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XVIII DOMENICA


Letture: Isaia 55,1-3

Romani 8,35.37-39

Matteo 14,13-21


1. Gesù opera per accrescere la fede dei discepoli


"Venuta la sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto, e l`ora è già passata; licenzia, dunque, le turbe, affinché vadano per i villaggi a comperarsi da mangiare»" (Mt 14,15).

Certo, anche prima Gesú aveva curato molti malati; tuttavia neppure con ciò i discepoli possono prevedere il miracolo della moltiplicazione dei pani; sono ancora deboli nella loro fede.

Ma voi considerate la sapienza del Maestro, ammirate come li invita e li conduce discretamente alla fede. Non afferma subito: Io darò da mangiare, perché ciò non sarebbe parso loro ammissibile, ma: "Non c`è bisogno che se ne vadano, date voi da mangiare loro" (Mt 14,16). E neppure dice: io do loro, ma «date voi».

I discepoli tuttavia lo considerano ancora soltanto come uomo, e neppure a queste parole si elevano piú in alto, ma continuano a parlare con Gesú come se fosse soltanto tale, contestandogli: "Noi non abbiamo che cinque pani e due pesci" (Mt 14,17). Marco, a questo punto, riferisce che i discepoli non compresero quanto Gesú aveva loro detto, in quanto il loro cuore era indurito (cf. Mc 8,17).

Poiché, dunque, si trascinano ancora per terra con i loro pensieri umani, allora Cristo interviene personalmente e ordina: "Portatemeli qua" (Mt 14,18): se quel luogo è deserto, colui che è qui presente alimenta tutta la terra; se l`ora è già passata, ora vi parla chi non è soggetto né all`ora né al tempo...

"E dopo aver comandato alle turbe di adagiarsi sopra l`erba, presi i cinque pani e i due pesci, con gli occhi levati al cielo pronunziò la benedizione. E li spezzò e li diede ai discepoli, e i discepoli alle turbe" (Mt 14,19-20).

Perché Gesú leva gli occhi al cielo e pronunzia la benedizione? Afmnché essi credano che egli è inviato dal Padre e che è uguale al Padre. Tuttavia, le prove di queste due verità sembrano contraddirsi e combattersi a vicenda. Gesú dimostra di essere uguale al Padre operando tutto con la sua personale autorità. D`altra parte non possono credere che egli sia inviato dal Padre, se egli non agisce con tutta umiltà, riferendo al Padre ogni sua azione, e invocandolo quando deve compiere i suoi miracoli. Cristo, perciò, non mette in atto esclusivamente questo o quel comportamento, affinché ambedue queste realtà possano essere ugualmente confermate. Cosí, ora compie i miracoli con piena autorità, ora invece prega prima il Padre. Per evitare che questo fatto non sembri una contraddizione, quando compie prodigi meno grandi leva gli occhi al cielo; mentre quando opera miracoli straordinari agisce totalmente di propria autorità. Insegna in tal modo che se nei miracoli meno sorprendenti egli alza lo sguardo al cielo non è per mutuare da altri la sua potenza, ma perché vuole glorificare il Padre. Cosí quando rimette i peccati, apre le porte del paradiso facendovi entrare il ladrone, abroga la legge, risuscita innumerevoli morti, placa la tempesta del mare, rivela gli intimi segreti degli uomini, guarisce il cieco nato, azioni che non possono essere che esclusiva opera di Dio, non lo si vede affatto pregare; quando invece si appresta a moltiplicare i pani, miracolo assai meno straordinario di tutti quelli menzionati, allora leva gli occhi al cielo. In pari tempo egli vuol dimostrare questo che vi ho detto e insegnarci che non dobbiamo mai prender cibo senza ringraziare prima Dio che ce lo procura.


(Giovanni Crisostomo, In Matth. 49, 1 s.)



2. I discepoli vogliono che Gesú congedi la folla


"Venuta la sera, gli si avvicinarono i suoi discepoli" (Mt 14,15), cioè alla consumazione del secolo, nel momento in cui si può giustamente dire che si "è all`ultima ora" (1Gv 2,18), quella di cui si argomenta nella Lettera di Giovanni; essi non comprendendo ancora ciò che il Logos stava per fare, gli dissero che "il luogo era deserto" (Mt 14,15), poiché costatavano l`assenza della fede e della parola divine tra le masse. Aggiunsero che "l`ora è ormai avanzata (ibid.)", come se se ne fosse andato il tempo favorevole della fede e dei profeti. Forse parlavano cosí perché si esprimevano in linguaggio spirituale, dal momento che Giovanni era stato decapitato e che la Legge e i profeti, che avevano retto fino a Giovanni (cf. Lc 16,16), avevano visto la fine. L`ora è dunque avanzata, dissero essi, e qui non vi è del cibo, poiché non è piú il tempo favorevole di questo, che aveva fatto sí che quelli che lo avevano seguito nel deserto fossero sottomessi alla Legge e ai profeti. E i discepoli aggiungono: "Congedali dunque (ibid.)", affinché ciascuno, se non è piú possibile procurarsene nelle città, acquisti di che mangiare nei villaggi, luoghi piú disprezzati. I discepoli parlavano cosí perché ignoranvo che le folle erano in procinto di scoprire, dopo l`abrogazione della lettera della Legge e la cessazione dei profeti, cibi straordinari e nuovi. Quanto a Gesú, considera quel ch`egli risponde ai discepoli, quasi gridando, e in un linguaggio chiaro: Voi credete proprio che se si allontana da me, questa folla numerosa, bisognosa di cibo, ne troverà nei villaggi, piuttosto che presso di me, e negli agglomerati umani, non tanto quelli delle città, bensí quelli delle campagne, piuttosto che rimanendo in mia compagnia. Ma io vi dichiaro che di ciò che voi credete che essi abbiano bisogno, essi non ne hanno alcun bisogno, poiché non è necessario per loro andarsene; però ciò di cui, a vostro parere, essi non necessitano affatto, cioè di me - visto che credete che io sono incapace di nutrirli - è di quello, contrariamente alla vostra aspettativa, che essi hanno bisogno. Dunque, dal momento che, attraverso il mio insegnamento, vi ho resi capaci di dare, a coloro che ne difettano, il nutrimento spirituale, sta a voi dar da mangiare alle folle che mi hanno accompagnato (cf. Mt 14,16): infatti voi possedete, poiché lo avete ricevuto da me, il potere di dar da mangiare alle folle e, se ne aveste tenuto conto, avreste capito che io posso nutrirli molto di piú, e non avreste detto: "Congeda le folle, perché possano andare ad acquistarsi di che mangiare" (Mt 14,15).


(Origene, In Matth. 11, 1)



3. La ricerca di Cristo nel deserto


Ma nota bene a chi è distribuito. Non agli sfaccendati, non a quanti abitano nella città, cioè nella Sinagoga o fra gli onori del mondo, ma a quanti cercano Cristo nel deserto, proprio coloro che non ne hanno noia sono accolti da Cristo, e il Verbo di Dio parla con essi, non di questioni terrene, ma del Regno dei cieli. E se taluni hanno addosso le piaghe di qualche passione del corpo, Egli accorda volentieri a costoro la sua medicina.

Era dunque logico che Egli con nutrimenti spirituali salvasse dal digiuno quanti aveva guarito dal dolore delle loro ferite. Perciò nessuno riceve il nutrimento di Cristo se prima non è stato risanato, e coloro che sono invitati alla cena, sono prima risanati da quell`invito. Se c`era uno zoppo, questi, per venire, avrebbe conseguito la possibilità di camminare; se c`era qualcuno privo del lume degli occhi, certo non sarebbe potuto entrare nella casa del Signore senza che gli fosse stata ridata la luce.

Dappertutto, pertanto, viene rispettato l`ordinato svolgimento del mistero: prima si provvede il rimedio alle ferite mediante la remissione dei peccati, successivamente l`alimento della mensa celeste vien dato in abbondanza, sebbene questa folla non sia ancora saziata da cibi piú sostanziosi, né quei cuori ancor digiuni di una fede piú ferma siano nutriti col Corpo e col Sangue di Cristo.


(Ambrogio, In Luc. 6, 69-71)



4. La croce, nostra somma gloria


Ogni atto compiuto dal Cristo è una gloria della Chiesa cattolica: gloria delle glorie è, però, la croce. Questo, appunto, intendeva Paolo, nell`affermare: "A me non avvenga mai di menar vanto, se non nella croce di Cristo" (Gal 6,14). Suscita la nostra ammirazione, certo anche il miracolo in seguito al quale il cieco dalla nascita riacquistò, a Siloe, la vista (cf. Gv 9,7ss): ma cosa è un cieco di fronte ai ciechi di tutto il mondo? Straordinaria, e soprannaturale, la risurrezione di Lazzaro, morto già da quattro giorni (cf. Gv 11,39). Una grazia del genere, tuttavia, è toccata ad uno soltanto: che beneficio ne avrebbero tratto quanti, nel mondo intero, erano morti per i loro peccati? (cf.Ef 2,1). Strepitoso il fatto che cinque pani riuscirono a sfamare cinquemila persone (cf. Mt 14,21): ma a che cosa sarebbe servito, se pensiamo a coloro che, su tutta la terra, erano tormentati dalla fame dell`ignoranza? (cf. Am 8,11). Stupefacente, ancora, la liberazione della donna, in preda a Satana da diciotto anni (cf. Lc 13,11ss): che importanza avrebbe avuto, però, per tutti noi, imprigionati dalle catene dei nostri peccati? (cf. Pr 5,22).

La gloria della croce, invece, ha illuminato chi era accecato dall`ignoranza, liberando tutti coloro che erano prigionieri del peccato e portando la redenzione all`intera umanità.


(Cirillo di Gerusal., Catechesis, 13, 1-3)



5. La compassione di Gesú


Nelle parole evangeliche sempre la lettera è unita allo spirito, e se qualche particolare sulle prime ti sembra privo di calore, se lo tocchi vedrai che brucia. Il Signore stava nel deserto, e le folle lo seguivano, abbandonando le loro città, cioè le loro antiche abitudini e le varie loro credenze religiose. Il fatto che Gesú scende dalla barca, significa che le folle avevano certamente la volontà di andare da lui, ma non le forze necessarie per farlo; per questo il Salvatore scende dal luogo ove stava e va loro incontro, allo stesso modo che in un`altra parabola il padre corre incontro al figlio pentito (cf. Lc 15,20). Vista la folla, ne ha compassione e cura i malati per dare alla fede sincera e piena subito il suo premio.


(Girolamo, In Matth. II, 14,14)



6. Moltiplicazione dei pani (Mt 14,13-21; 15,32-38)


Con soli cinque pani Tu hai avuto

Il superfluo per cinquemila persone;

E di nuovo con quattro (pani)

Tu li hai nutriti in pieno deserto.


Io che sono affamato del tuo Pane,

Del tuo Pane divino, celeste,

Con questo degnati di saziarmi l`anima

Che è disceso dal cielo ed è immortale.


(Nerses Snorhalí, Jesus, 486-487)

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