti rispetto al 1991, mentre in Israele si assiste ad un forte aumento di credenti (più del 20%). Lo “scandalo pedofilia” ha invece, comprensibilmente, diminuito il numero di credenti in Irlanda, anche se gli atei sono aumentati solo del 3%. Nelle Filippine i credenti “forti” sono il 91,9% e gli atei “forti” lo 0,1%, in Cile abbiamo l’88% di credenti, negli Stati Uniti l’81%e in Polonia l’80%. Fanalino di coda sono le regioni che ancora portano i segni del proselitismo ateocompiuto sotto la dittatura comunista (e indirettamente quella nazista), come nell’ex Germania Est: c’è un lieve aumento dei credenti, ma gli atei rimangono al 52,1%. Caso unico nel mondo.

    Sempre secondo Mancuso, la perdita della fede in Dio durante il decennio 1998-2008 risulta più altaproprio nei paesi tradizionalmente cattolici, e per questo la Chiesa -secondo lui- dovrebbe abolire «la legge ecclesiastica e non biblica del celibato sacerdotale, aprendo al diaconato e al cardinalato femminile, rivedendo le leggi anacronistiche in tema di morale sessuale e di disciplina dei sacramenti». La risposta realista arriva da “Avvenire”, dove si spiega che la spiritualità cattolica, al contrario delle altre, è caratterizzata da un profondo e spesso sofferto “attaccamento alla realtà”, non trovano posto in essa «sentimenti religiosi fumosi, sospirosi, inoggettivabili». E’ quindi comprensibile che soffra maggiormente in un periodo storico poco incline all’oggettività e  maggiormente esposto alla debolezza del relativismo. Anche la soluzione auspicata da Mancuso è non realistalo vediamo nella crisi che ha sconvolto la comunità anglicana e protestante a causa di illecite aperture progressiste. Al contrario, si sono fortificate le comunità religiose che hanno evitato le modifiche auspicate da Mancuso.

    L’ultima conclusione dei ricercatori è che in genere entrando nell’età della maturità, molte persone si riavvicinano a Dio. Per i vecchi laicisti impegnati a “corteggiare” costantemente i giovani è il dato più importante di questo studio. Ma in realtà occorre capire che la morte è paradossalmente lo stimolo più efficace a pensare alla vita, cioè al suo senso. E’ divertente poi far notare che la ricerca scientifica stabilisce che il cervello migliora dopo i 55 anni, che la maggioranza di scoperte scientifiche -per questo-vengono fatte in tarda età, e che a 80 anni si è generalmente molto più felici di quando si aveva 30 anni. Insomma, attenzione a tirare conclusioni frettolose.

     

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    00 22/07/2012 20:11

    Ma davvero i Paesi più poveri sono anche più religiosi?
    E perché?

    1) Innanzitutto non ci sarebbe nulla di strano, certamente -come dimostrano gli studi (realizzati in società prevalentemente cristiane)- le persone che credono in Dio vivono una vita qualitativamente superiore dal punto di vista psico-fisico: avere un senso ultimo verso cui orientare quotidianamente il proprio cammino, rende certamente l’esistenza più lieta, come è più gustoso (e probabilmente più ragionevole) compiere la fatica della scalata di una montagna se si è consapevoli di avere una vetta da raggiungere. Ma tutto questo non autorizza affatto sostenere che la fede sia un’illusione perché contribuisce ad una vita migliore. Chi afferma questo compie unafallacia argomentativa, confondendo banalmente la causa con uno degli effetti.

    2) Occorre anche dire, come già affermato per la tesi sul “comfort dalla morte”, che il disagio economico/sociale può essere anche un forte stimolo per pensare allo scopo della propria vita, ad interessarsi di essa. Prendere coscienza della propria impotenza umana avvicina a Dio perché aiuta a vivere in semplicità d’animo (secondo l’ammonimento evangelico), in gratitudine per quello che si ha e che non è scontato avere. Al contrario, il ricco o il benestante sarà più tentato di crogiolarsi nell’illusione di essere “a posto”, di non avere bisogno di null’altro o di nessun’Altro, difficilmente vivrà in gratitudine e in semplicità. Non a caso Gesù stesso, dopo il rifiuto del giovane ricco a donare i suoi beni ai poveri e a seguirlo, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (Mc 10, 17-30). L’essere materialmente benestanti porta facilmente al rischio di illudersi di essere davvero autosufficienti (a meno che arrivi un terremoto a spazzare via queste strane idee), basta soltanto guardare il consumo di antidepressivi nei Paesi ricchi e sviluppati a dimostrazione di come l’uomo abbia sempre bisogno di “altro” rispetto a quanto possiede. Il bisogno umano è insoddisfabile, a meno che trovi una Ragione ultima su cui finalmente riposare. Dunque, possiamo dire che la povertà è un forte antidoto all’illusione, per questo probabilmente alcuni studi mostrano che le persone meno benestanti sono anche più religiose.

    3) E’ opportuno comunque segnalare l’articolo su “Psychologytoday” scritto da Derek Bickerton, professore emerito di linguistica presso l’Università delle Hawaii, il quale si definisce “paleo-scettico”, ovvero scettico verso tutto, scienza compresa. Bickerton confuta in ogni caso l’equazione “religione=povertà” spiegando che l’ateismo non prenderà il sopravvento nei Paesi sviluppati, anzi «è anche dubbio se l ‘Europa e Nord America possano mantenere il loro attuale livello di sviluppo economico. Tante civiltà hanno subito un crollo economico, perché dovrebbe essere la nostra l’unica eccezione?». Ovviamente tutto questo supponendo che la tesi sia corretta…ma entrando nel merito, occorre sottolineare che «negli Stati Uniti, -che fino a poco tempo fa erano uno dei Paesi più economicamente sviluppati, con alta disponibilità di sport e divertimento come presunti sostituti della religione-, la percentuale di atei oscilla tra un improbabile 9% e uno 0,04%». Oltretutto, «gli abitanti dei paesi secolarizzati, come Svezia, Danimarca, Francia e Germania, ammontano a non più di circa 158 milioni mentre la popolazione degli Stati Uniti è quasi il doppio». Volendo anche prendere tutta l’Europa, occorre includere «paesi come l’Italia (74% di credenti in Dio), Polonia (80%), Grecia (81%), Portogallo (81%) e Romania (90%). Anche l’Irlanda ha uno stabile 73% di credenti». Tutti questi sono Paesi economicamente sviluppati, contro i quali inevitabilmente si infrange la teoria laicista.

    Volendo poi approfondire ulteriormente, è errata anche «la dicotomia “ateismo” da un lato e “Dio/religione” dall’altro. Che dire, altrimenti, di tutti quei cittadini europei – in prossimità o addirittura più della metà in alcuni Paesi – che non credono in Dio o in una religione particolare, ma credono in una sorta di spirito, di “maggiore potenza”, o “forza vitale”? Sicuramente gli atei non vorrebbero definirli come correligionari, e se non lo fanno i livelli di ateismo in Europa scenderebbero similmente a quelli degli Stati Uniti». La conclusione è che «in realtà, è molto probabile che i livelli di ateismo siano rimasti pressoché costanti in ogni momento e in ogni luogo». Lo stesso Marx, ideatore inconsapevole di questa bizzarra tesi laicista, definiva la religione come “oppio dei popoli”, ma dopo aver affermato che essa è anche «il sospiro della creatura oppressa, il cuore di un mondo senza cuore, e l’anima di condizioni senza anima».  Dunque, ha concluso Bickerton, «egli comprendeva chiaramente che la religiosità è più profonda e più complessa di quanto gli atei pensino. Gli atei si vantano di demolire illusioni, forse dovrebbero cominciare dalle loro».

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    00 28/08/2012 18:19

    Stati Uniti: secolarizzazione e
    ostilità alla religione crescono assieme

    Rispetto al 2005 vi è stato un aumento globale del3% di persone che si dichiarano atee e un calo del9% di coloro che si definiscono “religiose”. «A livello globale, coloro che dichiarano di essere religiosi, scendono del 9%, mentre l’ateismo aumenta del 3% [...]. La maggior parte di questo spostamento non è dovuto alla deriva della loro fede, ma dalla volontà di essere “non religiosi”, pur rimanendo all’interno di una fede. Vi è tuttavia un aumento del 3% nel ateismo». Dichiararsi “non religioso”, dunque, è differente dal dichiararsi “ateo”, tant’è che la tabella 8 (pag. 19 di 25) mostra come il 16% di coloro che si dichiara “cattolico” si ritiene anche “non religioso”.

    Si nota un aumento di religiosità in Romania (4%), Macedonia (5%), Moldavia (5%), Serbia (5%), Italia (1%), Finlandia (2%) e Olanda (1%), mentre si registra un calo particolare in Argentina (-8%), Ecuador (-15%), Sud Africa (-19%), Irlanda (-22%), Vietnam (-23%) e Stati Uniti (-13%). L’ateismo crescesignificativamente in Francia (+15%), in Repubblica Ceca (+10%) e Irlanda (+7%),mentre cala in Bosnia (-5%), in Bulgaria (-2%) e anche in Spagna (-1%).

    Rispetto all’età, i minori di 30 anni sono maggiormente credenti (66%), si tende a sentirsi meno religiosi dai 30 ai 65 anni (59-53%), per ritrovare la fede successivamente (77%). Ci sono solo il 12% di atei sotto i 30 anni, il 14% nella fascia 30-65 anni e poi un calo all’8% dopo. Rispetto al grado d’istruzione, il 52% dei laureati si ritiene una persona religiosa, il 24% è non religioso e il 19% è ateo.

    Gli USA,  sono uno dei Paesi che ha risentito maggiormente della secolarizzazione in questi ultimi anni (anche se uno stesso sondaggio “Gallup” aveva rilevato nel 2011 che il 92% degli americani crede in Dio). Significativo che contemporaneamente sia uscita una relazione che esamina i casi giudiziari degli ultimi anni, trovando che l’ostilità nei confronti della religione è cresciuta a livelli senza precedenti negli Stati Uniti, proprio in questi ultimi 10 anni. Si parla di un “problema molto reale”. In Francia accade lo stesso, l’ateismo è cresciuto del 15% negli ultimi anni e la Gendarmeria francese ha mostrato come ogni due giorni ormai vi sia un atto di vandalismo verso una Chiesa o un luogo cristiano. Inutile proseguire citando in muerosi atti di discriminazione presenti negli altri Stati “fortemente atei”, come la Cina o la Corea del Nord.

    La correlazione tra l’aumento secolarizzazione/violenza contro religiosi non è scientificamente provata (non potrebbe esserlo), ma tuttavia è osservabile una crescita simultanea e parallela, come abbiamo mostrato, molto probabilmente non casuale.

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    00 02/01/2013 17:09

    L’84% degli uomini si identifica con una religione

    «I cristiani sono 2,2 miliardi, o circa uno su tre dei 6,9 miliardi di persone nel mondo nel 2010», ha rilevato lo studio, aggiungendo che circa «la metà di tutti i cristiani sono cattolici».  I musulmani sono invece 1,6 miliardi, 1 miliardo di indù, quasi 500 milioni di buddistie 14 milioni di ebrei, mentre meno dell’uno per cento – circa 58 milioni di persone – appartiene ad altre religioni, compreso il giainismo, Sikhismo, Taoismo, Zoroastrismo, Wicca e la fede Baha’i. 

    Lo studio ha inoltre rivelato che circa una persona su sei non ha alcuna affiliazione religiosa e questo gruppo è il terzo più numeroso a livello mondiale, alle spalle di cristiani e musulmani. «Tuttavia», viene spiegato, «molti dei non religiosamente affiliati hanno alcune credenze religiose», molti credono in un Dio trascendente, molti altri sono deisti e partecipano comunque a riti religiosi.  Hanno fede in Dio, per esempio, il 7% degli adulti cinesi non religiosamente affiliati cinesi, il 30% di quelli francesi e il 68% degli americani.

    Dislocazione geografica. La maggioranza dei “religiosamente non affiliati” si concentra inpaesi poco sviluppati, come l’Asia e l’area del Pacifico, dove risiede il 76% di essi. In particolare vivono in Paesi vittime dell’oppressione comunista, come la Repubblica Ceca, la Corea del Nord, l’Estonia, il Giappone e la Cina.  Quest’ultima, in particolare, è la patria del 62% delle persone religiosamente non affiliate nel mondo. Ricordiamo che in molti di questi Stati è decisamente pericoloso definirsi pubblicamente credenti e cristiani, in particolare in Corea del Nord, dove ancora permane l’ateismo di stato. In Europa rappresentano il 18% della popolazione e il 17% in Nord America. Al contrario, la maggioranza dei cristiani vive in aree fortemente industrializzate: il 90% in America Latina e Caraibi, il 77% nel Nord America, il 75% in Europa.  

     

    Età media. Nel complesso, i cristiani hanno una età media di 30 anni, leggermente superiore a quella della popolazione complessiva mondiale, che è di 28 anni. I musulmani hanno un’eta media più giovane (23 anni), mentre i “non affiliati”, i buddhisti e gli ebrei hanno sono mediamente più anziani, 34/36 anni. Dove c’è una grande quota di aderenti in rapida crescita, viene spiegato, si tende ad avere una popolazione più giovane. 

    Età religiosi

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    00 09/04/2013 19:21

    I religiosi erediteranno la terra?

    Religioni nel mondoDal punto di vista del panorama sociale-religioso italiano ed europeo, uno sguardo veloce e distratto potrebbe portare a una duplice predizione circa la nostra società: sarebbe destinata a un crescente secolarismo; sarebbe destinata ad essere sempre più islamizzata (“eurabia”). Si tratta di una convinzione relativamente diffusa, che proietta nel futuro – in maniera immediata e un po’ semplicistica – le linee di tendenza degli ultimi decenni. 

    La scienza demografica però aiutare a ridimensionare, se non sfatare, questo duplice mito. Va segnalato in particolare un contributo del sociologo inglese Eric Kaufmann, un libro il cui titolo tradotto risulta I religiosi erediteranno la terra? (2010, onlineintervista sintetica).

    L’autore, sulla base di considerazioni del tutto statistiche e demografiche, sostiene (tra le altre cose): 

    il secolarismo non sarà preminente. La frequenza religiosa non è significativamente calata dal 1989, dopo il tracollo degli anni ’70 e ’80. E i tassi di fertilità di donne e famiglie religiose sono più elevati di quelle non religiose, in particolare per i gruppi fondamentalisti di varie religioni (Protestanti, Ebrei, Islamici). A lungo andare quindi il secolarismo sarebbe, di per sé, destinato all’estinzione;

    l’Islam non sarà prevalente. Attualmente, in Europa come nel resto del mondo, i tassi di fertilità di famiglie di tradizione cristiana sono inferiori a quelli islamici. Ma via via che procede l’occidentalizzazione delle nazioni o degli immigrati musulmani, questi tassi tendono ad abbassarsi, e attorno al 2030 dovrebbero arrivare a essere comparabili.

    A queste ipotesi, tutto sommato “ottimiste”, mi sentirei però di fare alcune precisazioni. In campo demografico la religione può anche essere considerata – come fa Kaufmann – come un fenomeno quasi ereditario, che si trasmette intatto dalla famiglia ai figli. Ma non è sempre così, almeno nella nostra cultura occidentale. È vero che ci possono essere adolescenti che riscoprono la fede dopo un’educazione famigliare tiepida, decidendo autonomamente di passare per la porta stretta. Ma è anche vero che può accadere il contrario, scegliendo la porta larga e la via spaziosa: pensiamo alle tante “buone” famiglie che fanno il possibile per trasmettere ai figli solidi valori morali e religiosi, ma si ritrovano – in particolare nell’adolescenza – con un rifiuto esplicito o pragmatico di tali valori. Credo sarebbe bene lasciare alla storia la risposta se, nel futuro, i credenti saranno un piccolo gregge o torneranno ad essere fattivamente maggioritari.

    Quanto all’Islam, al di là di numeri e percentuali, il confronto-scontro con l’occidente cristiano (o post-cristiano) è un dato di fatto, che si mostra particolarmente sanguinoso in nazioni come la Nigeria, tralasciando i sporadici e cruenti attentati che negli ultimi anni hanno insanguinato il mondo. E via via che crescerà il confronto e la convivenza, ci sarà sempre il rischio che crescano i fondamentalismi violenti, anche se minoritari rispetto a una maggioranza civile, moderata e integrata.

    La speranza è che l’Islam, nel prossimo futuro, si impegni in un lavoro di ripensamento di alcuni fondamenti dottrinali che possono essere incompatibili con la cultura occidentale: laschiavitù, la condizione femminile, la violenza religiosa, la libertà di culto, dunque in generale i diritti umani. E concludendo con una nota di ottimismo, va notato che le (seppur sanguinose) sommosse della recente “primavera araba” hanno messo in risalto in questi paesi il valore della democrazia, con la sostanziale uguaglianza civile di uomini e donne. Concetto di per sé alieno dalla dottrina e dalla tradizione islamica.

    Roberto Reggi

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    00 04/12/2013 21:13
    L'ateismo è in declino in tutto il mondo, con il numero di atei che cadono dal 4,5 % della popolazione mondiale nel 1970 al 2,0% nel 2010 e previsti per scendere al 1,8 % entro il 2020 , secondo un nuovo rapporto del Centro per lo Studio del cristianesimo globale a Gordon - Conwell Theological Seminary di South Hamilton , Mass.

    Nella sua relazione , il cristianesimo nel suo contesto globale , 1970-2020 : società, religione e Missione , i ricercatori hanno analizzato i dati sulla appartenenza alla chiesa e le attività da migliaia di confessioni cristiane e di altre religioni di tutto il mondo , presentando i dati del 1970 e 2010 per un 40 - confronto anno e , utilizzando le informazioni ed i dati demografici relativi a prevedere la composizione religiosa del mondo nel 2020 . ( Vedi ChristianityinitsGlobalContext ( 1) . Pdf )

    I numeri mostrano che nel 1970 ci sono stati 165.500.000 di atei in tutto il mondo , circa il 4,5 % della popolazione mondiale . Nel 2010 , il numero di atei era sceso a 136.582.200 o il 2,0 % della popolazione . Se la tendenza continua , secondo lo studio , ci saranno 136.685.000 di atei nel 2020 , pari a circa 1,8 % della popolazione mondiale .

    " Le proiezioni al 2020 indicano un calo costante della quota globale del non- religioso ", recita lo studio . " Ciò è dovuto principalmente alla rinascita del buddismo , cristianesimo e altre religioni in Cina , e il cristianesimo in Europa orientale . "

    " Se questa tendenza continua , agnostici e atei saranno una porzione più piccola della popolazione mondiale nel 2020 di quanto non fossero nel 2010", dice lo studio . " Sebbene il numero di atei e agnostici continua a crescere nel mondo occidentale , l'attuale crescita di una varietà di religioni in Cina in particolare ( dove la stragrande maggioranza dei non- religiosi vivono oggi ) suggerisce continua futura crescita demografica della religione".

    "Dal punto di vista del 1970-2010 , c'è stata una rinascita religiosa globale , e sembra probabile che continuerà nel futuro ", riferisce lo studio .

    In riferimento agli agnostici , i dati mostrano che costituivano il 14,7 % della popolazione mondiale nel 1970 , ma è diminuito al 9,8 % della popolazione nel 2010 , sono proiettate a diminuire ulteriormente entro il 2020 , per compensare 8,9 % della popolazione . ( Vedi ChristianityinitsGlobalContext ( 1) . Pdf )

    Commentando lo studio , Bill Donohue , presidente della Lega Cattolica per i religiosi e per i diritti civili , ha detto che gran parte del calo per gli atei "è riconducibile alla scomparsa di quella atea meraviglie genocida chiamato comunismo : il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 ha portato ad un picco di appartenenza religiosa , sia in Russia e in Europa orientale ", come i documenti di studio , e" la Cina è anche in preda ad una rinascita religiosa . "

    Citando i dati del report, Donohue ha detto che "la Russia è stata del 38 % cristiani nel 1970 e nel 2010 il numero è balzata al 71 % . Primo Stato ufficialmente ateo del mondo , Albania, ora è il 63 % musulmani e 32 % cristiani . "

    Mentre il Cristianesimo e l'Islam dominano sulla scena religiosa mondiale , i dati mostrano che l'Islam è in aumento . I cristiani compresi 33,2 % della popolazione mondiale nel 1970, 32,8 % nel 2010 , e si prevede che saranno 33,3 % nel 2020 . Per l'Islam , i musulmani compresi il 15,6 % della popolazione nel 1970 e cresciuto al 22,5 % nel 2010 , sono proiettate a colpire il 23,9 % della popolazione mondiale nel 2020 .

    " Due religioni , cristianesimo e islam , dominano la demografia religiosa e sembrano pronti a continuare quella dominante nel futuro ", recita lo studio . " Nel 1970 queste due religioni rappresentavano il 48,8 % della popolazione mondiale , ed entro il 2020 saranno probabilmente rappresentano il 57,2 % . "

    http://www.cnsnews.com/news/article/global-study-atheists-decline-only-18-world-population-2020
    [Modificato da Credente 04/12/2013 21:25]
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    00 02/06/2014 23:27

    In dieci anni i cattolici nel mondo
    sono aumentati del 10%

    Cristiani in ChiesaDal 2005 al 2012 i fedeli cattolici battezzati nel mondo sono passati da 1.115 a 1.229 milioni, con un aumento del10,2 per cento. Molto interessante anche il confronto con il dato dell’evoluzione della popolazione mondiale: a fronte di una crescita della popolazione da 6,46 a 7,02 miliardi di persone, la presenza dei cattolici è lievemente aumentata, dal 17,3 per cento al 17,5 per cento.

    Anche quest’anno è stato pubblicato l’”Annuario Pontificio”relativo alle cifre ufficiali della Chiesa cattolica nel mondo, raccolte ed elaborate dagli uffici di statistica della Santa Sede.

    A livello geografico, l’Europa -anche se ospita il 23% della comunità cattolica mondiale (parliamo sempre del 2012)-, si conferma l’area meno dinamica in assoluto con una crescita del numero dei fedeli battezzati di poco superiore al 2 per cento. La presenza dei cattolici sul territorio si stabilizza attorno al 40%. Mentre in Africa si registra la maggiore crescita con i fedeli che salgono dal 13,8 per cento del 2005 al 16,2 del 2012. Cresce anche l’incidenza del continente asiatico che si mantiene attorno all’11 per cento in tutto il periodo esaminato. Si consolida la posizione dell’America con il 49 per cento dei cattolici battezzati del mondo. Stabile l’incidenza in Oceania.

    Nel 2012 i sacerdoti nel mondo erano 414.313 di cui 279.561 membri del clero diocesano e 134.752 del clero religioso; nel 2005 erano invece 406.411 suddivisi in 269.762 diocesani e 136.649 religiosi. Il numero complessivo dei sacerdoti nel 2012, rispetto a quello del 2005, ha subito una crescita di circa il 2 per cento, risultante dall’aumento del 3,6 per cento del clero diocesano e dal calo dell’1,4 per cento di quello religioso.

    religiosi professi non sacerdoti hanno fatto registrare nel periodo sotto esame unalieve crescita numerica. Nel mondo essi contavano 54.708 unità nel 2005 e hanno raggiunto il numero di 55.314 nel 2012. Le religiose professe hanno rappresentato nel 2012 complessivamente un gruppo di 702.529 unità, per il 38 per cento presente in Europa, seguita dall’America che conta oltre 186 mila consacrate e dall’Asia che raggiunge quasi le 170 mila unità. Rispetto al 2005, il gruppo subisce a livello mondiale una flessione del 7,6 per cento.

    Il numero di seminaristi è aumentato del 4,9 per cento, passando dai 114.439 del 2005 ai 120.051 del 2012. La crescita maggiore si è avuta in Asia nella quale il numero dei seminaristi nel periodo preso in esame è cresciuto del 18 per cento; all’Asia segue l’Africa con il 17,6 per cento di aumento, seguita a sua volta dal-l’Oceania con il 14,2 per cento; in Europa si è avuto un calo del 13,2 per cento mentre in America si è registrata una diminuzione più contenuta (2,8 per cento). Un’analisi accurata sulla crescita dei seminaristi nel mondo è stata riportata su“Zenit.it”. 


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    00 09/11/2014 20:43

    Il 40% dei non credenti crede in Dio
    (e il 15% prega spesso)

    Chiesa ateiOggi vorremmo parlare di un fatto curiosonell’intento di mostrare come sia difficile a volte “etichettare” l’essere umano, sopratutto per quanto riguarda la sua posizione di fronte a Dio.Non è possibile schematizzare, l’uomo è un concentrato di domande di senso, di esigenze di soddisfazione, di compimento, di felicità ed inevitabilmente l’ipotesi di Dio come soluzione di risposta viene prima o poi presa in seria considerazione.

    Secondo i dati in possesso del “Pew Research Center”, principale ente di sondaggi americano, le persone che credono in Dio sono il 91% della popolazione. La cosa curiosa che abbiamo scoperto è che tra esse vanno considerati anche molti coloro che si definiscono “atei”, “agnostici” o “persone non religiosamente affiliate”. Infatti, tra coloro che si definiscono “atei” e “agnostici”, il 38% crede in Dio (o in uno spirito universale), di cui il 9% è assolutamente certo della Sua esistenza. Tra i “non religiosi”, invece, l’81% crede in Dio, di cui il 39% è assolutamente certo. Il 6%degli “atei”, inoltre, afferma di pregare ogni giorno e l‘11% lo fa saltuariamente. Il 75% dei non credenti afferma, inoltre, che la Chiesa è importante come aiuto verso i poveri e i bisognosi della società e rafforza i legami intersociali e il 35% ritiene che essa sia fondamentale per risolvere importanti problemi sociali. E ancora: sempre il 35% degli atei pensa che la Chiesa protegga e rafforza la morale della società.

    Ovviamente i punti percentuale aumentano sensibilmente se si parla di “non affiliati”, di “credenti” e di “cristiani”. Ma i dati si possono guardare anche a rovescio: il 3% dei cattolici americani, ad esempio, non crede in Dio e il 6% è fortemente dubbioso. Solo il 58% prega quotidianamente. A proposito di stranezze: in un altro studio, i partecipanti atei al sondaggio hanno affermato che gli atti immorali sono commessi molto più spesso dagli atei rispetto ad altri gruppi.

    Questo perché la posizione di ogni singolo uomo di fronte al senso della sua vita è variabile, muta al mutare della sua maturità. Le ragioni si perdono e si riprendono, la strada si smarrisce e poi si ritrova. Ma più l’uomonon trascura il suo io, più prende sul serio l’esigenza di infinito che contraddistingue la sua umanità e più inevitabilmente alzerà gli occhi al Cielo. D’altra parte quell’aspirazione infinita dentro l’uomo è stata messa proprio da Dio, perché la creatura non si allontani troppo dal Creatore.


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    00 09/11/2014 21:11

    Nuovo studio:
    scienziati credenti tanto quanto la popolazione

    ScienziatiDiversi studi in questi ultimi anni hanno dimostrato che la maggioranza degli scienziati vive una fede religiosa, alcuni preferiscono una forma di deismo similmente a Albert Einstein, altri esprimono convinzioni più profonde, altri ancora sono pienamente coinvolti nella comunità cristiana e cattolica.

    Nulla di strano e nulla di così interessante, ma è un tema che sta particolarmente a cuore a chi ha interesse a sostenere la sua superiorità razionale affermando che chi crede in Dio è un povero sciocco, mentalmente instabile. Così, si afferma, è impossibile che uno scienziato -classico esempio popolare di persona razionalmente strutturata- possa credere in Dio.

    Eppure, come dicevamo, le statistiche dicono il contrario. Un paio di esempi: nel 2010 uno studio della Rice University ha rilevato che su 1.700 scienziati d’élite, il 70% credevano in Dio (di cui il 20% deisti) mentre gli atei o gli agnostici dichiarati arrivano al 30%. Nel 2009 un sondaggio tra i membri dell’American Association for the Advancement of Science ha invece rilevato che il 51% di questi scienziati credeva in Dio o in qualcosa al di là del naturale.

    L’obiezione più comune, una volta preso atto di questi dati recenti, è che comunque la percentuale degli scienziati credenti è inferiore a quella dellapopolazione generale, quindi -si sostiene- essere scienziati allontana in qualche modo la possibilità di credere in Dio.

    La sociologa Elaine Howard Ecklund della Rice University, dov’è anche direttrice del Rice’s Religion and Public Life Program, ha permesso di respingere questa obiezione attraverso uno studio su 10.000 scienziati americani, presentato in questi giorni a Chicago durante l’annuale conferenza della American Association for the Advancement of Science(AAAS). La ricercatrice ha scoperto che il 18% degli scienziati frequenta servizi religiosi settimanalmente, rispetto al 20% della popolazione generale degli Stati Uniti; il 15% si considera molto religioso, contro il19% della popolazione generale degli Stati Uniti; il 13,5% legge settimanalmente testi religiosi, contro il 17% della popolazione degli Stati Uniti e il 19% degli scienziati prega più volte al giorno, contro il 26%della popolazione degli Stati Uniti.

    Come si evince, le percentuali di credenti e del loro impegno religioso sono piuttosto simili tra gli scienziati americani e la popolazione generale. Altri risultati ottenuti: il 38% degli scienziati intervistati ritiene che “gli scienziati dovrebbero essere aperti a considerare i miracoli nelle loro teorie o spiegazioni” e quasi il 36% degli scienziati non ha alcun dubbio sull’esistenza di Dio.


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    00 05/12/2014 19:03

    Un terzo delle bandiere del mondo
    contiene simboli religiosi

    bandiere cristiane

    Secondo una recente analisi del “Pew Research Center”un paese su tre mostra un simbolo religioso sulla sua bandiera (64 su 196 paesi), il 48% simboli cristiani e il 33% simboli musulmani. Un numero ancora limitato, tuttavia, dato che tanti Paesi non rappresentano simboli religiosi nella bandiera ufficiale ma li contengono nello stemma nazionale, come ad esempio la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Romania e tanti altri.

    Per non parlare delle bandiere con simboli religiosi buddistiindùebraicie delle religioni e culti tradizionali (le bandiere di Argentina e Uruguay, ad esempio, mostrano il dio-sole degli Incas e l’aquila della bandiera messicana è il simbolo del dio degli Aztechi).

    Come ha scritto lo storico laico Benedetto Croce«non possiamo non essere cristiani, anche se non seguiamo più le pratiche di culto, perché il cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile. Anche i cosiddetti “liberi pensatori”, anche gli “anticlericali” non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo» (citato in Chabod F., “Storia dell’idea di Europa”, Laterza 1964, p. 162-163). Europeo ma non solo, aggiungiamo noi.

     

    bandiere cristiane

     

    Bandiere islamiche

     

    Bandiere altre religioni


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    00 12/12/2014 18:51

    Le possibili prossime capitali del cristianesimo




    In Cina i risultati di un indagine sulla rete internet, infatti, hanno suggerito che Gesù e il cristianesimo sono più popolari del presidente Mao e del comunismo. Eppure, lo sappiamo bene, nell’impero cinese l’ateismo è ancora considerata la religione ufficiale e la Chiesa cattolica è perseguitata, costretta ai sotterranei. L’indagine ha anche scoperto che sul web cinese la parola “Bibbia” produce più di 17 milioni di risultati, mentre“presidente Mao” e “Il Piccolo Libro Rosso” (che contiene le sue citazioni) ottengono solo 60.000 risultati. Più di 18 milioni i messaggi in cui si cita Gesù, mentre il presidente cinese Xi Jinping è stato menzionato solo 4 milioni di volte. La parola “Dio” ha ricevuto più di 165 milioni di menzioni, 18 volte superiore a “Mao Zedong”. Le parole “Christian Congregation” sono apparse più di 42 milioni di volte mentre “Partito Comunista” ha ottenuto solo 5,3 milioni di risultati. Quando si parla di vacanze, il Natale appare quasi 150 milioni di volte, mentre il giorno nazionale cinese ha ottenuto solo 50 milioni di menzioni.


    Non male per un Paese ufficialmente ateo! I ricercatori di Tea Leaf Nation, che hanno condotto l’indagine, hanno anche rilevato che digitando il termine “Chiesa sotterranea” sulla rete, appare il messaggio “i risultati non possono essere visualizzati a causa di leggi e regolamenti”. Ci sono circa 1,35 miliardi di persone che vivono in Cina, le cifre ufficiali del governo dicono che il numero di cristiani è circa 25 milioni ma gli osservatori esterni, con maggiore conoscenza della situazione della Chiesa sotterranea, parlano di un numero tra i 60 e i 100 milioni di cristiani. Secondo molti la Cina è pronta a primeggiare nell’economia mondiale, ma anche a diventare la più numerosa nazione cristiana«Secondo i miei calcoli la Cina è destinata molto presto a diventare il più grande paese cristiano del mondo molto presto»ha affermato Fenggang Yang, professore di sociologia alla Purdue University e tra i più conoscitori della situazione religiosa in Cina. Entro il 2030, ha spiegato, la popolazione cristiana totale della Cina supererà i 247 milioni, ponendosi sopra il Messico, il Brasile e gli Stati Uniti come la più grande congregazione cristiana al mondo. «Mao pensava di poter eliminare la religione. Pensava di esserci riuscito ma ha fallito completamente».


    Un forte vento cristiano soffia anche dalla Russia. Il ministro degli esteri,Sergei Lavrov è stato l’unico leader europeo a criticare ufficialmente l’Unione Europea per il silenzio sui cristiani perseguitati: «Hanno vergogna a parlarne, come si vergognano di inserire una frase nella Costituzione europea per riconoscere le radici cristiane del continente. Ma se uno non ricorda e rispetta le proprie radici, come può pensare di rispettare quelle degli altri?». Per molti è un calcolo politico per schierarsi contro i nuovi valori dell’Occidente, tuttavia non nasce dal nulla: secondo un sondaggio del Centro Levada, tra i maggiori istituti di statistica di Mosca, i russi che si dicono cristiani sono quadruplicati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Erano il 17% oggi sono il 68%.


    Ma l’espansione del cristianesimo, come ha rilevato Olaf Müller, sociologo della Wilhelms-Universität di Münster, si sta verificando da diversi anni anche in tutti gli stati ex comunisti: Romania, Croazia, Serbia, Ucraina, Moldavia ecc. Questi e molti altri si sono affiancati all’Italia in difesa del crocifisso nelle aule scolastiche, riuscendo a far ragionare i burocrati della Corte Europea nel 2010. Gli unici stati che rappresentano un’eccezione a questo sono l’ex Germania dell’Est e la Repubblica Ceca, dove la religione sta scomparendo. Qui questo pesa il substrato protestante, la confessione cristiana ovunque più in difficoltà.



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    00 09/11/2015 17:49

    Aumenteranno i cristiani (più giovani e istruiti),
    diminuiranno i non credenti

    Schermata-2015-04-14-a-17.44.48In queste settimane sono usciti diversi studi sulla diffusione della religione e sulla previsione della sua crescita o decrescita nei prossimi anni. Ci concentriamo sui report di tre importanti istituti, il Pew Research Center, il Gallup e l’Annuario Pontificio 2015.

     

    Ad inizio aprile è stato pubblicato il report del Pew Research Center sulla proiezione della diffusione della religione fino all’anno 2050. I principali dati rilevati sono che nel corso dei prossimi quattro decenni, tenendo ovviamente conto dell’aumento del numero di abitanti della terra, il cristianesimo resterà il più grande gruppo religioso del mondo (crescita del 35%) anche se si prospetta una veloce crescita dell’islam che arriverà più o meno allo stesso grado di diffusione. Ciò significa che entro il 2050, più di 6 persone su 10 sulla Terra saranno cristiane o musulmani.

    Per quanto riguarda atei, agnostici e non affiliati il loro aumento è previsto soltanto in paesi come Stati Uniti e Francia ma si assisterà in generale ad un loro progressivo «declino nella quota della popolazione totale del mondo». La popolazione non credente, infatti è proiettata aridursi in percentuale rispetto alla popolazione mondiale, passando dal 16% attuale al 13% di non credenti nel 2050. Si legge anche: «Con l’eccezione dei buddisti, tutti i principali gruppi religiosi del mondo avranno una certa crescita in numeri assoluti nei prossimi decenni».

    pew research center

     

    Un secondo studio pubblicato è quello del Gallup il quale ha rilevato che oggi più di 6 persone su 10 nel mondo affermano di essere religiose (gli atei convinti sono l’11%). La Cina è il paese meno religioso (61% di atei), seguito da Hong Kong (34%), Giappone (31%), Repubblica Ceca (30%), e Spagna (20%). Per quanto riguarda il rapporto tra fede e sesso, età, reddito e istruzione è stato rilevato che i giovani (sotto i 34) tendono a essere più religiosi (circa il 66% contro circa il 60% degli altri gruppi di età). Tanto che Jean-Marc Leger, presidente del WIN/Gallup International Association, ha affermato«Con la tendenza di una gioventù sempre più religiosa a livello globale, si può supporre che il numero di persone che si considerano religiose potrà soltanto continuare ad aumentare».

    Le persone religiose sono la maggioranza in tutti i livelli di istruzione, in particolare si dichiarano religiosi il 64% di coloro che hanno un master post-universitario e il 60% dei laureati all’università. Per quanto riguarda il reddito, “soltanto” il 50% di coloro che percepiscono un reddito alto si dichiara religioso (contro il 70% di chi ha un reddito basso).

    Gallup fede

     

    Per ultimo consideriamo l’Annuario Pontificio 2015, diffuso ieri dalla Sala Stampa vaticana e riferito all’anno 2013, dal quale si evince che dal 2005 al 2013 i cattolici battezzati sono aumentati di oltre il 12%, passando da 1.115 a 1.254 milioni di fedeli, per un totale di circa 139 milioni di fedeli battezzati in più. Rispetto alla popolazione globale, i cattolici nel mondo sono oggi il 17,7% della popolazione globale contro il 17,3% del 2005. E’ evidente che non basta essere battezzati per professare la fede cattolica, ma è un indizio comunque interessante. Se i dati in Europa risultano stabilizzati, a causa della crisi demografica, la maggior crescita del numero di cattolici riguarda l’Africa (+34%), l’Asia (+17,4%) e l’America (+10,5%). Per quanto riguarda il numero di sacerdoti, invece, si è verificato un incremento dal 2005 al 2013 del 2,2% (è calato invece in Europa, con un -7,1%).

     

    Tre importanti fonti presentano dunque una situazione molto simile, è una conferma di quanto abbiamo scritto in questi anni ricordando che la secolarizzazione è un fenomeno esclusivamente dell’Europa dell’ovest. Oggi i dati mostrano che non soltanto tale fenomeno si spegneràconsiderevolmente nel tempo anche in Occidente, ma che il resto del mondo aumenterà addirittura il suo carattere religioso. Prendiamo dunque coscienza che saremo sempre più chiamati a portare l’annuncio cristiano non soltanto ai nostri fratelli non credenti, ma, sopratutto, ai credenti di altre religioni con i quali condivideremo anche numericamente la strada nei prossimi decenni.


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    Credente
    00 15/03/2016 15:51

    Crescono i cattolici nel mondo,
    ma ciò che conta è davvero questo?

    Pochi giorni fa è uscita invece la pubblicazione dell’Annuario Pontificio 2016 e dell’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2014, confermando che nel corso degli ultimi nove anni il numero dei cattolici battezzati nel mondo è cresciuto ad un ritmo superiore (14,1%) a quello della popolazione mondiale nello stesso periodo (10,8%). Certo, il conteggio viene fatto sui battezzati adulti ma, sopratutto, sui neonati, il cui battesimo però, non va dimenticato, è stato scelto dai loro genitori in percentuale statisticamente superiore rispetto al passato. Sono perciò dati comunque significativi. Se nel 2005 i battezzati cattolici erano il 17,3% della popolazione mondiale, infatti, nel 2014 sono saliti al 17,8%. In termini assoluti si contano circa 1 miliardo e 272 milioni di cattolici distribuiti eterogeneamente nelle varie aree geografiche.

    Eterogeneamente, quindi sbaglia chi obietta dicendo “sei cattolico perché sei nato in Italia”, come se la fede fosse solo questione di cultura e tradizione. E’ l’Africa a veder lievitare il numero dei battezzati (215 milioni nel 2014), dove aumentano ad un ritmo pari a più del doppio di quello dei Paesi asiatici (quasi il 41%) e di gran lunga superiore alla crescita della popolazione (23,8%). L’Europa si conferma l’area meno dinamica in assoluto, con una crescita del numero dei cattolici, nell’intero periodo di poco superiore al 2% cento. La presenza dei cattolici sul territorio europeo si stabilizza attorno al 40%, con una correzione trascurabile rispetto al 2005. In Oceania, in riferimento all’intero periodo 2005-2014, i cattolici battezzati crescono meno della popolazione (15,9 per cento e 18,2 per cento, rispettivamente).

    Il numero dei sacerdoti diocesani e religiosi è passato da 406.411 nel 2005 a 415.792 nel 2014 ma, leggendo tra le righe, si scopre che il ritmo di crescita è stato più sostenuto nei primi sei anni e in lenta decrescita negli ultimi tre. L’Africa (+32,6%) e l’Asia (+27,1%) guidano la classifica, mentre l’Europa (-8%) chiude la coda. Le defezioni si sono progressivamente ridotte ma i decessi salgono. I sacerdoti diocesani presentano andamenti nel complesso crescenti – fatta eccezione per il Vecchio continente – al contrario di quelli religiosi che sono in declino nelle Americhe, in Europa e in Oceania. A farsi spazio è la figura del diacono permanente, che è il gruppo in più forte evoluzione: da circa 33mila nel 2005 hanno raggiunto quasi le 45mila unità nel 2014 (+33,5%).

    Le religiose professe hanno raggiunto nel 2014 una popolazione di 682.729 unità, per circa il 38% presente in Europa, seguita dall’America che conta oltre 177mila consacrate e dall’Asia che annovera 170mila unità. Il gruppo è in flessione del 10,2%, benché il calo si concentri soprattutto in America, Europa e Oceania. La frazione delle religiose in Africa e in Asia sul totale mondiale, infatti, passa dal 27,8% al 35,3% a discapito dell’Europa e dell’America la cui incidenza nell’insieme si riduce dal 70,8% al 63,5%. Il numero dei seminaristi maggiori (diocesani e religiosi) passa da 114.439 nel 2005 a 120.616 nel 2011, ma torna a scendere a 116.939 nel 2014. La diminuzione degli ultimi tre anni ha interessato tutti i continenti, con l’eccezione dell’Africa (+3,8%).

    Per quanto riguarda in particolare la Spagna, la Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) ha riferito che nel 2015 sono stati ordinati 150 sacerdoti, 33 in più rispetto al 2014. Nel 2013 erano stati 131; nel 2012 erano 130 e 122 nel 2011. Una crescita costante, quindi. I seminaristi minori sono 1.203, 1.300 invece quelli maggiori.

     

    Facendo un discorso più globale, si è verificato un chiaro mutamento geograficocome rilevato tre anni fa dal Pew Research Center. Se nel 1910 l’Europa era la patria di circa due terzi dei cattolici, nel 2010 solo un quarto di essi cattolici (24%) viveva lì, la popolazione europea è così passata ad essere cattolica dal 44% al 35%.

    pew-distribuzione cattolici

     

    Rispetto alla popolazione generale, invece, dal 1910 al 2010 quella dei cattolici è diminuita in Europa e Africa del Nord, è invece cresciuta in Nord America, in Africa sub-sahariana e in piccola parte anche in Asia.

    pew-percentuale cattolici

     

    Il Brasile è lo Stato che detiene la percentuale più alta di cattolici nel mondo, seguito da Messico, Filippine e Stati Uniti, la popolazioni che invece si dichiara percentualmente più cattolica è quella polacca, seguita dai messicani, dai colombiani, dagli italiani e dai filippini. Nel 1910 il primato spettava invece alla Francia e tra i primi posti figurava anche la Germania. Rispetto alla percentuale di popolazione che si dichiarava cattolica, notiamo che la secolarizzazione si è verificata prevalentemente in Francia, Spagna e Repubblica Ceca mentre, al contrario, è aumentata la percentualmente la popolazione cattolica nelle Filippine, negli Stati Uniti, in Colombia, in Polonia e nel Congo.

    pew-paesi cattolici

     

    La situazione a livello statistico non è certo rosea ma, nonostante le persecuzioni in molte regioni del mondo e la pesante secolarizzazione in altre, il popolo cattolico non ha subìto quel disastroso affondamento in termini statistici che tutti credono, rilevante invece nelle altre confessioni cristiane. Ma è l’ingrossare le file ciò che davvero interessa? Assolutamente no, la gioia o il dispiacere rispetto a dati del genere si motiva esclusivamente dal desiderio di condividere con più fratelli uomini possibili quel che davvero salva e libera l’esistenza, cioè Colui che si è proclamato via, verità e vita. 

     

    MA E’ DAVVERO QUESTO QUELLO CHE CONTA?
    Bisogna tuttavia aggiungere che i numeri dicono poco, anzi forse nulla. Quello che conta è l’autenticità della fedeParadigmatica è la situazione italiana, dove l’80% si dichiara cattolico ma meno del 30% frequenta i sacramenti e vive la sua vita in coerenza con il Magistero della Chiesa (e lo stesso accade in gran parte dei Paesi occidentali). Al contrario, le comunità più vive, unite ed autentiche sono spesso quelle più piccole, frequentemente discriminate, perché costrette ogni giorno a rendere ragione di ciò in cui credono, fortificando in tal modo la loro posizione. Per questo, la secolarizzazione, va vista anche come un’importante occasione per purificare ed autenticare la fede di coloro che rimangono. Tanti o pochi che siano.


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    00 01/02/2017 15:40

    Cina, Polonia, Pakistan e Scandinavia:
    cresce la comunità cattolica

    chiesa pienaSiamo contenti che la rappresentanza dei cardinali sia sempre più internazionale e sempre meno italiana. Occorre orientarsi di più al mondo, laddove il cattolicesimo è giovane, aumenta e si sviluppa. E “non fa notizia” come invece accade -fin troppo, spesso in modo negativo- nel nostro paese.

    Sono continue, infatti, le notizie della crescita della comunità cattolica, sopratutto in luoghi che non hanno una storia e una tradizione favorevole.

    In Pakistan, ad esempio, in un paese al 95% musulmano, la Chiesa sta vivendo un momento fiorente nelle vocazioni: 23 ordinazioni sacerdotali, tra preti diocesani e religiosi, dall’inizio del 2015 e 15 nuovi diaconi che si sono preparati ad essere ordinati nel 2016. All’Istituto nazionale di teologia di Karachi, inoltre, studiano 79 seminaristi maggiori e al Seminario maggiore intitolato a San Francesco Saverio a Lahore sono ben 96. «Numeri che preannunciano un futuro roseo per la Chiesa cattolica in Pakistan»ha commentato padre Inayat Bernard, rettore al Seminario minore di “Santa Maria” a Lahore. «Senza dimenticare le numerose vocazioni negli ordini religiosi femminili: un segno di speranza che infonde fiducia e coraggio anche nelle difficoltà».

    In Cina, durante la Pasqua del 2016, sono stati celebrati quasi 20 mila battesimi (esattamente 19.615) nelle diverse comunità cattoliche. Secondo la statistica realizzata e pubblicata da Faith dell’He Bei per il nono anno consecutivo, si rileva che il numero è aumentato leggermente rispetto all’anno scorso e che la maggior parte dei battezzati sono adulti, la cui preparazione spirituale è sempre più curata. Don Yang Hai Long, della provincia di Hai Nan, che ha avuto 12 battezzati, ha sottolineato: «da noi i laici sono protagonisti dell’evangelizzazione. Abbiamo infatti un territorio vastissimo, con grandi difficoltà di trasporto e pochi sacerdoti disponibili, solo due. Quindi negli ultimi anni abbiamo formato un gruppo solido di laici catechisti, che si sono assunti la maggior parte del lavoro catechistico. Noi sacerdoti così abbiamo potuto dedicarci in misura maggiore alla pastorale».

    In Scandinavia, l’estremo Nord Europa ampiamente secolarizzato, in termini assoluti il trend di crescita della popolazione cattolica è di crescita costante. Secondo gli ultimi report forniti dalla Conferenza episcopale dei Paesi scandinavi, in Danimarca dal 2004 al 2014 i cattolici “ufficiali” sono passati da 37.648 a 42.768, in Islanda da 5.775 a 11.911, in Norvegia da 57.498 a 160.746, in Svezia da 81.259 a 110.392, in Finlandia da 8.790 a 13.422. Ma i dati reali sono sensibilmente superiori. «Ogni anno abbiamo circa un centinaio di conversioni ufficiali», spiega padre Klaus Dietz, gesuita che opera da tempo in Svezia, dove la religione è ancora un tabù a livello pubblico. Molti convertiti hanno un alto livello di studi e professionale, non sono poche le voci cattoliche nel mondo intellettuale: da uno scrittore popolare come Torgny Lindgren, a Erik Helmerson, editorialista del Dagens Nyheter, il più importante quotidiano svedese, ad Astrid Söderberg Widding, rettore dell’Università di Stoccolma. «Molti trovano nella Chiesa cattolica un cristianesimo “vero”, con un profilo teologico chiaro, con una dimensione comunitaria viva e accogliente», ha spiegato padre Dietz. «Oggi a Stoccolma esiste una sola libreria religiosa e non è luterana, ma cattolica». Certamente il fatto che ha più scosso l’attenzione sulla presenza della Chiesa cattolica è stata la conversione choc, due anni fa, di Ulf Ekman, fondatore e leader della più importante comunità pentecostale svedese.

    In Polonia la storia culturale è favorevole al cattolicesimo ma, come accade anche in Italia, in gran parte è di facciata, un moralismo asfissiante. Infatti anche lì scarseggia la presenza domenicale alla celebrazione eucaristica. Tuttavia nel 2015, rispetto all’anno precedente, è cresciuta dal 39,1% al 39,8% la presenza dei cattolici alla messa festiva (con aumento anche di chi si accosta a ricevere la comunione).

    Negli ultimi anni alcuni giornalisti tradizionalisti hanno subito attribuito a Papa Bergoglio la colpa per il calo dei cattolici in qualche Stato. Quando invece la comunità cattolica cresce? Non se ne parla. Lasciamo loro questo sporco gioco, preferendo citare la riflessione del card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano: «l’odierna età ci riserva una grossa sorpresa: la riaffermazione del religioso nella vita personale e sociale. Le previsioni fate negli anni ’70 da sociologi e teologici circa la secolarizzazione e la morte di Dio si sono rivelate sbagliate […], la tesi del “declino religioso” e della irreversibile “privatizzazione” della religione non sono più attuali. La sociologia mette in evidenza l’irriducibilità del sacro, ponendolo in relazione con l’insoddisfazione lasciata dalla modernità e con l’inconsistenza della postmodernità» (A. Scola, in Dio oggi, Cantagalli 2010, p. 87,88).


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    00 07/06/2018 13:45

    Crolla il protestantesimo negli Usa:
    l’errore di conformarsi al mondo

    Secondo un recente sondaggio, il protestantesimo sta letteralmente crollando negli Stati Uniti, lasciando campo a chi si definisce “senza religione”. Il numero dei cattolici, al contrario, rimane stabile. Un segnale forte al progressismo cattolico che vorrebbe aprirsi al mondo seguendo l’esempio della confessione protestante.

    Il calo del protestantesimo americano di ben 14 punti in 12 anni è stato rilevato da ABC/WashingtonPost, corrispondente ad un aumento di 9 punti dei no religion ed un mantenimento dei cattolici attorno al 22%. Anzi, secondo altri report, il numero dei cittadini statunitensi che si definiscono cattolici è in costante aumento: da 48,5 milioni del 1965 ai 76,7 milioni nel 2014.

    Certamente tali numeri, per quanto riguarda il cattolicesimo, devono molto all’influenza ispanica. Tuttavia, se si osserva nel dettaglio, anche tra gli statunitensi non ispanici la percentuale di cattolici è rimasta pressoché costante negli ultimi 12 anni: il 22% nel 2003 ed il 20% del 2018.

    Nel 2014, commentando le idee del figlio spirituale del card. Martini, il teologo Vito Mancuso (La Chiesa è indietro, deve adeguarsi al mondo!), spiegavamo come i fratelli protestanti -da quando si sono emancipati dalla successione apostolica-, hanno cercato di conformarsial mondo secolare, annacquando la dottrina cristiana per renderla più digeribile agli uomini moderni. Una scelta distruttiva, non solo per gli abbandoni ma anche per proliferare di centinaia di altri piccoli protestantesimi, separati gli uni dagli altri. Anche nel 2015 facevamo presentetale realtà, commentando: è l’uomo che vuole una vita vera che è chiamato a cambiare se stesso abbracciando coerentemente la proposta cristiana. La Chiesa, al contrario, rimane la stessa e si sforza il più possibile di trovare un linguaggio nuovo (come chiede l’attuale pontefice) per comunicare la stessa dottrina.

    Interessante il commento del vescovo americano Thomas J. Tobin: «Alcuni dicono che la Chiesa cattolica, per sopravvivere, debba diventare più simile ai protestanti (per esempio: preti sposati, donne sacerdotesse, aborto, matrimoni omosessuali). Un nuovo sondaggio ha invece mostrato che i fedeli protestanti sono diminuiti del 14% negli ultimi 15 anni! I cattolici dovrebbero osservare meglio prima di agire».

    Mons. Tobin è in linea con quanto afferma spesso Papa Francesco, sopratutto nelle sue omelie del mattino: «Mettiamo all’asta la nostra carta d’identità; siamo uguali a tutti. La mondanità ti porta al pensiero unico e all’apostasia», ha denunciato Bergoglio. «Questo è l’inganno della mondanità, e per questo Gesù chiedeva al Padre, in quella cena: “Padre, non ti chiedo che di toglierli dal mondo, ma custodiscili dal mondo“, da questa mentalità, da questo umanismo, che viene a prendere il posto dell’uomo vero, Gesù Cristo, che viene a toglierci l’identità cristiana e ci porta al pensiero unico: “Tutti fanno così, perché noi no?”. Chiediamo al Signore per la Chiesa, perché il Signore la custodisca da ogni forma di mondanità. Che la Chiesa sempre abbia l’identità disposta da Gesù Cristo; che tutti noi abbiamo l’identità che abbiamo ricevuto nel battesimo, e che questa identità per voler essere come tutti, per motivi di “normalità”, non venga buttata fuori. Che il Signore ci dia la grazia di mantenere e custodire la nostra identità cristiana contro lo spirito di mondanità che sempre cresce, si giustifica e contagia».


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    00 15/09/2018 11:57

    «Grazie alle migrazioni il cristianesimo non morirà».
    Parla il prof. Jenkins

    Migrazioni in Europa e il futuro del cristianesimo. Lo storico delle religioni Philip Jenkis ha osservato che laddove il cristianesimo rischia di scomparire, come in Europa, riuscirà a rinascere grazie all’emigrazione di tanti fedeli provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, dove i tassi di fertilità stanno esplodendo.

     

    The New Anti-Catholicism (Oxford University Press 2003) è un libro che ha cambiato la mentalità di molti. L’autore è un celebre storico delle religioni, Philip Jenkis, cristiano episcopale non troppo devoto (almeno allora), il quale osservò che «l’anti-cattolicesimo è l’ultima forma di pregiudizio bigotto e razzista socialmente accettato». Nelle scorse settimane Jenkis, docente alla Baylor University e alla Pennsylvania State University, è stato ospite al Meeting di Rimini.

    Jenkis si è confrontato ieri con il giovane card. Luis Antonio Gokim Tagle, arcivescovo di Manila (video più sotto). A tema c’è il passato, il presente e futuro del cristianesimo inteso come diffusione demografica. «Il cristianesimo stava per finire nel 1800, e poi nel 1640 al tempo delle grandi guerre di religione», ha spiegato Jenkis. E’ stato dato per morto tante volte ma «Gesù ha detto che questa Chiesa continuerà fino alla fine dei secoli». Sbaglia, infatti, chi collega il cristianesimo all’Europa: «i cristiani stanno passando dall’Europa all’Africa, all’Asia e all’America Latina. Nel 1900, il 66% dei cattolici vivevano in Europa, nel 2050 passeranno al 16%. Però i cattolici europei includeranno anche molte persone africane e latinoamericane, è il cambiamento più grande dopo la Riforma protestante. Nel 2050 i Paesi più cristiani saranno il Brasile, Messico, Filippine e sopratutto l’Africa: Congo, Nigeria, Uganda. Una Chiesa composta da tutte le razze, una visione biblica».

    Impressionanti i numeri che l’eminente studioso offre proprio per l’Africa: «nel 1900 c’erano 10 milioni di cristiani di tutti i tipi, oggi ce ne sono 500 milioni. Nel 2050 ci sarà 1 miliardo di cristiani africani. Il cambiamento più radicale nella storia della religione. Parliamo specificamente del cattolicesimo: nel 1900, l’Africa aveva meno di 2 milioni di cattolici, oggi ce ne sono 200 milioni e nel 2050 ce ne saranno 460 milioni. Ciò significa che nel 2030 ci saranno più cattolici in Africa che in Europa». Ma i numeri sono affidabili? No, non lo sono: sono certamente sottostimati. «Nei Paesi africani», ha proseguito il prof. Jenkis, «le persone che si dichiarano cattoliche sono molto più numerose di quelle ufficiali: la Chiesa, infatti, sottostima del 20% il loro numero, perché è troppo occupata a battezzare le persone che a contarle».

    Quali sono i motivi di questi cambiamenti epocali? Molto è dovuto alle conversioni, che ci sono continuamente. Ma è sopratutto il tasso di fertilità: «le persone nel Nord del mondo hanno sempre meno bambini, nel Sud (Africa, Asia), hanno molti più bambini. Questi tassi sono strettamente legati all’impegno verso la religione da parte delle persone. Se il tasso di fertilità è del 2,1,  allora la popolazione stabile, se è più alto c’è una popolazione crescente e noi vediamo che crescono anche i tassi di religiosità. Se la fertilità è minore, allora la società è anche più laica, meno religiosa (la riduzione del tasso di fertilità è iniziata nel 1960). Che legame c’è tra fertilità e religiosità? Non lo sappiamo, forse quando si dimenticano i bambini ci sono meno modi per legarsi alla Chiesa: non si mandano i figli al catechismo, ecc. Ma se c’è una cosa certa è che il tasso di fertilità è legato alla religiositàdella società. E’ una magia sociologica. Questi tassi di fertilità stanno calando in Paesi come India, Marocco, Iran e Algeria, che verranno perciò colpiti dalla laicizzazione. La Nigeria, al contrario, sarà uno dei Paesi più cristiani, lo stesso l’Etiopia e tutto il Golfo arabo».

    Ma dove vivranno queste persone, questi nuovi cristiani? La risposta di Jenkis è scomoda per molti: «Molti cristiani (ma anche musulmani) andranno nelle società dell’invecchiamento, dove non ci saranno abbastanza persone per lavorare: verranno in Europa e negli Stati Uniti. Ci saranno decine di milioni di nuovi cristiani, e saranno migranti. Tanti Paesi arabi hanno molti cristiani grazie alle migrazioni perché non hanno eretto muri, oggi questi Paesi hanno una popolazione cristiana pari al 10-15%. Alcuni Paesi, tra cui quelli islamici, vivranno una laicizzazione ma in generale il mondo cristiano è in fortissima espansione, una creatura in fortissima espansione». Prima di dare morto il cristianesimo, si guardi al di fuori dell’Europa, ma anche alla sua storia: «Il cristianesimo può rischiare di scomparire, certo, ma rinasce sempre. E’ come la resurrezione», ha concluso lo storico americano. «Pensiamo alla Cina: lì è morto quattro volte ma oggi è più forte che mai».

    Significativa anche la conclusione del card. Tagle, che si riallaccia all’esposizione del prof. Jenkis: «Sento dire che la Chiesa italiana è stanca. Ma stanca di che? Ripetere che siamo stanchi, siamo vecchi, fa diventare realmente stanchi e vecchi! Si, c’è qualcosa di vero in questo lamento ma dobbiamo anche vedere i segni della giovinezza. Per esempio, partecipai ad una messa domenicale a Milano invitato dal card. Scola e trovai 20mila filippini: la chiesa non è vecchia, la giovinezza possiamo trovarla nei migranti. Se si includono loro, allora non è stanca! E’ molto giovane!».


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    00 03/07/2019 23:13

    Uno studio recentissimo del Pew Research Center basato su una serie di 24.000 interviste fotografa quelle che sono le abitudini religiose dei cristiani europei. La media di chi si è definito praticante è solo il 18% degli intervistati. Un buon 24% non si sente affiliato a nessuna religione, mentre il 5% si dichiara di religione non cristiana. Chiaramente tra i vari Paesi le differenze sono notevoli. Il massimo dei “praticanti” è in Italia con il 40%. Segue il Portogallo (35%) l’Irlanda (34%) e ‘Austria (28%). Il minimo in Finlandia e Svezia (9%) e Belgio e Danimarca (10%). Coloro che non sono religiosi sono in numero elevato in Olanda (48%) Norvegia (43%) e Belgio (38%). Nei paesi cattolici come Italia, Portogallo, Austria e Irlanda gli atei o non credenti sono il 15% della popolazione. 

    Estratto da https://www.la-notizia.net/2018/07/04/cristiani-in-europa-il-46-non-e-praticante-e-il-24-non-va-piu-in-chiesa/

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    00 07/12/2019 21:44





    Dio in America — I dati sull’appartenenza religiosa sono sempre da prendere con le pinze. Le risposte date ai ricercatori demografici corrispondono a definizioni implicite che possono essere molto varie. Comunque sia, l’Italia è certamente un paese cattolico. Il 71% della popolazione—40 milioni di persone —si dichiara credente. La Chiesa Romana è invece minoritaria negli Stati Uniti, circa il 23% della popolazione. Fatte le proporzioni, ci sono però molti più cattolici negli Usa che in Italia—76 milioni.





    La Chiesa americana, sospettata di “contaminazioni protestanti” a Roma, ha delle caratteristiche particolari. La maggioranza dei cattolici Usa—perlopiù non sapendo di commettere peccato—non arriva ad accettare la verità letterale dell’eucaristia, dove, secondo la dottrina, il sacerdote offre il pane e il vino a Dio, che, per opera dello Spirito Santo, li trasforma realmente nel Corpo e il Sangue di Cristo. Per molti fedeli Usa, la comunione sarebbe più una sorta di commemorazione rituale che un sacramento.

    Sul tema dell’aborto legale, una leggera maggioranza dei cattolici americani—48% contro il 47%—è a favore, mentre una forte pluralità (il 48% rispetto al 30%) ritiene che, piuttosto degli insegnamenti della Chiesa, sia il “senso comune” la guida corretta per distinguere il bene dal male. L’85% crede nel Paradiso, il 63% nell’Inferno… In termini di affiliazione politica, il 44% dei cattolici Usa si identifica con il Partito Democratico e il 37% con i Repubblicani. Un po’ paradossalmente, allo stesso tempo si dichiarano ideologicamente “conservatori” il 37%, “moderati” il 36% e “liberal” (nell’accezione americana) il 22%.

    Parlare però in senso troppo lato di cosa credano i cattolici americani porta a pericolose semplificazioni. A differenza di un paese “unitariamente” cattolico come l’Italia, i fedeli americani sono molto disomogenei, anche perché la loro densità nella popolazione è estremamente variabile: va dal 42% nel piccolo stato di Rhode Island al 4% nel Mississippi. Sono maggiormente presenti negli stati del Nordest —soprattutto per la moderna immigrazione europea—e in quelli del Sudovest confinanti con il Messico. Ciò comporta che il “sapore” del cattolicesimo in queste diverse comunità è anch’esso molto variabile.

    Gli europei sono colpiti dall’ostentata religiosità degli Stati Uniti. Donald Trump, tra le altre sue eccentricità, è tra i pochi Presidenti a non andare vistosamente in chiesa la domenica, nemmeno per le feste “alte”. È nominalmente presbiteriano—protestante—ma descrive la sua fede dichiarando che: “Se faccio qualcosa di sbagliato, tento di porre rimedio da solo. Non coinvolgo Dio…”

    L’affiliazione religiosa di Trump è tipica degli Usa. Metà della popolazione si rifà al protestantesimo della Riformazione. È in minoranza però riguardo al “tipo” di fede protestante. Solo il 15% degli americani reclama l’affiliazione alle congregazioni tradizionali come la sua. Molti di più, oltre il 25%, sono “evangelici”. La categoria è talmente variegata che conviene interpretare l’etichetta con il significato di “protestante, ma senza un’organizzazione centrale” anziché dare un senso più preciso al termine. Gli atei sono in limitata crescita negli Usa, da “pochini davvero” a “pochi”, appena sopra il 3%. Gli americani non ci tengono tanto a cosa si crede, ma bisogna pur essere un credente. It’s the American way…

     


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    00 10/12/2019 21:10

    Europa secolarizzata. Si, ma non così in fretta.




    europa laica secolarizzataSecolarizzazione Europa: motivi di inquietudine, ma secondo i dati del Pew Research Center il 64% si definisce cristiano e il 18% è praticante. Se si pensa che è l'aria più secolarizzata del mondo lo scenario non è così tetro.  


    Ci sono «motivi di inquietudine» se si pensa all'avvenire del Cristianesimo in Europa. Così si è espresso qualche tempo fa Papa Francesco. Non ha certamente torto, tuttavia i recenti dati del Pew Research Center mostrano una realtà leggermente meno tetra di quanto si possa pensare.


    Nonostante la diffusa secolarizzazione, infatti, il 64% degli europei adulti si identifica come cristiano, anche se solo il 18% afferma di frequentare la chiesa almeno una volta al mese. I cristiani non praticanti -ad eccezione dell'Italia- costituiscono tuttavia il gruppo più numeroso (46%), quasi il doppio di atei, agnostici e non religiosamente affiliati (24%). Italia, Irlanda e Portogallo sono i Paesi europei con la più alta percentuale di cristiani praticanti (35-40%), seguiti da Austria, Svizzera, Germania e Spagna (21-28%).



     

    Fonte: UCCR

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    00 22/12/2019 15:08

    L’ateismo cala nel Regno Unito,  ma i cristiani sono secolarizzati




    atei inghilterraAteismo in Inghilterra. Secondo un sondaggio citato dal “Times” nel 2018 si è confermata la diminuzione dei non credenti inglesi, i cristiani rimangono stabili e crescono gli “spirituali”. Il lucido giudizio del prof. Oliver Roy.


     


    L’ateismo è in declino in Gran Bretagna. Una notizia che getta dubbi sulla prevedibilità della storia e illumina invece la verità che il cammino umano del mondo è più ciclico o punteggiato che lineare. Cioè, i fenomeni storici non sono mai irreversibili.


    La notizia è apparsa sul Times, il principale quotidiano del Regno Unito, ed il sondaggio è stato svolto da YouGov. La percentuale di non credenti è costantemente scesa dal 38% del 2016 al 36% nel 2017 fino al 33% nel 2018, al contrario, i credenti in Dio sono rimasti stabili al 29%, mentre la proporzione di agnostici è salita dal 12 al 14%, assieme ai credenti in un “potere spirituale”: dal 23 al 24%. Il sondaggio ha rilevato anche un leggero aumento del numero di persone che afferma di rivolgersi a Dio con la preghiera.


    Inghilterra: calano gli atei, aumentano i “credenti” e gli “spirituali”.


    Sommando i risultati, la percentuale di “credenti” è del 53%, quella di non credenti è del 33% e gli agnostici sono il 14%. Tra gli altri dettagli interessanti c’è il calo di persone che non frequenta “mai” la chiesa (escludendo matrimoni e funerali), passato dal 63% nel 2016, al 61% nel 2017, 56% nel 2018 e coloro che dicono di essersi recati a Messa “diverse volte l’anno” sono cresciuti dal 6 al 7%. Le cifre suggeriscono che nel 2018 il 39% ha partecipato saltuariamente alla liturgia, passando dal 36% nel 2017 e dal 34% nel 2016. Anche coloro che “non pregano mai” sono diminuiti dal 54% del 2017 al 50% del 2018. Per concludere, 83.000 nuovi fedeli si sono uniti alla Chiesa anglicana lo scorso anno rispetto ai 59.000 che se ne sono andati.


    Numeri di forte impatto per uno degli Stati più secolarizzati dell’Europa ma che significano ben poco, come ha giustamente spiegato lo storico John Dickson, fondatore del Centre for Public Christianity: «gran parte delle persone inglesi e nel mondo, alla domanda se credono in Dio risponde di “no”, perché ascoltano quella parola e pensano solo al io giudeo-cristiano o forse al Dio islamico. Tuttavia ciò in cui credono è una specie di spirito universale che ha creato e ordinato tutto». Dickson si riferisce in particolare ad un sondaggio dell’anno scorso apparso su Pew Research Center nel quale si è scoperto che il 9% dei dichiarati “atei” (19% in totale) crede in realtà a un potere intelligente all’origine della realtà.


    Olivier Roy: “i cristiani nominali accelerano la secolarizzazione”.


    Un sondaggio utile per monitorare il fenomeno secolarizzazione ma che dice ben poco di più. Una delle più interessanti interviste degli ultimi tempi sul tema è quella realizzata alcuni giorni fa a Olivier Roy, professore di Scienze politiche all’Istituto universitario europeo di Firenze. «L’Europa continua a percepirsi come cristiana, ma a partire dal 1968 conosce un cambiamento antropologico importante che separa profondamente i valori della società da quelli del cristianesimo», ha spiegato il prof. Roy. «La vera scristianizzazione non è tanto il crollo della pratica quanto il riferimento ad una nuova antropologia centrata sul desiderio individuale, totalmente contrario al cristianesimo. In compenso, ed è il vero paradosso, in tutti i paesi, ad eccezione dell’Inghilterra, una maggioranza di europei continua a dirsi cristiana. Ma questo non ha più nulla a che fare con la fede. Si constata al contrario una ignoranza totale degli elementi di base del cristianesimo».


    Dirsi “cristiani” infatti significa sempre più un’appartenenza nominale ad una tradizione fai-da-te, ad alcuni valori estrapolati, selezionati e costruiti su misura. Credenti in un dio che è solo una controfigura di quello cristiano, come hanno rilevato i sondaggi a proposito della maggioranza dei sostenitori del presidente “cristiano” Donald Trump: apprezzato dal 55% degli americani che “raramente” frequentano la Chiesa e dal 62% di coloro che non frequentano mai.



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    Credente
    00 11/03/2022 21:31

    Un terzo degli atei crede in fantasmi e astrologia



    Ateismo e superstizione. Uno studio mostra importanti percentuali di atei ed agnostici che credono nella superstizione, tra fantasmi, reincarnazione, astrologia e poteri psichici. I paesi indagati sono Stati Uniti, Brasile, Regno Unito, Giappone, Danimarca e Cina. 
     

    Atei verso cosa, di preciso?

    Verso Dio? E se poi, negato il Creatore, si venera e si ripone speranza di salvezza e attesa di significato ultimo per la propria vita negli idoli?

    La Bibbia ha indicato questo nel vitello d’oro, che oggi potrebbe essere la moda, l’accumulo di beni, il progresso, l’estetica, la scienza, il marxismo, il denaro, la filosofia, la politica, l’ecologia ecc.. Surrogati del vero bene, quello che rende lieto il cuore.

    «Quando il cielo si svuota di Dio, la terra si riempie di idoli», scrisse per l’appunto Karl Barth.

    Che dire poi se, oltre agli idoli mondani, una discreta quota di atei e agnostici crede nella reincarnazione, nell’astrologia, nei poteri mistici, in forze soprannaturali, negli spiriti e nella vita ultraterrena?

    Atei e paranormale: i risultati dello studio.

    E’ quello che ha certificato uno studio realizzato da quattro atenei universitari ed intitolato Understanding Belief (qui un abstract).

    I ricercatori hanno infatti indagato le convinzioni di un campione rappresentativo di atei e agnostici in sei Paesi al mondo.

    La ricerca ha mostrato che negli Stati Uniti il 20% degli atei (ed il 16% degli agnostici) crede in demoni, angeli, fantasmi e spiriti soprannaturali, il 15% crede nella reincarnazione ed il 33% in un senso ultimo degli eventi, oltre a percentuali più basse di credenza nel nel Karma (12%), nell’astrologia (15%) e nei poteri mistici (12%).

    Nel Regno Unito le percentuali non sono diverse, se il 18% dei non credenti (e 22% degli agnostici) crede in esseri soprannaturali, il 28% confida nei significati nascosti dell’Universo, il 20% negli eventi soprannaturali, il 12% nei poteri psichici.

    In Danimarca, gli atei che credono nella vita dopo la morte sono il 20%, gli atei astrologi arrivano al 25%, stessa percentuale per la fede nei poteri mistici delle persone, mentre arrivano al 30% i non credenti convinti di indefinite forze di bene o di male. Il 15% crede nel Karma, il 25% nell’astrologia ed il 19% degli atei danesi (e d 16% degli agnostici) negli spiriti soprannaturali (fantasmi ecc.).

    In Brasile, fantasmi e spiriti sono ritenuti reali dal 30% degli atei, i quali credono anche alla rincarnazione (28%), nell’astrologia (21%), nei poteri psichici (25%), negli eventi soprannaturali (30%), nelle forze di bene o di male (35%) e nel Karma (25%).

    In Giappone, il 22% di chi nega Dio crede negli esseri soprannaturali (il 24% degli agnostici) ed il 20% in un significato nascosto degli eventi. Gli atei giapponesi si sono rivelati essere i più “atei” in generale, confidando molto meno dei loro “correligionari” statunitensi ed europei nella superstizione e nelle forze soprannaturali.

    In Cina, il 25% degli atei è convinto della reincarnazione, il 35% dell’astrologia, il 20% dei poteri psichici, il 30% nelle forze del bene e del male, il 25% negli esseri soprannaturali ed il 22% nel Karma.

     

     

    Senza Dio, spuntano gli idoli.

    «Mentre “credenza” ed “incredulità” sono normalmente usati in relazione a Dio», hanno concluso gli autori dello studio, «ci sono molti altri esseri soprannaturali e fenomeni, logicamente, l’incredulità in Dio non comporta l’incredulità in queste altre cose».

    La convinzione che ci siano «”forze sottostanti” del bene e del male, che “esiste una forza o spirito vitale” e che “gli eventi della vita più significativi accadono per una ragione” sono i più approvati tra i non credenti a livello globale». Seppur, va sottolineato, in percentuali inferiori rispetto alla popolazione generale.

    Nel 2008, al contrario, il Washington Post titolava Guarda chi è irrazionale ora, riportando i dati di una ricerca che identificava i cristiani come le persone meno predisposte a credere a Bigfoot, UFO, case infestate, comunicazione con i morti ed astrologia.

    Ateismo e sondaggi: attenzione all’inganno.

    Lo studio è un’ennesima dimostrazione di quanto ha scritto Giuliano Guzzo nel suo ultimo libro, mettendo in guardia «da una lettura ingenua delle rilevazioni demoscopiche» pubblicate dai sociologi delle religioni.

    «Chi ha esaminato seriamente la categoria», ha osservato il giovane sociologo a proposito dei “non religiosi”, «ha potuto rilevare come tutto sono fuorché scettici o irreligiosi»1.

    Basterebbe considerare avvenne nel cosiddetto “secolo ateo”, il Novecento, quando rinacquero spiritualismi, esoterismo e teosofia.

    Albert Camus, accorgendosene, scrisse: «Per chi è solo, senza Dio né padrone, il peso dei giorni è terribile. Perciò, visto che Dio non è più di moda, bisogna scegliersi un padrone»2.