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XVI DOMENICA

Letture: Sapienza 12,13.16-19
Romani 8,26-27
Matteo 13,24-43

1. La continua vigilanza

Anche questo è proprio del sistema diabolico, che consiste nel mescolare l`errore e la menzogna alla verità, in modo che, sotto la maschera ben colorata della verosimiglianza, l`errore possa apparire verità e possa facilmente sorprendere e ingannare coloro che non sanno resistere alla seduzione, o non comprendono l`insidia. Ecco perché Gesú chiama il seme del demonio «zizzania» e non con altro nome, poiché quest`erba è assai simile, in apparenza, al frumento. E subito dopo ci indica il modo in cui il diavolo attua i suoi tranelli e coglie le anime di sorpresa.
“Or mentre gli uomini dormivano” (Mt 13,25): queste parole mostrano il pericolo cui sono esposti coloro che hanno la responsabilità delle anime, ai quali in particolare è afffidata la difesa del campo; non solo però costoro, ma anche i fedeli. Cristo precisa inoltre che l`errore appare dopo lo stabilirsi della verità, come anche l`esperienza dei fatti può testimoniare. Dopo i profeti sono apparsi gli pseudoprofeti, dopo gli apostoli i falsi apostoli, e dopo Cristo l`anticristo. Se il demonio non vede che cosa deve imitare, o a chi deve tendere le sue insidie, non saprebbe in qual modo nuocerci. Ma ora che ha visto la divina seminagione di Gesú fruttificare nelle anime il cento, il sessanta e il trenta per uno intraprende un`altra strada; poiché si è reso conto che non può strappare ciò che ha radici ben profonde, né può soffocarlo e neppure bruciarlo, allora tende un altro insidioso inganno, spargendo la sua semente.
Ma quale differenza vi è - mi chiederete - tra coloro che in questa parabola «dormono» e coloro che, nella parabola precedente sono raffigurati nella «via»? Nel caso di coloro che sono simboleggiati nella «via» il seme è portato via immediatamente dal maligno, che non gli dà il tempo di mettere radici; mentre in quelli che «dormono» il grano ha messo radici e allora il demonio deve intervenire con una piú elaborata macchinazione. Cristo dice ciò per insegnarci a vigilare continuamente, perché - egli ci avverte - quand`anche riusciste a evitare quei danni cui è sottoposta la semente, non sareste ancora al sicuro da altri pericolosi assalti. Come là il seme si perde «lungo la via», o «sul suolo roccioso», o «tra gli spini», cosí anche qui la rovina può derivare dal sonno; perciò siamo obbligati a una vigilanza continua. Infatti Gesú ha detto pure che si salverà chi avrà perseverato sino alla fine (cf. Mc 4,33)...
Ma voi osserverete: Com`è possibile fare a meno di dormire? Certo non è possibile, se ci si riferisce al sonno del corpo: ma è possibile non cadere nel sonno della volontà. Per questo anche Paolo diceva: "Vigilate e restate costanti nella fede" (1Cor 16,13) ...
Considerate, invece, l`affettuoso interessamento dei servitori verso il loro padrone. Essi si sarebbero già levati per andare a sradicare la zizzania, anche se in tal modo non avrebbero agito in modo discreto e opportuno. Questo tuttavia mostra la loro cura per il buon seme e testimonia che il loro unico scopo non sta nel punire il nemico - non è questa la necessità piú urgente - ma nel salvare il grano seminato. Essi perciò cercano il mezzo per rimediare rapidamente al male fatto dal diavolo. E neppure questo vogliono fare a caso, non s`arrogano infatti questo diritto, ma attendono il parere e l`ordine del padrone. "Vuoi, dunque, che andiamo a raccoglierla?" (Mt 13,28) - gli chiedono. Cosa risponde il padrone? Egli vieta loro di farlo, dicendo che c`è pericolo, nel raccogliere la zizzania, di sradicare anche il grano. Parla cosí per impedire le guerre, le uccisioni, lo spargimento di sangue.

(Giovanni Crisostomo, In Matth. 46, 1)


2. Il Logos ha seminato il buon grano

Ma, mentre dormono coloro che non praticano il comando di Gesú che dice: "Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41; Mc 14,38; Lc 22,40), il diavolo, che fa la posta (cf. 1Pt 5,8), semina quella che viene detta la zizzania, le dottrine perverse, al di sopra di ciò che alcuni chiamano i pensieri naturali, e al di sopra dei buoni semi venuti dal Logos. Secondo tale interpretazione, il campo designerebbe il mondo intero e non solamente la Chiesa di Dio; infatti è nel mondo intero che il Figlio di Dio ha seminato il buon seme e il cattivo la zizzania (cf. Mt 13,37-38), cioè le dottrine perverse che, per la loro nocività, sono «figlie del maligno». Ma ci sarà necessariamente, alla fine del mondo, che vien detta «la consumazione del secolo», una mietitura, perché gli angeli di Dio preposti a tale compito raccolgano le cattive dottrine che si saranno sviluppate nell`anima e le consegnino alla distruzione, gettandole, perché brucino, in quello che viene definito fuoco (cf. Mt 13,40). E cosí, «gli angeli», servitori del Logos, raduneranno «in tutto il regno» di Cristo, «tutti gli scandali» presenti nelle anime e i ragionamenti «che producono l`empietà», e li distruggeranno gettandoli nella «fornace di fuoco», quella che consuma (cf. Mt 13,41-42) cosí del pari coloro che prenderanno coscienza che, poiché hanno dormito, hanno accolto in sé stessi i semi del cattivo, piangeranno e saranno, per cosí dire, in collera con sé stessi. Sta in ciò, in effetti, "lo stridor di denti" (Mt 13,42), ed è anche per questo che è detto nei Salmi: "Hanno digrignato i denti contro di me" (Sal 35,16). E` soprattutto allora che "i giusti brilleranno", non tanto in modo diverso, come agli inizi, bensí tutti alla maniera di un unico "sole, nel regno del Padre loro" (Mt 13,43).

(Origene, In Matth. 10, 2)


3. Fede e predicazione

"Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Certamente è il piú piccolo di tutti i semi; ma, cresciuto che sia, è il maggiore dei legumi e diventa albero, tanto che gli uccelli vengono e si mettono al riparo tra i suoi rami" (Mt 13,31-32).
L`uomo che semina nel suo campo è dai piú ritenuto il Salvatore, che semina nelle anime dei credenti. Secondo altri, chi semina nel suo campo è colui che semina in se medesimo, nel suo cuore. Ebbene, chi è questo seminatore se non la nostra intelligenza, il nostro animo, che, ricevendo il granello della predicazione e nutrendolo con la linfa della fede, lo fa germogliare nel campo del suo cuore? La predicazione del Vangelo è fatta di piccoli insegnamenti. Annunziando lo scandalo della croce, la predicazione dapprima non presenta altre verità da credere che quella dell`Uomo-Dio e di Dio morto. Paragona una siffatta dottrina alle teorie dei filosofi, ai loro libri, allo splendore della loro eloquenza, all`armonia delle parole, e vedrai quanto la semente del Vangelo sia piú piccola rispetto a tutti questi altri semi. Ma quando questi crescono, non dimostrano di avere niente di vitale, niente di ardente, né di vivo: flaccidi, molli e putridi, questi semi germogliano in ortaggi, in erbe, che rapidamente inaridiscono e si corrompono. Invece, questa predicazione, che all`inizio sembrava tanto piccola, quando è seminata nell`anima del credente, o meglio in tutto il mondo, non sboccia in ortaggio, ma cresce in albero, tanto che gli uccelli del cielo (in cui dobbiamo riconoscere le anime dei credenti, o le potenze che son poste al servizio di Dio) verranno e abiteranno sui suoi rami. Credo che i rami dell`albero evangelico che è nato dal granello di senape, siano le diverse verità, sulle quali ogni uccello si sostiene e riposa.
Prendiamo anche noi le penne della colomba (cf. Sal 55,7), per volare in alto e abitare sui rami di quest`albero e farci su di essi dei nidi di dottrina e avvicinarci cosí, rifuggendo dalle cose terrene, alle celesti. Molti, leggendo che il granello di senape è il piú piccolo di tutti i semi e ascoltando quanto dicono nel Vangelo i discepoli: "Signore, accresci la nostra fede" (Lc 17,5), e quanto a essi risponde il Salvatore: "In verità vi dico che se avrete tanta fede quanto un granello di senape e direte a questo monte: «spostati», esso si sposterà" (Lc 17,6), suppongono che gli apostoli si limitino a chiedere una piccola fede, oppure che il Signore con quella espressione dubiti della loro poca fede; mentre l`apostolo Paolo considera grandissima la fede paragonata dal Signore al granello di senape. Infatti, l`Apostolo dice: "Se avessi una fede tale da trasportar le montagne, e non ho la carità, io sono un niente" (1Cor 13,2). Per concludere: le opere che si possono compiere con la fede che il Signore paragona al granello di senape, per l`Apostolo sono il frutto che deriva da una fede completa.

(Girolamo, In Matth. II, 13, 31)


4. Il lievito dei credenti nella massa

"Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo" (Mt 13,31). Siccome Gesú aveva detto che i tre quarti della semente sarebbero andati perduti, che una sola parte si sarebbe salvata e che nella parte restante si sarebbero verificati tanti gravi danni, i suoi discepoli potevano bene chiedergli: Ma quali e quanti saranno i fedeli? Egli allora toglie il loro timore inducendoli alla fede mediante la parabola del granello di senape e mostrando loro che la predicazione della buona novella si diffonderà su tutta la terra.
Sceglie per questo scopo un`immagine che ben rappresenta tale verità. "E` vero che esso è il piú piccolo di tutti i semi; ma cresciuto che sia, è il piú grande di tutti i legumi e diviene albero, tanto che gli uccelli dell`aria vengono a fare il nido tra i suoi rami" (Mt 13,32). Cristo voleva presentare il segno, la prova della loro grandezza. Cosí - egli spiega - sarà anche della predicazione della buona novella. In realtà i discepoli erano i piú umili e deboli tra gli uomini, inferiori a tutti; ma, siccome in loro c`era una grande forza, la loro predicazione si è diffusa in tutto il mondo...
"Il regno dei cieli e simile a un po` di lievito, che una donna prende e impasta con tre staia di farina, hno a che non sia tutta fermentata" (Mt 13,33). Come il lievito diffonde la sua forza in tutta la pasta, cosí anche voi - vuol dire Gesú - dovete trasformare il mondo intero. Considerate la sapienza del Salvatore. Egli vuol far intendere questo: Come è impossibile che i fatti naturali non si realizzino, cosí quanto io ho preannunciato avverrà infallibilmente. Non venite a dirmi che non potrete far nulla essendo dodici soltanto tra un`immensa moltitudine di uomini. Proprio in questo la vostra forza risplenderà, quando cioè, essendo in mezzo al mondo, non fuggirete. Come il lievito fermenta la massa quando lo si accosta alla farina, e non semplicemente lo si accosta, ma ve lo si mescola, - Gesú non dice che la donna mette il lievito nella farina, ma ve lo nasconde dentro, impastandolo con essa, - cosí anche voi, quando sarete spinti dentro e vi troverete in mezzo alle folle che da ogni parte vi faranno guerra, allora le vincerete. E come il lievito si diffonde in tutta la pasta senza perdersi, ma anzi pian piano trasforma tutta la pasta nella sua sostanza, cosí lo stesso fatto accadrà della predicazione del Vangelo. Non abbiate quindi timore delle sciagure di cui vi ho parlato. Questi ostacoli saranno la vostra gloria, e li supererete tutti.
In questa parabola si parla di tre misure di farina per indicarne molta: sappiamo infatti che tale numero si usa per una notevole quantità. Non vi stupite se Gesú, parlando agli uomini del regno dei cieli, si avvale di paragoni come quello del granello di senape e del lievito. Si rivolge a persone rozze e ignoranti, che hanno bisogno di queste immagini. Essi sono cosí semplici, che, anche dopo aver udito tutte queste parabole, hanno ancora bisogno che egli le chiarisca ulteriormente.
Orbene, dove sono i figli dei gentili? Che essi riconoscano la potenza di Cristo, vedendo la realtà stessa dei fatti. Che lo riconoscano e lo adorino, per questa duplice ragione: egli ha predetto una cosa tanto incredibile, e poi l`ha realizzata. E` lui infatti che ha dato al lievito la sua forza. Egli ha mescolato alla moltitudine degli uomini coloro che credono in lui, in modo da comunicare agli altri la nostra fede. Nessuno dunque si lamenti per il piccolo numero degli apostoli, dato che grande è la forza e la potenza della predicazione evangelica e ciò che è stato una volta lievitato si cambia a sua volta in lievito per tutto il resto. Come una scintilla, quando cade sulla legna, l`incendia producendo via via un aumento di fiamma, che poi s`appicca agli altri ceppi, cosí è anche della predicazione. Tuttavia, Gesú qui non parla del fuoco, ma del lievito. Come mai? Perché nel primo caso tutta l`attività non è del fuoco, ma deriva anche dai legni cui il fuoco s`appicca e che incendia; nella pasta, invece, è il lievito da solo che compie tutta l`opera di trasformazione. Se dodici uomini hanno fermentato tutta la terra, pensate quale deve essere la nostra cattiveria e la nostra inerzia, se oggi, pur essendo noi cristiani moltissimi, non siamo capaci di convertire il resto dell`umanità, mentre dovremmo bastare e diventare lievito per mille mondi!

(Giovanni Crisostomo, In Matth. 46, 2)
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